Cavalese: una bolletta del telefono alle stelle, ma lui non era a casa
La società lo denuncia per morosità e gli chiede 400 euro, lui ha fatto ricorso al giudice dimostrando che non poteva aver usato il telefono fisso: il racconto dell’ex primario Mastroianni, che ha vinto la causa
CAVALESE. Vittima di una truffa informatica. Così si definisce il professor Alfio Mastroianni, già primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale di Cavalese, oggi in pensione e residente nel paese fiemmese.
Il fatto è successo l'anno scorso nella sua abitazione di via Carano, dove aveva un contratto telefonico con una nota azienda italiana che gli ha staccato la linea perché lo accusava di morosità nel pagamento. Una cifra di 409 euro che il medico riteneva di non dover pagare, poiché nel periodo di utilizzo contestato egli si trovava altrove e non in val di Fiemme.
Questo fatto si aggiunge ad altri disturbi lamentati dal medico nello stesso periodo, come la clonazione delle mail o le interferenze telefoniche. Ha fatto denuncia ai carabinieri e fatto ricorso al giudice che - avvalendosi di un alibi "di ferro" avvalorato dagli scontrini fiscali di pagamento emessi in altri luoghi - ha disposto l'archiviazione del procedimento di morosità perché il fatto non costituisce reato.
«Rilevato che gli importi addebitati, in ragione della loro entità e della modesta utilizzazione della linea telefonica del dottor Mastroianni, appaiono essere frutto di abusivo intervento di terzi - si legge nell'ordinanza di archiviazione firmata dal giudice - che con riferimento al gestore del servizio la vicenda assume natura contrattuale, estranea al presente procedimento; che, con riferimento agli aspetti penali, le modalità di anonimizzazione e clonazione non consentono, allo stato, l'individuazione dell'autore dei fatti, si dispone l'archiviazione del procedimento».
Tutto è bene quel che finisce bene, insomma. E oggi, per telefonare al dottor Mastroianni, occorrerà cercarlo sul cellulare. Basta linea fissa.