Sarà Sabrina Rasom a dirigere l'Istituto Culturale Ladino di Fassa
Una notizia molto attesa per il futuro dell’Istituto culturale ladino di Fassa è arrivata ieri in modo inaspettato e ufficioso: sarà la responsabile dei Servizi linguistici e culturali del Comun General, Sabrina Rasom, a rivestire a tempo determinato (un incarico che dovrebbe durare tre anni, legato al rinnovo del consiglio provinciale) il prezioso ruolo di direttore dell’Istituto.
«Un fulmine a ciel sereno, dopo un’attesa di quasi 6 mesi» è il commento a caldo della qualificata tecnica della comunicazione ladina, appassionata linguista e referente della rete di promozione europea delle culture di minoranza sul territorio fassano. Le qualifiche accademiche e professionali, insomma sono davvero d’eccellenza, ma sarà tutta da valutare la delicata transizione tra l’ufficio del Comun general e l’Istitut, una volta che verranno rese note le modalità ufficiali di collaborazione o di passaggio dai due enti pubblici: «Sarà un incarico a tempo determinato, ma è chiaro che supporterò nel pieno delle mie possibilità la transizione, da una mansione in cui è prioritario il lavoro di approvazione del piano strategico e di programmazione delle politiche linguistiche entro fine anno, in un Consei ancora tutto da insediare, e un nuovo incarico delicatissimo, sfidante e che è già da troppi mesi messo in folle».
Volutamente lontana dalla strumentalizzazione politica, Rasom vuole rivestire un ruolo tecnico, con qualche importante sogno nel cassetto sviluppatosi durante la sua carriera: «Credo sia importante proseguire in quel delicato lavoro di coltivazione a più livelli dell’universo ladino: proseguire l’eccellenza della ricerca scientifica e accademica avviata pregevolmente in questi anni di maggiore fioritura dell’Istituto culturale, e allo stesso tempo aprire sempre di più le porte alla cultura territoriale, quotidiana direi, del ladino e della cultura fassana».
Non è un avvicinamento al folklore che tanto spaventa gli accademici? «Bisogna essere particolarmente attenti, io credo, ma è una linea condivisa dalle politiche europee della tutela alle minoranze, quella di non demonizzare la cultura popolare, che rinvigorisce e rianima quello studio normativo e attento della grammatica di una lingua e di una cultura. E’ stato fatto moltissimo negli ultimi anni dalla direzione Chiocchetti per aprire da e verso il museo una relazione profonda con il quotidiano del mondo ladino. Troppo spesso le porte del museo vengono viste come delle rigide barriere, ma credo non siano un caso che, in realtà sia istituto che museo ladino, abbiano gli accessi in vetro trasparente. Negli ultimi anni di collaborazione profonda assieme al comun general, molto è stato fatto per riavvicinare le persone, e non solo le scuole, alle sale museali e alla ricerca, e credo ancora moltissimo si possa fare, uscendo da strumentalismi partitici e politici che alla progettualità tecnica, io credo, poco giovino».
Quali i prossimi passi, quindi in pratica? «Dobbiamo valutare assieme al procurador recentemente insediato e con la presidente Lara Battisti la corretta modalità di transizione, in base alle indicazioni ufficiali date dalla Provincia, ma confido in un felice passaggio, sempre per il bene della nostra comunità».