L'hotel andò a fuoco: quattro anni dopo condannati il padrone e tre tecnici per lavori al tetto
Per l’incendio che devastò il tetto dell’hotel Dolomiti di Moena, nel gennaio 2016, sono stati condannati il titolare della struttura, il responsabile dell’impresa che 14 anni prima si occupò dei lavori di ristrutturazione e due tecnici (all’epoca progettisti e direttori dei lavori). La sentenza del giudice di Trento Elena Farhat è arrivata nei giorni scorsi.
Era il pomeriggio del 19 gennaio di quattro anni fa,quando le fiamme avvolsero il tetto del lussuoso e storico albergo di Moena. L’intervento immediato con gli estintori, da parte del personale della struttura, e l’arrivo pochi minuti dopo dei pompieri non servirono purtroppo a salvare la copertura e il sottotetto, completamente distrutti dalla violenza di un fuoco che per alcune ore non diede tregua ai soccorritori. Salvi gli ospiti, una ottantina di persone, che vennero allontanati e accolti in un’altra struttura.
Per il rogo la procura di Trento ipotizzò il reato di incendio colposo. La perizia, affidata con incidente probatorio, individuò diverse cause e plurimi livelli di responsabilità. Per l’ingegner Paolo Montagni, perito incaricato dal giudice di stabilire le cause del rogo, l’incendio avrebbe avuto origine da un fuoco di fuliggine, cioè dalla combustione dei depositi carboniosi rimasti lungo le pareti in acciaio della canna fumaria. Canna fumaria che secondo il perito non sarebbe stata adeguatamente coibentata. Tra i problemi riscontrati c’era anche la mancata regolare pulizia del camino che avrebbe favorito l’accumulo di fuliggine: l’incendio era avvenuto 14 anni dopo i lavori di ristrutturazione della struttura e senza un regolare intervento di pulizia del camino l’accumulo di fuliggine poteva quindi essere significativo. La perizia evidenziò anche criticità al tetto, in particolare all’insufficiente distanza della tubazione in acciaio dal pacchetto di copertura, con quest’ultimo che per conformazione avrebbe favorito il propagarsi delle fiamme.
Per quattro delle cinque persone indagate è arrivata la sentenza di condanna: due anni, con benefici di legge, per Francesco Cocciardi, titolare dell’hotel Dolomiti, a cui la procura contestò la mancata regolare manutenzione della canna fumaria e la mancata vigilanza sulla corretta esecuzione delle opere, lasciando alla ditta esecutrice la possibilità di eseguire i lavori non a regola d’arte; un anno e nove mesi per Stefano Debiasi e un anno e sei mesi per Piergiorgio Vio (quest’ultimo con benefici di legge), progettisti e direttori dei lavori; un anno con i benefici di legge per Ivo Conci, titolare dell’impresa che eseguì i lavori e che, secondo il perito del giudice, non avrebbe rispettato appieno le prescrizioni normative in materia. Assolto Maurizio Boni, tecnico che firmò la documentazione per la prevenzione incendi, perché il fatto non costituisce reato.