Pinzolo, Famiglia cooperativa
Colpo di scena: il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva del commissariamento (e della relativa proroga) della Famiglia Cooperativa di Pinzolo. La notizia è arrivata nella tarda serata di giovedì e dà soddisfazione al presidente Ornello Binelli, cui non era mai andata giù la decisione della giunta provinciale di commissariare la società.
Si tratta di un passaggio interlocutorio, perché l’ordinanza dei giudici romani annulla la corrispettiva ordinanza emessa dal Tar di Trento a fine novembre, quando era stata respinta la medesima istanza di sospensiva: si dovrà arrivare dunque alla sentenza di merito, prevista dopo metà marzo, per una parola definitiva.
Ma, nella vicenda, quella emessa dal Consiglio di Stato è la prima decisione favorevole a Binelli e agli altri due ricorrenti (Agostino Lorenzetti e Romeo Collini) che avevano presentato ricorso al Tar e successivamente al Consiglio di Stato.
Ora cosa accadrà? Siamo a ridosso dell’assemblea convocata per il 19 febbraio, nella quale all’ordine del giorno c’è il rinnovo delle cariche, visto che il 28 febbraio scade il commissario.
L’ordine naturale delle cose era saltato nell’ottobre del 2014, quando in rapida successione si susseguirono alcuni eventi da cui si comprese che esisteva un gran malessere all’interno della più grossa Famiglia Cooperativa del Trentino, fino a quel momento ritenuta pure una delle più solide. Anzi, a dire il vero, i guai erano cominciati più o meno un mese prima, nel settembre 2014, quando con la potenza di un temporale estivo erano piovute sul tavolo del presidente Ornello Binelli le dimissioni del direttore generale Carlo Gualdi. In realtà le dimissioni furono un temporale, ma la pioggia cadeva insistente da quando Binelli era assurto alla carica di presidente, nel gennaio 2013. Si era capito quasi subito che fra il presidente (dipendente della Cooperativa per 40 anni, gli ultimi dei quali prima della pensione da direttore) e il direttore non correva buon sangue. Il clima era andato peggiorando, e lo si capì dalle dimissioni di Gualdi, secondo cui l’ex direttore/presidente aveva la tendenza, anzi, di più, la vocazione costante ad invadere il suo campo.
Un mese dopo arrivò la seconda tegola per Binelli. Rassegnarono le dimissioni due consiglieri di amministrazione: William Collini e l’ex vicepresidente Riccardo Maturi, quest’ultima uscita particolarmente rilevante anche sul piano politico (politica cooperativa, s’intende) perché Maturi era uno dei tre rappresentanti delle Cooperative di consumo giudicariesi nel Consiglio di amministrazione del Sait. Proprio da quelle dimissioni si comprese che la Cooperativa pinzolera era nel mirino delle autorità centrali.
Non a caso passarono pochi giorni e arrivò il colpo finale: il commissariamento dell’azienda, ufficialmente deliberato dalla giunta provinciale, ma richiesto dal Servizio di vigilanza della Federazione trentina della cooperazione. Le motivazioni erano molteplici e prima di esprimerle la vigilanza aveva compiuto più revisioni in rapida successione. Alla fine aveva deciso: le dimissioni del direttore, la battaglia a suon di carte bollate contro l’insediamento di Amorth-Poli a Spiazzo, l’indebitamento dell’ingrosso di Campiglio e prima ancora la base spaccata venivano ritenuti tutti segnali del malessere capaci di determinare la decisione di inviare il commissario, nella persona del presidente dell’ordine dei dottori commercialisti trentini Maurizio Postal.
La decisione non era stata per nulla digerita dal Cda estromesso, che aveva inoltrato immediato ricorso con istanza di sospensiva al Tar: respinta, e di qui l’appello. Ora la decisione del Consiglio di Stato con la condanna di Provincia e Federazione a pagare 3.000 euro di spese.