Ospedale di Cavalese sette parti in 48 ore: «Risposta ai detrattori»
«Rispetto il ruolo di tutti, ma i dati di fatto sono completamente diversi rispetto a quanto apparso in questi giorni contro il punto nascite di Cavalese».
Lo afferma Alessandro Arici, referente del gruppo «Parto per Fiemme» e che da anni si batte a sostegno di una realtà che qualcuno si ostina a contestare, ma che si presenta in maniera diversa da quanto si afferma.
«Parto dai numeri» afferma Arici, precisando che «nella prima mattina del 21 agosto, nel punto nascite di Fiemme, Fassa e Cembra, ci sono stati quattro nati. Se poi contiamo la nascita di martedì pomeriggio, i parti sono stati cinque in 24 ore e sette in 48 ore. Uno di quelli di mercoledì mattina è avvenuto in 20 minuti, con quattro settimane di anticipo. Se ci fosse ancora l’obbligo di partorire a Trento, sarebbe stato un parto in macchina o in elicottero. Uno dei neonati ha la famiglia residente a Pergine e abbiamo avuto anche una richiesta di accoglienza per una famiglia della provincia di Bolzano. Il che dimostra che stiamo tornando a essere attrattivi ben oltre le nostre valli».
In questi giorni non sono mancate le critiche per quanto riguarda i costi, la percentuale di parti cesarei ritenuta troppo alta e il personale. Arici replica: «Sul medio periodo, una volta consegnata la sala operatoria dedicata, è presumibile un notevole abbassamento dei costi ed un maggior impiego delle forze vive del reparto. Non va dimenticato che, fino all’ottobre del 2014, l’ospedale di Cavalese era quello con il costo posto letto più basso del Trentino.
La progressiva riattivazione dei servizi sospesi permetterà sicuramente di tornare a livelli di sostenibilità più che accettabili. Ricordo che nel 2017 sono state 97 le mamme di Fiemme e Fassa che hanno partorito in provincia di Bolzano, per un costo per la Provincia di Trento di 300.000 euro. Ora la tendenza alla progressiva crescita dei parti a Cavalese è chiara, anche per evidenti risultati in termini di sicurezza e di qualità. Con la nuova sala operatoria, che sarà consegnata ad inizio settembre, si potrà potenziare la comunicazione per l’accoglienza gratuita delle partorienti anche di fuori provincia, per cui è prevedibile, entro un paio d’anni, un bilancio positivo».
Circa i parti cesare,i Arici afferma che «il 25% di questi parti, per un ospedale alpino di primo livello, è un buon dato. Negli anni scorsi si è arrivati a un massimo del 32% che, con un altro clima politico, non infastidiva nessuno. Parte dei cesarei sono programmati proprio per poterli vivere in un ospedale sicuro o poco affollato».
«Parto per Fiemme» traccia dunque un bilancio positivo: «Faccio solo due esempi. Pochi giorni fa, un ragazzino di 11 anni ha scoperto di essere allergico ad alcuni alimenti e, in pieno shock anafilattico, potenzialmente mortale, in piena notte ha trovato uno staff al completo, pronto a salvarlo. Così una turista austriaca che, per una criticità, deve la vita alla presenza degli anestesisti, in una notte dove non c’era la possibilità di far volare l’elicottero. Sono solo due esempi. Trattandosi di vite umane salvate, parlare di costi e di sicurezza implica anche la considerazione dei servizi che, grazie al punto nascite, vengono garantiti, dalle 24 alle 7, a tutte le persone presenti nelle nostre valli. Possiamo capire che molte critiche mosse in questi giorni siano di stampo politico e mi rendo conto che non dovrebbe essere un semplice valligiano a doversi esprimere su questi argomenti, ma determinate critiche spaventano oltre misura il personale medico che, alla lunga, rischia di perdere quella serenità e quelle motivazioni che sono necessarie. Va detto che, nonostante la campagna denigratoria in atto, nell’ultimo bimestre, il 90-95% delle partorienti di Fiemme e Fassa hanno scelto Cavalese. Dati verificabili presso l’Apss. Per quanto riguarda infine la difficoltà a reperire personale medico, mi permetto di ricordare che si tratta di una realtà trentina e nazionale e che, restando a Cavalese, a fronte di un pediatra che ha recentemente scelto, per motivi famigliari, di trasferirsi altrove, ce ne sono due che hanno chiesto di lavorare nel nostro ospedale».
«Parto per Fiemme» continua insomma a difendere l’ospedale, con l’impegno, del tutto volontario e gratuito, di sempre.