Addio al mitico Pierino, del ristorante in Val Daone: da fondatore di cooperativa ed asilo, ai tanti anni dietro al bancone
Una famiglia di carbonai, poi gli anni del boom e tante iniziative vulcaniche per la sua comunià: Mantovani se n’è andato a 90 anni
BONDONE. Dopo la regina se n'è andato anche il re. Non era una testa coronata, però Pierino Mantovani (nella foto) re lo era ugualmente: della valle di Daone. Un re umile, lavoratore e narratore. Se n'è andato in silenzio, nel letto dell'ospedale di Tione, e con lui (non è retorica) se ne va un mondo.
Aveva 90 anni Pierino, nato il 17 dicembre del 1931 a Bondone. E di Bondone ha sempre mantenuto quella parlata dolce, senza spigoli, nonostante abbia girato in lungo e in largo vari territori. Ma a Bondone, in mezzo alle case affrescate e soprattutto ai ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, tornava sempre con piacere, insieme alla moglie Lucia, che oggi lo piange con i figli Andrea e Silvia, i nipoti e l'intera comunità, e non è retorica nemmeno questa. Domani pomeriggio tornerà definitivamente a casa.
Difficile ricordare tutte le tappe di Pierino. Famiglia di carbonai (ma chi non faceva il carbonaio a Bondone?), partì anch'egli da ragazzino per le montagne, quando il mondo era straziato dalla voce degli eserciti. Ed era vita dura quella del carbonaio, che dopo aver lavorato nel bosco tutta l'estate portava il carbone alla vendita. E poteva capitare, come accadde proprio alla famiglia di Pierino, di incappare nel commerciante senza scrupoli che prendeva il frutto del sudore e se la batteva senza pagare, lasciando gli sventurati per un anno a far debiti in Cooperativa.Raccontare la vita di Pierino è fare un tuffo nel passato. Le sue erano storie di fatiche, ma anche di scommesse e gratificazioni. Scommesse? Come chiamare quella dell'1 gennaio del 1949, quando insieme a sedici paesani fondò la Famiglia Cooperativa? E quella del 1953, quando contribuì a fondare la scuola materna? Sempre con l'obiettivo di tenere viva la comunità di Bondone. Subito dopo venne eletto presidente del circolo Acli del paese, cui seguì la presidenza di un altro circolo dell'Associazione dei lavoratori cristiani: quello di Boazzo e Bissina.
E qui arriviamo alla scommessa della vita. Era il 1956, e Pierino aveva 25 anni, ma aveva già fatto un sacco di cose. Nella valle di Daone i "cercatori d'oro" del dopoguerra avevano trovato giacimenti preziosi. No, niente pepite: era l'oro bianco di cui un'Italia vogliosa di ripartire dopo le tragedie della guerra aveva una fame perfino esagerata. Era l'acqua che veniva chiusa dietro grandi barriere e incanalata per far girare turbine. Quassù salirono migliaia di operai di tutta Italia per bucare la montagna e per riempire pascoli di acqua. Nel 1956 fervevano i "grandi lavori", e quel ragazzone di 25 anni salì fino ai 1.800 metri di Bissina per gestire gli spacci dei lavoratori fino al termine dei grandi lavori, nel 1960. Da quell'anno iniziò la seconda vita di Pierino, che sarebbe durata fino a venerdì 23 settembre 2022, giorno del congedo: la vita nel "Giardino dei ginepri", come aveva intitolato il suo libro di memorie in valle di Daone.
Per mezzo secolo ha gestito il ristorante che portava il suo nome, diventato punto di riferimento per tutti quelli che passavano. Anche perché Pierino amava sedersi e raccontare. Lo ha fatto fino all'ultimo, perché dopo aver ceduto il ristorante (gli anni andavano su), ha tenuto il bar alla diga di Bissina.
Altra scommessa. 1971: nasce la Mostra micologica della valle di Daone, che dal 1973 verrà gestita dal Gruppo micologico dedicato a don Giovanni Corradi. Per decenni è stato il rito della terza domenica di settembre proprio al ristorante Da Pierino, prima di scendere in fondovalle.
Questa, come tante altre storie straordinarie della valle raccontava Pierino, e te le raccontava con semplicità, come fossero storie quotidiane. Da venerdì non le racconterà più: la voce di Pierino si è spenta.