Cordata solidale per aiutare l'Africa, ecco i progetti di Lifeline Dolomites
Dal container carico di materiale sanitario in Zambia alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, ma anche iniziative sul territorio locale
SAN GIOVANNI DI FASSA. Dalle Dolomiti all'Africa, seguendo le orme lasciate dal dottor Carlo Spagnolli, il medico missionario scomparso nel 2020, che ha speso la sua vita al fianco dei poveri e dei deboli. Una cordata ideale, nel segno della generosità.
Con lo stesso spirito, da oltre vent'anni, Lifeline Dolomites - l'associazione nata proprio per supportare l'attività di Spagnolli - prosegue il suo impegno in Zimbabwe e Zambia (ma non solo). Iniziative in campo socio sanitario, formativo e di assistenza.
Progetti, come sottolinea il presidente Claudio Merighi, che poi devono camminare con le loro gambe.
La pandemia, che inevitabilmente ha reso più complesse sia le trasferte che le attività sul posto, non ha comunque fermato l'onda lunga della solidarietà.
Oltreoceano, ma anche "in casa".
Un container di attrezzature.In autunno in Zambia è arrivato un container carico di materiale sanitario per l'ospedale missionario di Chirundu.
La missione è stata effettuata dall'11 al 26 settembre, con il vice presidente e delegato per le attività sanitarie, il dottor Dario Visconti ed i volontari Walter Delle Cave e Martino Vanzo.
In primavera tutte le apparecchiature, il materiale sanitario e l'occorrente per il rifacimento della pavimentazione della sala operatoria sono stati raccolti e nel mese di luglio hanno preso la via per l'Africa.
All'arrivo del carico i volontari hanno raggiunto lo Zambia e nei primi due giorni, con l'aiuto del personale locale, hanno provveduto allo svuotamento del container contenente ben 8,5 tonnellate di attrezzature, scaricate in un contesto climatico difficile, come ricorda Merighi: «45°gradi in aria, oltre 50 all'interno».
In dettaglio sono stati portati 16 letti per degenza, 5 barelle complete per pronto soccorso, 2 riuniti dentistici, un apparecchio radiologico mobile per sala operatoria con arco a C, 1 respiratore per pazienti critici, 3 defibrillatori esterni semiautomatici, una lampada scialitica per sala operatoria, un letto per partorienti, alcuni materassini vacuum per traumatizzati, microscopi e centrifuga per laboratorio.
«È stato scaricato anche il materiale necessario per la sostituzione dell'obsoleto pavimento della sala operatoria - prosegue - Si è trattato di un delicato e complesso lavoro, concluso perfettamente dal nostro esperto volontario Martino Vanzo, che ha provveduto anche alla formazione di un operaio locale per le eventuali future manutenzioni», spiega il presidente.
L'impianto fotovoltaico. Un altro progetto messo in campo dall'associazione riguarda la realizzazione di un impianto fotovoltaico presso il "Villaggio della vita", l'orfanotrofio attiguo all'ospedale di Chirundu: l'obiettivo è consentire quanto prima agli ottanta bambini ospiti della struttura di avere acqua calda e corrente elettrica.
L'opera è stata in parte finanziata dalla Regione, ma servono altri fondi. La formazione sanitaria.
Non solo apparecchiature. Lifeline Dolomites investe anche in formazione sanitaria. «In Zimbabwe - spiega il presidente - proseguono regolarmente i progetti sia per quanto riguarda le adozioni a distanza che il sostegno agli studi di medicina di Shyline Maphosa, giovane suora zimbabweana, già al quarto anno di medicina grazie al suo grande impegno e agli ottimi risultati scolastici».
Restando in tema di formazione, visto il quadro sanitario locale, in accordo con i responsabili dell'ospedale missionario Mtendere di Chirundu (Zambia) si è deciso «un prudente rinvio delle attività previste per l'agosto 2021, in particolare l'effettuazione dei corsi di Basic Life Support con utilizzo di defibrillatore (BLSD) a favore del personale locale, anche per evitare assembramenti durante le lezioni».
L'aiuto anche in "casa". Non solo l'aiuto in Africa. «Noi diamo una mano dove c'è bisogno».
Merighi sintetizza così lo spirito dell'associazione, già impegnata anche in altri Paesi, come la Romania, dove è stata realizzata una casa clima per accogliere i bambini.
Ma le mani dei cinquanta volontari di Lifeline Dolomites sono tese anche a chi ha bisogno in Trentino.
Durante la pandemia, in particolare, insieme ai vari centri di assistenza, sono stati distribuiti generi alimentari a chi si trovava in una situazione di fragilità.
«La collaborazione con altre associazioni è sempre stata il punto di forza ed anche il nostro furgone è a disposizione anche di altre associazioni se ne hanno bisogno», evidenzia. Con un obiettivo che, in fondo, è sempre lo stesso. In Africa come in Italia: colmare le disuguaglianze e non lasciare indietro nessuno.