Come saranno i rifugi del futuro? Ecco la risposta degli studenti

A Caderzone Terme in mostra anche i nuovi Pedrotti e Brentei

di Luisa Pizzini

«Rifugi alpini ieri e oggi». Non è soltanto una mostra quella che verrà inaugurata domenica 6 settembre alle 18 a palazzo Lodron-Bertelli, a Caderzone Terme (visitabile dal martedì al sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30, fino al 4 ottobre). Alle 21 è prevista una conferenza di presentazione. L’associazione Cantieri d’alta quota, un gruppo di architetti ma soprattutto di grandi appassionati di montagna, la porta in giro dal 2012. E se quando è stata allestita la prima volta contava una trentina di pannelli, oggi sono diventati 64, oltre ad un centinaio di casi studio. Immagini e progetti che hanno l’ambizione di ricostruire, pezzo dopo pezzo, la storia dei rifugi alpini dal 1750 ad oggi.

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«Mano a mano che la portavamo nei luoghi scelti per le esposizioni, dalla Svizzera a Bologna, la mostra si arricchiva di un approfondimento geografico» racconta Luca Gibello, presidente dell’associazione e caporedattore della rivista Il giornale dell’architettura. «Così è raddoppiata ed ora è piuttosto completa». Ma è stato fatto qualcosa in più. Lo sguardo si è allargato abbracciando anche il futuro, tanto che perfino il titolo dell’esposizione non dovrebbe fermarsi all’oggi, dovrebbe far capire che si sta ragionando su quale sarà l’evoluzione dei rifugi. Hanno provato a farlo gli studenti del corso di progettazione tenuto dal professor Claudio Lamanna all’università di Trento, nella facoltà di ingegneria. In collaborazione con l’Accademia della montagna del Trentino hanno proposto un «modulo didattico» affidato proprio a Luca Gibello. È stato chiesto agli aspiranti architetti di formulare un’ipotesi verosimile di ripensamento per due rifugi del Brenta, «due strutture realmente bisognose di cure: il Pedrotti della Sat e il Brentei del Cai di Monza. Quanto emerso, esposto al Trento film festival della montagna e presentato proprio in quest’occasione, è piuttosto interessante. Il rifugio del futuro è stato chiamato «rifugio Plus» e, sia di primo acchito per quanto riguarda l’estetica che in un secondo momento considerando le scelte operate dagli studenti, può essere considerato avveniristico. «Certo - commenta Luca Gibello - perché gli studenti per certi aspetti volano alto ed hanno provato ad applicare certi principi compositivi che ad alta quota non sempre funzionano, cme per esempio certi volumi frammezzati, certe rientraze o aperture. Ma un progetto di questo tipo vuole essere anche una provocazione, uno stimolo a guardare un po’ più in là per poi trovare una soluzione più accettabile da tutti». Questo del resto è anche l’obiettivo della stessa associazione, «che punta a far dialogare i diversi soggetti che ruotano attorno alla montagna, che vuole essere una piattaforma di interscambio in questo senso».

E mentre cerca di mantenere vivo questo dibattito (ci proverà anche il 30 settembre prossimo sempre a Caderzone, dov’è in programma un convegno sui «Rifugi alpini tra storia e progetto»), la stessa associazione sta organizzando il censimento dei rifugi per raccogliere ed archiviare la loro storia. «Che è fatta di queste strutture ma soprattutto degli uomini che le hanno vissute». Il terzo ed ultimo appuntamento è in programma per domenica 4 ottobre, quando verrà inaugurato il nuovo rifugio San Giuliano. La struttura è già stata apprezzata dagli escursionisti quest’estate, quando è stata riaperta dopo i lavori di ristrutturazione ed ammodernamento, con particolare attenzione ai temi della compatibilità ambientale.

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