Formaggio vegan fatto con il mais
Laurea in giurisprudenza, ma non ha mai fatto l’esame di Stato per diventare avvocato. Figuriamoci se pensa ad esercitare... Meglio la terra!
Di nome fa Chiara e di cognome Collizzolli, il che riporta subito alla mente Bolbeno, dove i Collizzolli abbondano.
Ed in effetti anche la sua famiglia viene dal villaggio della Busa di Tione, oggi comune di Borgo Lares. Ma delle radici parliamo più avanti. In primis stiamo sopra la terra, ed esattamente nel comune di San Stino di Livenza, provincia (anzi, per dirla con i termini odierni, area metropolitana) di Venezia, nell’entroterra di Caorle, spiaggia dell’Adriatico.
Chiara racconta di essere diventata vegetariana tanti anni fa: «Vegetariana ed animalista nel 1992», puntualizza. Quando si dice fare scelte di vita... «Come famiglia avevamo allevamenti di maiali e li abbiamo chiusi, proprio per animalismo.
Io e mia madre siamo diventate vegane, mentre mio fratello e mio padre no, ma praticamente non mangiano carne».
Cosa deve fare un vegano al quale rimangono nel naso e nella gola il profumo ed il sapore del formaggio?
«Effettivamente a me e a mio marito mancava il formaggio - confessa Chiara - quindi ho messo a punto delle ricette di formaggio vegetale. Siccome lo faccio con l’olio di mais, un giorno mi si è accesa la lampadina, e ho coniato questo neologismo: formais».
Domanda da ignorante della materia: è qualcosa di diverso dal tofu?
«Completamente diverso - assicura Chiara - perché il tofu è una cagliata di soia, sostanzialmente insapore, mentre il formais ricorda un formaggio spalmabile o una caciottina affumicata.
Essendo a base vegetale, chiaramente il sapore è diverso dal formaggio di latte».
Di grazia, quali ingredienti assembla per creare il formais?
«Patate e olio di mais».
E la commercializzazione?
«Funziona. È in vendita nei supermercati ed in negozi vegani in Veneto. In Trentino non c’è ancora, ma vediamo». Mentre parla toglie il piede dall’acceleratore Chiara: «Diciamo che per il momento è ancora un prodotto di nicchia: anzi, possiamo definirlo un esperimento. Sono intenzionata ad allargare il giro, ma servono investimenti».
Cerca investitori?
«Beh, al momento ci stiamo guardando attorno», risponde enigmatica.
Torniamo a scavare nelle radici. Chiara è figlia di agricoltori. Abbandonata la stalla dei maiali, coltivano (nella classica azienda agricola intensiva di pianura) mais, soia e frumento. Ma poi, da imprenditori intraprendenti, i Collizzolli hanno gestito fino alla primavera scorsa un’azienda produttrice di preparati per minestroni. Ora il fratello di Chiara manda avanti un’azienda che si occupa (realizza e gestisce) degli spazi giochi per bambini negli ipermercati. Fino al 1989 il papà aveva pure un salumificio. E qui, a forza di scavare nel passato, si arriva addirittura a sfiorare i 150 anni: precisamente al 1868.
«Il mio bisnonno - racconta Chiara - veniva a Padova a vendere i salumi nel periodo invernale. L’estate la passava a Bolbeno. E dirò che anch’io sono stata legata al paese, perché le mie estati dell’infanzia le ho passate sempre a Bolbeno. Ho ancora i parenti lì. La mia vita, però, adesso è qui, e lo dice con la cantilena veneta senza spigoli. Insomma, alla montagna Chiara ha preferito il mare, come al formaggio preferisce il formais. Scelte di vita e di gusto.