Bacino Itap a passo Feudo durissimo attacco di Mountain Wilderness «Avete svenduto il nostro futuro»
Mountain Wilderness, la nota associazione ambientalista della montagna, attacca frontalmente la sinda a di Tsero e la società degli impianti del Latemar per il grande bacino di stoccaggi odell’acqua che si sta costruendo sopra passo Feudo, nel cuore del Latemar. Lo fa con le parole di Carlo Celle, durissime e rivolte a chi «ha compromesso il futuro dei ragazzi della val di Fiemme». E pubblicando tutti i nomi di chi votò la delibera con il via libera.
Scrive Mountain Wilderness nel suo sito nazionale: «Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e continuano ad essere preoccupati di garantire l’apertura puntuale del circo invernale delle piste da sci! Proseguono a ritmo battente i lavori per la realizzazione di un invaso a cielo aperto per lo stoccaggio d’acqua ad uso innevamento programmato ubicato in località Buson della Caserina a Pampeago nel Comprensorio sciistico del Latemar».
Obietta l’associazione: «Nuovi bacini per lo stoccaggio d’acqua ad uso innevamento programmato ubicato in località Buson della Caserina a Pampeago nel comprensorio sciistico del Latemar Elena Ceschini – Sindaco di Tesero – è politicamente e moralmente responsabile per aver compromesso il patrimonio ambientale e con esso aver disposto – autorizzando di fatto quest’opera – del futuro dei ragazzi della Val di Fiemme.
E con lei il Consiglio Comunale presente e votante alla Delibera 52/2018 del Comune di Tesero: Giovanni Zanon, Matteo Delladio, Silvia Vaia, Corrado Zanon, Lucio Varesco, Fabio Cristel, Danilo Vinante, Roberto Fanton, Marisa Delladio, Alan Barbolini e Enrico Volcan».
Tutti questi «In che mondo stanno vivendo? Stanno sottoscrivendo un debito ambientale che non saranno loro a dover pagare! C’è un patto con i nostri figli e con le prossime generazioni da rispettare! Come osano ancora perseguire – nel nostro nome – la chimera del “l’importanza ai fini economici e sociali dell’attività svolta dalla Società Incremento Turistico Alpe di Pampeago S.p.A., parte rilevante all’interno del Comprensorio sciistico Fiemme-Obereggen”? Come pensano che si possa ancora credere che tali attività siano – nel futuro prossimo – “elemento trainante della realtà turistica In Val di Fiemme e non solo, tanto che i benefici derivanti ben possono compensare il costo rappresentato dal sacrificio di territorio temporaneamente sottratto all’esercizio del diritto di uso civico.” Karl Pichler – Presidente ITAP – mentre “valuta con calma” la fusione con Latemar e Obereggen (L’Adige – 6.1.2018) dovrà spiegare come ha potuto invece chiedere con impavida tempestività la realizzazione di quest’opera!
Questa volta non dovrà rispondere solo ai soci azionisti ma a tutta la Comunità per aver mirato al consolidamento dei flussi economici e finanziari garantiti da una certa e prematura apertura della stagione sciistica a discapito del nostro territorio sul quale si fonda – peraltro – anche la vostra stessa attività!»
Per Mountain Wilderness «La crisi dei modelli economici di turismo invernale di questi anni non può trovare alibi nella mancanza di neve quanto nell’ormai compromessa cultura verso un modo di vivere la montagna che va riscoperto.
Si scia se c’è la neve e si può sciare (anche in discesa) anche se non ci sono gli impianti di risalita aperti! Viceversa, se ci sono gli impianti aperti e non c’è la neve è consigliabile non sciare sull’erba!
In questo secondo caso la montagna ha comunque una sua dignità ed una ragione di esistere come alternativa al mare! In questi anni abbiamo sacrificato la cultura della montagna, della natura, delle stagioni, in nome dell’alternanza di zucche babbi natale e cuori di S.Valentino sugli scaffali dell’Autogrill. Un popolo di “discesiti” per i quali la montagna esiste solo se è stata messa in funzione la giostra degli impianti di risalita».
Mountain Wilderness addita poi i «“Marcialonghisti” intrappolati in 70 km di pista orgogliosamente realizzata su neve tutta artificiale, che si rincorrono in una corsa di cavalli! Riti & rituali che insegnano a consumare la montagna anziché viverla. È ora di ribaltare i paradigmi del turismo di montagna normalmente incentrati sulla presenza di impianti a fune, affiancando un approccio sostenibile e in grado di trasferire veramente i valori fondanti del territorio».
Poi l’analisi: «Con quanto sopra non sosteniamo che l’industria dello sci vada rimossa dalle nostre montagne. Non saremmo la Val di Fiemme di oggi senza l’apporto dell’industria dello sci.
Desideriamo peraltro fermamente affermare una nuova cultura che prenda atto che si è raggiunto, ed in troppi casi anche superato, il limite del consumo di territorio e paesaggio in quota: anche per questo motivo si è contrari a ulteriori investimenti in impianti di innevamento artificiale, collegamenti e potenziamenti di aree sciabili.
I limiti agli attuali investimenti infrastruttirali non vanno quindi visti come un ostacolo allo sviluppo ma, al contrario, fanno bene al turismo. “Se non diamo risposte ai turisti che chiedono qualità ambientale, questi si rivolgeranno altrove”. Non c’è più spazio, ad ogni livello della Società (nella famiglia, nelle Aziende, nella Scuola, nelle Istituzioni e nelle Associazioni, …) per chi si illude di poter rimanere incolpevole ed impotente spettatore, anziché sentire tutto il peso morale, politico ed istituzionale della responsabilità dello sviluppo – e del degrado – del mondo che ci circonda».
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