Fiemme e Fassa / Il caso

Allarme bostrico: le foreste divorate dal parassita ormai stanno morendo

Spaventa la diffusione del piccolo insetto: nelle due valli il danno stimato ammonta a 650 mila metri cubi totali di legname colpito, di cui 370mila nel solo 2022, pari alla metà dell'intero danno registrato in tutto il Trentino

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di Andrea Orsolin

FIEMME/FASSA. Quel piccolo insetto coleottero, di forma cilindrica e di colore bruno, lungo circa cinque millimetri, nei boschi del Trentino c’è sempre stato. Oggi però la sua diffusione ha cominciato a fare paura, soprattutto nel territorio di competenza dell’Ufficio distrettuale forestale di Cavalese, di gran lunga il più colpito di tutta la Provincia.

Nelle valli di Fiemme e Fassa il danno stimato ammonta a 650mila metri cubi totali di legname colpito, di cui 370mila nel solo 2022, pari alla metà dell'intero danno registrato in tutto il Trentino (equivalente a 1700 ettari). Il trend è in sensibile aumento e non vi sono al momento elementi che indichino una regressione dell'epidemia. Situazione “clima dipendente”.

Per spiegare l’esplosione del fenomeno bisogna partire dalla fine dell’ottobre 2018 e dunque dalla tempesta Vaia, che oltre a provocare ingenti danni diretti ha creato le condizioni per la diffusione del bostrico.

La presenza di grandi quantitativi di piante danneggiate disperse nei boschi ha permesso alle popolazioni dell’insetto di passare da una presenza endemica ad una presenza epidemica.

Il coleottero attacca quasi esclusivamente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa: in tal modo porta inevitabilmente a morte le piante, in breve tempo. I recenti periodi caldi e siccitosi hanno creato le condizioni ideali per la pullulazione del bostrico, che in media durerebbero 5-6 anni.

Inverni lunghi e freddi, invece, riducono il tempo per lo sviluppo di due generazioni annuali e aumentano la mortalità invernale.

«Un fattore decisivo - spiega Damiano Fedel dell’Ufficio distrettuale forestale di Cavalese - saranno le condizioni climatiche della primavera-estate 2023. Un meteo fresco e umido renderà le piante meno stressate e quindi meno sensibili agli attacchi dell'insetto, mentre prolungati periodi siccitosi durante il periodo vegetativo avranno l’effetto contrario».

Lavori forestali. Tra i compiti dell’Ufficio distrettuale c’è quello dell'esecuzione dei lavori. Le principali tipologie di attività svolte l’anno scorso (con maestranze proprie), sia con fondi provinciali che degli enti pubblici proprietari del bosco, sono state la manutenzione di strade forestali (in particolare antincendio), la sistemazione di sentieri forestali, miglioramenti ambientali su pascoli, la manutenzione e la realizzazione di manufatti in legno come recinzioni e ponti.

«Particolare impegno - ricorda Fedel - è stato rivolto ai rimboschimenti, eseguiti in zone schiantate da Vaia e/o interessate dall'attacco di bostrico: circa 38 ettari, con la messa a dimora di 81mila piantine di conifere e latifoglie». Anche quest’anno si proseguirà con interventi di questo genere, in particolare rivolti ai versanti che svolgono una funzione di protezione dalla caduta massi e dallo scivolamento delle valanghe.

«Verrà infine realizzato un ricovero per pastori - annuncia - una struttura in legno da installare in alta Val Cadino, a supporto dei pastori di greggi ovini e al fine di incrementare la difesa rispetto alle predazioni del lupo».

Predazioni che nel 2022 sono state in gran parte rivolte alla fauna selvatica, in particolare su mufloni e cervi, mentre sono risultate più contenute sul patrimonio zootecnico. Il lupo è ormai una presenza stabile anche in Fiemme e Fassa, con cinque branchi per un totale stimato di circa 25 individui, in linea con i numeri dell'anno precedente.

Nel corso degli incontri di Sessione forestale, svolti sul territorio fra gennaio e febbraio con tutte le amministrazioni dell’ambito, sono stati illustrati i dati relativi alla presenza faunistica. Sono stati censiti circa 550 caprioli (numero in calo, di cui 354 sono stati assegnati per la caccia), 1800 cervi (in aumento, 663 assegnati), 3500 camosci (168), 200 mufloni (in calo, di cui 167 nella sola val di Fassa. 67 quelli assegnati), 300 stambecchi (in alta val di Fassa e in parte gravitanti sul territorio bellunese).

Presenti tutte le specie di galliformi alpini (gallo cedrone, gallo forcello, pernice bianca, francolino di monte) e coturnice. Nuove presenze per l'ambito territoriale sono il cinghiale e lo sciacallo dorato, di cui si è accertato il secondo nucleo riproduttivo in Trentino, dopo quello di Fiavè.

Una problematica sempre più diffusa è quella degli investimenti di ungulati sulle strade di fondovalle. Sono stati 136 nel 2022: solo nel 2009 (148) e nel 2010 (143) furono di più.

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