Nuovo ospedale di Cavalese: quell’assist al progetto Mak dell’Azienda Sanitaria, così i tecnici «bocciavano» la ristrutturazione dell’attuale
Durissimo il consigliere provinciale Degasperi: «Il parere a favore dei privati anche per assecondare scelte politiche». Ma adesso sapèpiamo che è un disegno preparato già da un anno
RETROSCENA Tutti sapevano tutto già un anno fa
CAVALESE. Un progetto di costruzione di un nuovo ospedale a Masi di Cavalese «piovuto» come un fulmine a ciel sereno sul tavolo della giunta provinciale? No: ormai è chiaro a tutti (documenti alla mano) che già da un anno i consiglieri provinciali leghisti, la Comunità di Valle, i sindaci e la stessa giunta provinciale, sapevano del progetto Mak, ora in valutazione dal Nucleo provinciale Navip.
E pensare che la settimana scorsa era stata la stessa Azienda Sanitaria provinciale a prendere posizione, bocciando nettamente l’altro progetto (che prevedeva la ristrutturazione dell’attuale Ospedale di Fiemme).
L’Azienda provinciale per i servizi sanitari infatti vuole un ospedale nuovo per le valli di Fiemme, Fassa e Cembra. L’Azienda lo scrive, nero su bianco, in un documento che potrebbe affossare definitivamente il progetto di ristrutturazione dell’ospedale di Cavalese. Si tratta di una lettera del luglio scorso con cui, nei fatti, si apre un varco a favore di Mak Costruzioni, la società a capo di un’Ati (Associazione temporanea di imprese) che ha presentato un’ipotesi di «Città della Salute»: un project financing da 120 milioni di euro, un progetto di nuovo ospedale, alternativo all’esistente per il quale si era pensato ad una ristrutturazione da 47 milioni (disegno dello studio milanese Roberto Ravegnani Morosini).
In una lettera inviata all’ingegner Stefano De Vigili (dirigente del Dipartimento infrastrutture e trasporti della Provincia di Trento) e, per conoscenza, al direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti, l’azienda pubblica che tiene in mano il «sistema salute del Trentino» fa sapere che la strada della ristrutturazione dell’ospedale esistente a Cavalese non sarebbe percorribile se non allungando di molto i tempi (più di 5 anni) con un cantiere a fasi.
Il documento, dal titolo «Nuovo Ospedale delle Valli di Fiemme e Fassa - Proposta di realizzazione in Public Private Partnership», consiste nella trasmissione di osservazioni. È indirizzato a De Vigili, che fa parte del Navip (Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici), che è un gruppo di lavoro (composto da tecnici e dirigenti provinciali) chiamato ad analizzare il «pacchetto all inclusive» presentato da Mak con Siram spa (servizi tecnologici) e Dolomiti Energia Solutions srl, a cui si deve sommare il colosso finanziatore (Banca Intesa).
L’Ati - a cui il Navip nelle scorse settimane ha dato una serie di prescrizioni per modificare il progetto (500 punti) - consegnerà la nuova proposta con modifiche entro il 10 ottobre. Il Navip, a sorpresa, non ha chiesto una riduzione del progetto edilizio, bensì un ampliamento dell’offerta: più metri quadri e quindi più metri cubi; i quadri di superficie aggiuntivi sarebbero 2000, mentre il volume extra si tradurrebbe in 6000 metri cubi; l’Ati - a cui è stato chiesto di fare una proposta anche sull’arredo - è chiamata a cambiare il disegno (ora si parla di 116.000 metri cubi, su una superficie complessiva di 32.000 metri quadrati, comprensiva dell’area di atterraggio dell’elicottero).
Questo dialogo a distanza tra il Nucleo di analisi e gli imprenditori che propongono la partnership pubblico - privato ha fatto pensare che la Provincia stia seriamente valutando l’ipotesi di costruire il Noc (Nuovo ospedale Cavalese) ma finora non era stato fatto tramontare l’altro progetto, quello originario di ristrutturazione e rilancio del nosocomio esistente, sostenuto dall’amministrazione comunale di Cavalese per evitare di utilizzare terreno vergine.
Ricordiamo che lo studio Ravegnani Morosini ha vinto il concorso di progettazione bandito dall’Apac per conto della Provincia di Trento e dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. E ricordiamo che di ristrutturazione si parla da prima del 2000.
È da più di 20 anni che la questione è sul tavolo politico della Provincia autonoma. Le giunte si sono succedute, hanno cambiato colore (dal centro sinistra al centro destra, oggi al governo), ma mai si era parlato di accantonare l’ipotesi iniziale. Poi è arrivata la «proposta Mak», che ha spiazzato molti, sia per la tempistica che per il contenuto: il privato che arriva e potenzialmente risolve tutto (al netto delle polemiche sulla collocazione dell’ospedale nella piana di Masi di Cavalese o, in alternativa, alle porte di Predazzo) e ora a frenare sul progetto di ristrutturazione è la stessa Azienda per i servizi sanitari. C’è un carteggio documentato tra Apss e Navip, con riferimenti, quelli dell’Azienda sanitaria pro ospedale nuovo, che pesano non poco. Il Dipartimento infrastrutture dell’Apss non entra nella questione «progetto Mak sì o no». Formalmente e sostanzialmente non può farlo perché si addentrerebbe in un campo che non le appartiene ma è chiaro che un testo, in cui si dice che la ristrutturazione dell’ospedale sarebbe da evitare, ha un grande valore, che può essere interpretato in positivo o in negativo, a seconda di chi lo legge (quelli a favore di un nuovo ospedale o quelli pro ristrutturazione di quello oggi in funzione).
Ma cosa ha scritto esattamente l’Azienda provinciale per i servizi sanitari in merito all’ospedale di Cavalese? Cosa contiene il documento in cui si parla delle esigenze tecniche di un eventuale nuovo polo sanitario e nel quale si fa esplicito riferimento al complesso sanitario esistente? Questo il testo della parte conclusiva della lettera, firmata dalla direttrice del dipartimento, l’ingegnere Debora Furlani: «È rilevante osservare a margine del lavoro fatto che - nel caso la proposta in oggetto non risulti di pubblico interesse (il riferimento è all’analisi della proposta dell’Ati guidata dalla Mak, quella del nuovo ospedale)- l’ipotesi alternativa di ristrutturazione dell’Ospedale esistente presenterebbe difficoltà ad essere realizzata mantenendo la continuità di attività sanitaria, in considerazione delle elevate interferenze prodotte dalla coabitazione con un cantiere. In subordine richiederebbe di procedere per molte fasi, con costi ingenti e tempi certamente superiori al quinquennio. Si evidenzia quindi che l’ipotesi della costruzione di un nuovo ospedale, a prescindere dalla modalità di realizzazione (appalto tradizionale, concessione o PPP), risulta certamente meno impattante sulla continuità della funzione nosocomiale; infine, si ritiene utile e necessario segnalare che - qualora venga realizzata una nuova struttura - l’immobile attuale non sarebbe più di interesse per finalità sanitarie e pertanto andrebbe collocato nel patrimonio disponibile della Pat (Provincia autonoma di Trento) in quanto non più necessario per il soddisfacimento delle funzioni istituzionali della scrivente Azienda». Dopo gli anni trascorsi a ipotizzare la ristrutturazione, con una rinnovata gestione del personale e dei degenti (una media di 50-60, per una struttura che ne può ospitare 96), la lettera dell’Apss cambia non poco lo scenario. Lo cambia per chi nelle valli di Fiemme, Fassa e Cembra ha seguito l’intera telenovela sanitaria (fra gare per la ristrutturazione, polemiche, attese, giunte che cambiano, Olimpiadi che arrivano, progetti alternativi di “Città della Salute” che nascono), per il Nucleo di analisi, per gli imprenditori dell’Ati guidata da Mak Costruzioni che hanno un interesse legittimo in merito all’iter amministrativo (con il loro piano di sviluppo a Masi di Cavalese), per lo studio milanese Ravegnani Morosini che attende da anni di poter aprire il cantiere in centro a Cavalese e per la giunta comunale guidata dal sindaco Sergio Finato, contraria al progetto dell’ospedale ex novo. Si pensava che un cantiere ipotizzato e caldeggiato per la ristrutturazione dell’esistente - dotato peraltro dell’area ex pediatrica oggi destinata a magazzino - fosse compatibile, come è stato in passato per l’ospedale Santa Chiara di Trento, con i servizi sanitari offerti. Oggi questa lettera fa scoprire che per l’Azienda sanitaria non è così, anzi non è più così.
Ma sulla presa di posizione dell’Azienda non mancano le critiche. Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda Civica, non le manda a dire. Non le manda a dire alla giunta Fugatti, secondo lui colpevole di non avere una politica seria in materia sanitaria e di essere opaca in ogni sua mossa. E nel caso del Noc (Nuovo ospedale Cavalese) la novità dell’Apss - apertamente schierata per la nuova costruzione e contro la ristrutturazione dell’edificio esistente - diventa materia politica incandescente. Degasperi parla di un’Azienda sanitaria che prende la piega dettata dalla giunta.
«Più che le scarne osservazioni tecniche sul progetto privato - dice - stupiscono le affermazioni sull'originaria ipotesi di ristrutturazione dell'esistente. Non serviva l'Apss per spiegarci che la ristrutturazione di un ospedale funzionante presenta impatti significativi sulle prestazioni. Proprio perché si tratta di affermazioni banali, il dubbio che sorge è che Apss abbia voluto sottolineare indirettamente la preferenza per l'ospedale costruito dai privati anche per assecondare scelte politiche. Non si spiega altrimenti come mai le stesse eccezioni non siano mai state sollevate quando la Provincia decise di stanziare 30 milioni per la ristrutturazione arrivando pure a presentare il progetto. Cambiare posizione quando cambia il vento non è certamente un buon indicatore».