Mega hotel alla Zangola, maretta nell’Asuc di Fisto: avanti col progetto, ma con qualche timore
Il progetto prevede lavori per otto milioni, quasi due ne deve mettere l’uso civico, le perplessità sono sul piano finanziario e sulla (malaugurata) possibilità di perdite
FISTO. Che l'assemblea fosse attesa lo testimonia la presenza: nel piazzale del ristorante Casa Moresc si sono presentati una quarantina di capifamiglia di Fisto, ossia poco meno della metà del totale. D'altronde il tema è di quelli capaci di stimolare il dibattito, non tanto e non solo nella sostanza, quanto nelle modalità di realizzazione del progetto.
La vicenda è nota: l'Asuc (certamente fra le più ricche della valle) si accorda con una società frutto di associazione temporanea di imprese (3 Club srl) per la ristrutturazione, attraverso un progetto di finanza, della Zangola e della Zangolina, due strutture nella piana di Nambino (sopra Madonna di Campiglio) bisognose di tornare ad essere gioiellini, com'erano fino alle disgrazie varie (umane e naturali) che le hanno colpite. Per la riuscita servono oltre otto milioni.
E qui nasce il progetto di finanza, con la "3 Club", la quale metterà la stragrande maggioranza dei soldi, mentre l'Asuc ne metterà circa il 20%: un milione e 900.000 euro.
«Un affare», si dirà, «tanto più che l'Asuc riscuoterà 150.000 euro all'anno di affitto per una quindicina d'anni». Ma fu vero affare?
Il direttivo (magari non all'unanimità) è convinto di sì. Ma non mancano all'interno dei capifamiglia i perplessi. Coloro che speravano di ottenere chiarimenti l'altra sera sono tornati a casa insoddisfatti. Le certezze degli amministratori sono state espresse da tre dei cinque consiglieri (presidente compreso), con sfumature diverse, ma con eguale sostanza: «La riunione di questa sera è stata indetta per comunicare il punto della situazione.
Il direttivo è stato confermato dai capifamiglia meno di due mesi fa, e gli elettori erano consapevoli del lavoro svolto». Quindi "avanti con gli scavi", per declamarla con un detto popolare. Tradotto: a breve verrà firmata la convenzione, quindi partirà l'iter, che significa progetto, richiesta delle autorizzazioni ai servizi pubblici locali e provinciali; per quanto rapido, porterà via il suo tempo.
I perplessi che cosa chiedono? La visione di un piano economico, perlomeno un rendering del progetto, una valutazione rischi-benefici. Insomma, se l'operazione appare certamente di grande interesse, c'è chi teme uno scontro fra Davide e Golia, là dove Davide è l'Asuc, mentre Golia sarebbe il raggruppamento di imprese che vede al centro una grossa azienda edile bresciana.
Si dirà che ci fu un tempo in cui vinse Davide, ma non è detto che il miracolo si ripeta.Si diceva che tre membri del direttivo sono concordi nell'andare avanti senza por tempo in mezzo, anche perché se n'è perso fin troppo. Sono il presidente Massimo Ferrazza e i consiglieri Luigino Masè e Daniele Adami.
Se Andrea Tosi si è chiamato fuori dai giudizi (è l'unico nuovo ed è appena arrivato), Mauro Villi (non contrario all'operazione in sé) ha posto un paio di richieste: attivazione di un'assicurazione a carico del concessionario per coprire i rischi di forza maggiore che potrebbero sorgere nella durata del contratto; inserimento della mappa dei rischi nel contratto PPP (partenariato pubblico privato).In pratica, se si verifica una crisi per cause di forza maggiore, le perdite vanno spartite.
Considerate le forze in campo, cosa potrebbe succedere? In tempi di incertezze verso il futuro (l'ultimo anno docet) non sono questioni banali, come sostengono i perplessi.