Mancano infermieri per la casa di riposo, a Spiazzo Rendena li assumono dal Paraguay
Quattro giovani laureati, con esperienza, alla San Vigilio: «Quelli che avevamo sono tutti andati in Azienda Sanitaria, che è più attrattiva. Mesi di duro lavoro per le pratiche di immigrazione»
SPIAZZO RENDENA. Jessica, Natalia, Fernando e Cristian sono giovani, laureati e vogliosi di farsi una vita dignitosa. Hanno scavalcato l'Oceano Atlantico e da sabato scorso vivono e lavorano a Spiazzo, nel cuore della Rendena. Vengono dal Paraguay. E sentiamo già qualcuno chiedere: «Para ché?».
Sì, perché del Sudamerica si conoscono Brasile, Argentina, Uruguay e Cile per gli emigrati trentini e per il calcio, Colombia per il caffè e la coca, e poco altro. Senza la pretesa di tenere una lezione di geografia, il Paraguay ha una superficie del 40% più grande dell'Italia e ha appena 6 milioni di abitanti; è stretto in mezzo al continente senza sbocchi sul mare e ha una bandiera particolare. Cercare per credere. Fine della lezioncina.
Torniamo a Spiazzo. I quattro professionisti si sono formati all'Università di Infermieristica della Cattolica e all'Università di Unves, a Villarrica, per poi lavorare presso il Pronto soccorso della stessa Università, «nella quale hanno assunto competenze importanti», assicura la presidente della casa di riposo San Vigilio di Spiazzo, Giovanna Tomasini.
«Negli ultimi mesi - le fa eco il direttore Roberto Povoli - hanno maturato l'idea di trasferirsi in Italia. Abbiamo condotto un'azione congiunta in più soggetti: da una parte noi, dall'altra Cynthia Garcia in Paraguay, l'Azienda sanitaria, la Questura e l'assessorato. Così si è arrivati all'obiettivo».
«Sono stati mesi di notevole lavoro - commenta Tomasini - con uno sforzo per lo staff di direzione, che ha coinvolto molte figure per arrivare al risultato; un grazie va alle istituzioni locali e provinciali, che a tempo di record hanno completato le pratiche».
Una curiosità: bisogna proprio andare a prendere gli infermieri in Paraguay? Per la verità viene in mente l'arrivo recente in un'altra struttura per anziani di infermieri da Tirana, con un accordo cdella Federazione delle Cooperative con l’Università albanese. «Noi - spiega la presidente - abbiamo avuto la migrazione di quattro infermieri verso l'Azienda sanitaria, contro la cui concorrenza non si può nulla: stipendi più alti, meno stress, possibilità di carriera, attrattività più forte rispetto a quella delle case di riposo. Poi dobbiamo ringraziare l'Azienda perché ci ha lasciato gli infermieri che avevano vinto il concorso finché abbiamo trovato da sostituirli».
Però a questo punto la presidente Tomasini si toglie il sasso che le gratta il piede da almeno un mese. «Vorrei precisare che i quattro non se ne sono andati per i disagi vissuti dentro la struttura, perché di disagi non ce ne sono. Quando è uscito l'articolo che raccontava di familiari a disagio, proprio i familiari sono venuti a dirci che tutto va bene. Mi preme sottolineare che criticità non ce ne sono. O meglio, esistono per tutti». E pensa alla necessità di alloggi a canone agevolato. «Mi lasci ringraziare il direttore per il lavoro svolto, che è stato enorme».