La val di Fassa ricorda padre Frumenzio Ghetta, una cerimonia e un convegno a dieci anni dalla scomparsa
Frate francescano, fu uno storico dal sapere enciclopedico, vero «padre» della storiografia ladina, oltre che amante della musica, della poesia, dell’arte
SÈN JAN. All’età di dieci anni, sui pascoli del Latemar, arrivò la vocazione: toglieva la resina dagli abeti, faceva dei piccoli fori e ci metteva dentro i santini della Madonna. Padre Frumenzio Ghetta (Alberto Antonio il suo nome di battesimo) era una persona eclettica, ricercatore accorto che ha dato una storia alla val di Fassa.
È stato anche poeta, sostenitore della questione ladina e religioso (era dell'ordine dei francescani) conosciuto e apprezzato. Un uomo curioso, sorridente e originale, amante della montagna e della sua terra, poeta, con grandi abilità manuali e particolarmente affezionato alla sua famiglia, che ha dovuto lasciare da giovanissimo per diventare prete.
Domenica 21 aprile (alle ore 16) verrà ricordato a dieci anni dalla sua scomparsa, nella biblioteca dell'Istituto Culturale Ladino "Majon di fascegn", che proprio a lui è dedicata. Il pomeriggio in suo onore sarà caratterizzato da momenti diversi, durante i quali attraverso parole, poesie, musica e orazioni, padre Frumenzio sarà ancora fra la sua gente con tutto ciò che ha lasciato in eredità.
Un ricordo dello studioso da parte di chi con lui ha lavorato, accanto a un ricordo della sua famiglia che in modo simpatico e nuovo proporrà anche un aspetto più privato ma dolce del fratello e zio Tonin.
Alle 18, nella Pieve di San Giovanni, sarà anche detta una messa per lui.
Padre Frumenzio ha fatto molto per i ladini. Per la val di Fassa, ma pure per il Trentino. Il suo instancabile lavoro di ricerca in archivi e biblioteche lo ha ad esempio portato, nel 1971, a ritrovare la pergamena originale dell'Aquila di San Venceslao, che nel 1339 il re di Boemia donò al Principe vescovo di Trento. Divenne lo stemma della città di Trento, e in seguito pure di quello della Provincia.
Preziose anche le sue scoperte sul confine della Marmolada, conteso (tuttora) tra Canazei e Rocca Pietore, da Trentino e Veneto. Nel 1982 padre Frumenzio rintracciò un documento che provava come la Marmolada appartenesse storicamente al Comune di Canazei.
Come si evince dal libro scritto dalla responsabile della biblioteca della Majon di Fascegn Alberta Rossi - "Père Frumenzio Ghetta De Martin", inserito nella collana "Jent de Fascia" (verrà ristampato in autunno) - è considerato il "père" (cioè padre) della storia di Fassa. Quando iniziò ad insegnare storia a scuola, si accorse che nei libri non si parlava della valle. Quindi il 9 settembre 1966, sul Col di Pigui a Mazzin, intuì che lì si nascondeva qualcosa di importante: ordinò un intervento di scavo, da cui emersero resti di fortificazioni, costruzioni e strumenti vari, che portarono alla scoperta dei primi abitanti di Fassa, stanziati in quel luogo attorno al quarto/quinto secolo avanti Cristo.
Un paio di mesi dopo, in occasione dell'alluvione, si impegnò per salvare i libri dal fango, asciugando quelli inzuppati e trascrivendo quelli irrecuperabili.
Lasciò la valle natia ad 11 anni per frequentare le scuole medie e il biennio ginnasiale nei collegi francescani di Villazzano e di Campo Lomaso. Dopo un ventennio in cui rivestì diversi incarichi nei conventi della provincia, fu assegnato al convento di San Bernardino a Trento.
Aveva passione per la storia e per la musica (cantava e suonava l'armonica a bocca), era un amante della montagna e abile manualmente, traduceva testi antichi e leggeva il gotico. Padre Frumenzio aveva la passione per la ricerca della verità, anche a costo di andare contro i potenti di turno. Domenica la comunità ricorderà con parole, video, poesie, musica e orazioni il padre della storia di Fassa.