Incompiuta / Il caso

Un ponte è vecchio, quello nuovo mai aperto, adesso il terzo «provvisorio» ma dovrà poggiare sullo spazio di un esercizio pubblico, risarcito con ...

A Ponte Caffaro nuova puntata della telenovela: esproprio per nove mesi, demolizione della veranda e riempimento di sabbia e mattoni per il garage sottostante, ma il padrone si arrabbia

di Giuliano Beltrami

PONTE CAFFARO. Duemila euro. Si dirà: "Un'inezia!". Vero. E' l'ultima, e più piccola, spesa dello scandaloso "affaire Ponti di Caffaro". Ma chi la deve percepire (si badi bene, percepire, non pagare) si appella... A dire la verità non sa più a chi appellarsi. Ripartiamo da capo, che è meglio.Caffaro: torrente che separa due province, Trento e Brescia. Statale 237 (detta del Caffaro): unisce le due province di cui sopra. Per unire ciò che separa servono i ponti.

Quello sul Caffaro (77 chilometri da Trento, 55 da Brescia) è vecchio e malandato, ma sopporta ancora carichi da 400 quintali nonostante sia del 1906, a testimoniare che un tempo si facevano le cose per bene. Però è malandato, quindi ci vuole un'alternativa.

La storia è nota, perciò saltiamo la querelle con la Soprintendenza ai Beni culturali di Brescia che ha dichiarato intoccabile il ponte vecchio; la decisione di costruirne uno nuovo 30 metri a valle del vecchio; l'inutile costruzione con mancata apertura da cinque anni perché i camion non riescono ad entrare nel ponte nuovo; il rimpallo di responsabilità.

Tutte cose all'italiana, anche se da queste parti qualcuno si illudeva ancora di essere erede di Franz Josef. L'ultima puntata della vicenda (che meriterebbe di diventare un libro) coinvolge un bar storico di Ponte Caffaro, Palazzini (apertura 1915), che sta proprio di là dal ponte, in terra bresciana.Alla fine si è deciso: si deve aggiustare il ponte storico. Nel frattempo, non potendo far passare il traffico sul ponte nuovo (la domanda è: cosa lo avranno fatto a fare?), bisogna installare un ponte provvisorio, in mezzo fra i due ponti.

C'è un problema (è solo l'ultimo): per transitare sul ponte provvisorio si deve passare sul plateatico del bar, che in questo momento è chiuso. «Chi vuoi che lo prenda in simili condizioni?», si rammarica Maurizio Palazzini. Ha altre ragioni di rammarico il signor Maurizio.

«Si sono presentati dicendo: 'C'è una somma urgenza, per cui, che tu dica di sì o di no, dobbiamo procedere'. Mi hanno spiegato che il ponte provvisorio rimarrà nove mesi. In cambio riceveremo duemila euro di indennizzo». Che fa, se la matematica non è un'opinione, poco più di duecento euro al mese.

«Già! Ma c'è una complicazione». Il plateatico dovrà sopportare il passaggio di autotreni a pieno carico (500 quintali), ma sta sopra i garage e i depositi della casa di Palazzini. Può la soletta reggere simili pesi? «Nessun problema: si puntella sotto e si riempiono di ghiaia le stanze, così da reggere il peso».

No, non è una barzelletta.«E' una aperta violazione - si dispera Palazzini - perché mi danno 200 euro al mese di affitto per espropriarmi i garage senza dirmi dove devo mettere le macchine e tutto ciò che ho nel deposito».

Ma si vocifera che abbiate preso 50.000 euro... Si agita Maurizio Palazzini: «I 50.000 euro sono previsti per i lavori: riempimento all'inizio, sostituzione delle mattonelle con l'asfalto, eliminazione della tettoia in legno e dei vetri, ripristino finale. Non sono per noi. E' una palese ingiustizia. Dovranno smontare anche la veranda. Non posso affittare il bar, eppure pago l'imu e le imposte varie. Possibile che nessuno dica niente?».

Siccome il ponte poggia anche sul Trentino, Palazzini ha cercato il presidente Maurizio Fugatti in un disperato tentativo di trovare un briciolo di attenzione. «Ma ci è stato spiegato che è un problema della Provincia di Brescia. Ho fatto notare che il ponte provvisorio (900.000 euro) lo paga la Provincia di Trento». La conclusione di Palazzini è amara: «Ci sentiamo abbandonati da tutti».

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