Corte dei conti, al Parco contestata spesa inutile
Non c’è pace per il Parco Adamello Brenta, che finisce di nuovo nel mirino della magistratura contabile per un presunto danno erariale legato all’acquisto di un prodotto informatico. La notizia della contestazione - viene ipotizzato un danno di 62.167 euro - rimbalza da ambienti vicini alla Corte dei conti, all’indomani dell’arrivo di undici «inviti» a dedurre, una sorta di prima contestazione a cui le difese possono rispondere con proprie memorie entro 45 giorni. Questa, dunque, è una fase preliminare, che potrebbe concludersi con l’archiviazione del procedimento.
L’atto, firmato dal procuratore regionale Marcovalerio Pozzato, è stato inviato all’ex direttore Silvio Bartolomei, dimessosi l’anno scorso dopo pochi mesi di servizio, al quale viene presentato il «conto» più salato (pari al 67%), Massimo Corradi, che svolse l’incarico di sostituto direttore (per il 15%) e ai componenti della giunta esecutiva che nel novembre 2016 diedero il via libera all’acquisto del software incriminato, ovvero il presidente Joseph Masè, Florio Bressi, Fausto Cattani, Ruben Donati, Matteo Masè, Matteo Motter, Ivano Pezzi, Bruno Simoni e Stefano Zanini (ciascuno chiamato in causa per un 2% del danno ipotizzato).
Il procedimento della magistratura contabile, che ha affidato le indagini alla polizia tributaria della Guardia di finanza, prende le mosse dalla presentazione di un esposto da parte degli ambientalisti («Associazioni naturali del Trentino»), che avevano puntato il dito contro la delibera con cui la giunta del Parco il 3 ottobre 2016 aveva deciso l’acquisto di un software, uno strumento web per l’attività di report aziendale denominato «YouCubes - Tableau», per 33 mila euro (Iva esclusa). A fornirlo la «HBT Sa srl», società con sede a Padova, città d’origine dell’ex direttore Bartolomei che - questa è l’accusa - avrebbe avuto rapporti d’affari con l’azienda e che, dunque, avrebbe cercato di favorire proprio la ditta padovana, senza che né la giunta esecutiva né il sostituto direttore si opponessero.
Dall’attività di indagine delle Fiamme gialle è emerso che, a quel provvedimento, sarebbero seguite altre spese per forniture connesse al nuovo software, per un ammontare complessivo di oltre 62mila euro. Forniture che, secondo l’accusa, sarebbero state fatte senza una preliminare verifica tecnica che confermasse l’opportunità dell’acquisto, anche alla luce degli strumenti informatici già in uso e senza una preliminare analisi del mercato.
Non solo. Secondo la procura regionale quell’acquisto sarebbe stato fatto senza che ve ne fosse una effettiva necessità, tanto più che la fornitura non sarebbe stata nemmeno istallata del tutto e sarebbe stata usata da un solo dipendente (nonostante dieci licenze acquistate). Se nella prospettiva dell’accusa il vero artefice della vicenda sarebbe Bartolomei - nonostante la delibera sia stata assunta quando non era ancora insediato e a farne le funzioni era Corradi(nominato il 29 luglio 2016, aveva preso effettivamente servizio il 2 novembre per poi dimettersi il 16 gennaio 2017, dopo prime dimissioni già ventilate in novembre) - alla giunta e al direttore sostituto viene contestato di essersi lasciati condizionare dal padovano nell’acquisto dell’inutile fornitura, dimenticando di tutelare gli interessi pubblici.
Quanto al danno erariale ipotizzato alle casse del parco, pari a 62mila euro, per il 67% viene addebitato all’ex direttore, che ha proposto l’affidamento dell’incarico e predisposto i provvedimenti di spesa ritenuti illegittimi; a Corradi per un 15% per avere seguito l’istruttoria ed avere espresso un parere di regolarità condabile sulla delibera adottata, oltre ad avere messo la firma su altre determinazioni di spesa. La quota restante è in capo ai membri della giunta.