Travolto sulla cascata di ghiaccio, muore alpinista di Pieve di Bono
Sgomento. Sconcerto. Incredulità. Ha lasciato senza parole la scomparsa di Matteo Penasa, deceduto ieri poco sopra Malga Caino, su quelle montagne che tanto amava. La notizia ha iniziato a circolare nel pomeriggio lasciando la comunità attonita. Una comunità nella quale Penasa era ben inserito e molto attivo sia per essere stato per un paio di anni, dal 2010 al 2012, amministratore come capogruppo della minoranza nel consiglio dell’allora Comune di Pieve di Bono e sul fronte del volontariato e dell’associazionismo.
Classe 1975, Penasa, perito elettrotecnico e impiegato di Hydro Dolomiti Energia per la quale curava la manutenzione delle centrali di Cimego e di Malga Boazzo e della diga di Bissina, era da sei anni presidente della Banda Musicale di Pieve di Bono, una delle associazioni più antiche delle Giudicarie. Ma non solo, era uno sportivo, un escursionista e una persona attenta e puntuale nel lavoro come nella vita.
È proprio il sindaco di Pieve di Bono Prezzo Attilio Maestri a tracciarne a caldo un ricordo. «Era una persona molto impegnata nel volontariato e presente nella comunità - racconta il primo cittadino, esprimendo la vicinanza della comunità alla famiglia, alla moglie e al figlio di nove anni -. Lo dimostrano la sua partecipazione ad attività sportive al suo impegno nell’amministrazione comunale. È sempre stato attento alle esigenze della sua comunità. Era molto sportivo e un amante delle escursioni, come dimostra, purtroppo il fatto di oggi (ieri, ndr). Era un padre molto attento, accompagnava sempre il figlio agli allenamenti e alle partite di calcio». Proprio ieri sera, la squadra del figlio, che gioca nei Pulcini, avrebbe dovuto partecipare a una trasmissione televisiva a Rttr.
«Era presente per il figlio. Oltre a essere e un padre era anche un amico per lui» commenta anche Sandro Rota, il maestro e direttore della banda, che di Penasa ricorda la passione per la musica (suonava il trombone a tiro) e il suo grande impegno sociale e sportivo. «Era un amante della montagna - commenta il compagno di suonate - e spesso andava da solo, come oggi (ieri ndr). Purtroppo sono cose che succedono».
«Sono ancora frastornato. Non so cosa dirle». È senza parole Bruno Beltramolli, collega di Penasa e fino a qualche tempo fa suo capo squadra. La notizia lo ha colto impreparato e non l’ha ancora metabolizzata. Ed è così anche per Pietro Bonomini, che con Penasa lavorava da almeno dieci anni. «Quando l’ho saputo sono rimasto di ghiaccio - ammette -. Non era uno sprovveduto ed era molto attento e prudente. Aveva la testa sulle spalle. Non so cosa possa essere successo. Non me la sento di dire nulla. Oltre che un collega, era anche un amico».
LA CRONACA - È stato trovato senza vita il corpo dell'uomo che questa mattina era uscito da solo per scalare una cascata di ghiaccio sopra Malga Caino sulla sinistra orografica del fiume Chiese (Cimego, Valle del Chiese). A dare l'allarme al Numero Unico per le Emergenze 112 verso le 15.10 è stato il padre, dopo aver atteso inutilmente il rientro del figlio. La vittima è Matteo Penasa, 43 anni, di Pieve di Bono.
Il coordinatore dell'Area operativa Trentino Occidentale del Soccorso Alpino ha chiesto l'intervento dell'elicottero per effettuare un sorvolo sulla zona, che ha portato a individuare il corpo dello scalatore alla base della cascata di ghiaccio. L'elicottero ha quindi fatto sbarcare sul posto il Tecnico di Elisoccorso, il personale del Soccorso Alpino e il medico, il quale non ha potuto fare altro che constatare il decesso dell'uomo. Probabilmente gli è stata fatale una caduta mentre stava scalando. Il corpo della vittima, un uomo di Pieve di Bono di 43 anni, è stato recuperato dall'elicottero con il supporto del personale del Soccorso Alpino e trasportato alla camera mortuaria dell'ospedale di Tione.
Ieri era stato un sabato tragico sulle montagne dell’Alto Adige: due valanghe hanno ucciso uno sciatore altoatesino in valle Aurina e un ice-climber di Novara in Vallunga. La prima tragedia è avvenuta nei pressi del comprensorio sciistico della Valle Aurina. Una valanga, con un fronte largo 50 metri e lungo 200, si è staccata dal monte Spicco e ha travolto sei sciatori che erano impegnati in un fuoripista a 2.400 metri di quota. Sul posto sono intervenuti gli uomini del soccorso alpino e i vigili del fuoco volontari che sono riusciti ad individuare gli sciatori e li hanno estratti dalla massa nevosa. Cinque di loro sono sopravvissuti, mentre il sesto, Jacob Pallhuber, 21 anni di Valdaora (Bolzano) non ce l’ha fatta.
La seconda tagedia aveva copito a Vallunga un trentacinquenne di Novara, Gabriele Torno, impegnato nella scalata di una cascata di ghiaccio quando, all’improvviso, è stato investito da una slavina che lo ha trascinato per centinaia di metri. L’incidente si è verificato poco lontano dal centro di addestramento alpini dei Carabinieri. L’allarme è stato lanciato dal compagno di cordata, rimasto incolume. Vano anche in questo caso è stato l’intervento dei soccorritori del Soccorso alpino e di un elicottero: lo scalatore è morto sul colpo.