Biodigestore a Zuclo cresce il fronte del no
Erano in duecento l'altra sera alla prima riunione informativa in materia di biodigestore organizzata dal Comitato «Busa Pulita»
Erano in duecento l'altra sera alla prima riunione informativa in materia di biodigestore organizzata dal Comitato «Busa Pulita», a Zuclo. Segno che il tema interessa, d’altronde siamo nel cuore della Busa, in seno all’unico dei comuni locali che sarà chiamato a deliberare sulla proposta avanzata dalla Escasa Srl di installare un impianto di biodigestione vicino alla discarica comprensoriale di Zuclo. Tecnica e medica la relazione del dottor Roberto Cappelletti, presidente dell’Associazione Medici per l’ambiente, attentamente seguita dal pubblico in sala.
Ma gli occhi erano anche puntati sugli amministratori – c’erano sindaco e vicesindaco di Zuclo, primo cittadino di Tre Ville e un assessore della giunta tionese, tutti i comuni più prossimamente interessati erano quindi rappresentati – e su cosa avrebbero espresso pubblicamente: Matteo Leonardi (Tre Ville) non ha fatto mistero della sua contrarietà all’impianto, lo aveva già detto anche con una lettera alla Provincia nella quale esprimeva la contrarietà della sua amministrazione.
Giorgio Marchetti, sindaco di Borgo Lares, ha rispettato quella che sarà una discussione che avverrà in consiglio comunale in futuro, ma un posizionamento inizia a trasparire dal suo intervento: «Allo stato dell’arte siamo fortemente perplessi su questa iniziativa - ha commentato a margine Marchetti, anche a chi avrebbe voluto una presa di posizione più decisa - per come è presentata nell’accoppiamento del trattamento della Forsu e anche dei reflui zootecnici perchè ha moltissime criticità sulle quali abbiamo chiesto chiarimenti, sia di tipo tecnico sia di tipo urbanistico».
Fra i cittadini sono stati diversi gli interventi nettamente contrari e dal Comitato Busa Pulita è arrivato l’invito, reiterato, alle alternative: «Se è vero che viene abbandonata la linea di trattare i reflui zootecnici – è intervenuta in assemblea una delle promotrici Anna Pironi - e viene mantenuto solo il trattamento della Forsu, cioè l’umido, e se si potesse realizzare davvero (non è così impossibile) la filiera corta del trattamento della Forsu verrebbe a mancare la materia prima con la quale il biodigestore funziona.
Esattamente quello che è successo sull’inceneritore che con il potenziamento della differenziata si è rivelato non necessario.
La scelta che ha davanti un amministratore è fra la realizzazione di un biodigestore per produrre energia che ad un certo punto della sua vita potrebbe non avere sufficiente materia prima, o fare qualcosa di diverso, dal compostaggio domestico spinto ad un’esperienza come Campo Tures che abbiamo visitato e, certo, richiede educazione a tutti i livelli, dal cittadino comune all’amministratore».