Ambiente / Giustizia

Acque inquinate in Val di Fassa, per le gastroenteriti condannati due rifugisti

In Tribunale stangata per Roberta Silva (gerente del "Roda di Vael") e Marino Pederiva dell’omonima baita. La denuncia da Armando Loss

di Giorgia Cardini

FASSA. Ha portato all'emissione di due decreti penali di condanna la contaminazione dell'acqua potabile a Tamion e Vallongia, che a luglio 2023 aveva provocato una quarantina di casi di gastroenterite oggetto di una circostanziata denuncia e di una successiva accurata inchiesta.

Ma la severa ipotesi di reato formulata inizialmente (quella di cui all'articolo 452 bis del codice penale, "Inquinamento ambientale") si è trasformata - tra l'apertura e la chiusura del caso - nel più lieve "Getto pericoloso di cose" punito dall'articolo 674 dello stesso Codice, che recita: «Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda fino a euro 206».

I due decreti penali di condanna, emessi alcuni mesi fa dal giudice per le indagini preliminari Marco Tamburrino su richiesta della pm Alessandra Liverani, che ha condotto l'inchiesta partita dalla denuncia dell'architetto Armando Loss, hanno riguardato la presidente dei rifugisti Roberta Silva (gestrice del "Roda di Vael") e Marino Pederiva (dell'omonima baita), condannati a versare 1.500 euro di ammenda, calcolata convertendo la pena chiesta di 15 giorni di arresto, pari a metà della pena base di 1 mese.

Dopo l'esposto da parte del titolare del B&B di Tamion, che da anni denuncia le condizioni inaccettabili in cui versano gli scarichi in dispersione dei due rifugi (più volte il sindaco ha emesso ordinanze di bollitura dell'acqua, lo scorso anno per la durata di due settimane), le indagini hanno consentito di accertare che «i liquidi fognari prodotti all'interno delle due strutture, durante il percorso lungo la tubatura che porta a disperderli in un apposito sito, a causa di una ostruzione della stessa erano fuoriusciti sul terreno circostante, andando a imbrattare una vasta zona boschiva e quindi - a seguito del successivo ruscellamento - a contaminare la falda acquifera che alimenta l'acquedotto a servizio della frazione di Tamion».

«Appare pienamente provata - scriveva la pm nella sua richiesta al gip - la responsabilità degli imputati sulla base della comunicazione di reato datata 2 agosto 2023 della stazione dei Carabinieri di San Giovanni di Fassa e delle successive indagini condotte dal corpo forestale della Provincia autonoma di Trento - Nucleo operativo specialistico forestale - e dai Nas».

L'emissione del decreto è stata accolta con sconcerto dall'architetto Loss, che ha documentato fotograficamente ulteriori recenti spargimenti di liquami (nonostante lavori i effettuati dalla Sat - diffidata - per entrambe le strutture), e ha presentato nel corso dell'estate nuove denunce.

Loss si è detto "basito" tra l'altro dalle dichiarazioni del presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Stefano Zannier, che sull'Adige ha annunciato la prosecuzione proprio al "Roda di Vael" della campagna "Vivere in rifugio" «per far comprendere agli ospiti come è la vera vita in quota, tra la bellezza e la vulnerabilità dell'ambiente circostante». Ma è molto probabile che al friulano Zannier nessuno abbia mai raccontato quanto accaduto a Tamion e Vallongia.

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