L’addio / Persone

Addio a Graziano Ferrari, l'arrotino di Londra: è stato anche presidente del Circolo dei trentini

A piangere Graziano, insieme ai figli, per una vita passata insieme c’è la moglie Giorgina, rendenera di Carisolo. E ci sono anche gli amici che ha mantenuto nelle Giudicarie. Primi fra tutti il personale e la dirigenza del Centro Studi Judicaria

di Giuliano Beltrami

LONDRA. Ci ha lasciato Graziano Ferrari. Ai trentini forse non dirà molto; ai trentini di Londra dice tutto e stringe il cuore. È stato presidente del Circolo; è stato un arrotino, di quelli che ce l’hanno fatta. Non perché abbia avuto una particolare fortuna dalla sua, ma grazie all’indomabile spirito di uno che non molla mai.

A Londra era arrivato giovanissimo, nel 1966, dopo un periodo passato a Trieste a fare il commesso in una salumeria. Dalla Rendena in quel tempo non emigravano solo molèti, ma anche salumai. E Graziano, quindicenne, era stato mandato da Breguzzo a Trieste per fare il commesso. Lì aveva fatto amicizia con Alessandro Collini, che il molèta lo faceva sul serio e che, soprattutto, aveva una figlia sposata a Londra con un molèta. Iniziò tutto da lì. «Non è che hanno bisogno di un aiutante?», chiese Graziano. Due giorni attese: dalla domenica al martedì. «Puoi andare». E un paio di settimane dopo partì per la metropoli inglese.

I primi anni sono stati quelli tipici di chi stava al servizio degli arrotini presenti sulla piazza da più tempo: l’aiutante che si muoveva fra negozi e ristoranti a molare coltelli. Ma per il carattere di Graziano non poteva durare: infatti ad un certo punto si è preso una piazza tutta sua e si è messo in proprio. Si dice piazza per definire il giro, il quartiere. Negozi, macellerie, ristoranti sono tuoi nella spartizione del mercato. Naturalmente la piazza non cade dal cielo insieme alla manna: te la comperi dai colleghi che vendono perché vanno in pensione e magari non hanno eredi. «Se io compero la tua piazza, il tuo giro insomma, sono tenuto a rimborsarti i primi nove mesi delle entrate che ti dava quella piazza”» ci raccontava un paio di anni fa Graziano Ferrari. Il molèta, storia di un’evoluzione. Perché innovare è fondamentale per crescere. Un tempo si andava nei locali per molare.

«Poi ci siamo evoluti: abbiamo comperato i coltelli e li portiamo nella macelleria o nel ristorante: ritiriamo quelli da molare e lasciamo quelli nuovi. Così moliamo nei nostri laboratori: facciamo prima e non facciamo perdere tempo al cliente», raccontava Graziano. Il quale ha comperato la piazza da colleghi che andavano in pensione e non avevano eredi. Non perché i molèti non avessero figli, ma perché i ragazzi della terza generazione, ben inseriti nel contesto della città, si sono laureati e hanno imboccato altre strade professionali.

Anche il figlio di Graziano ha la laurea in tasca, ma ha deciso di proseguire con l’azienda (perché è un’azienda vera e propria) di papà. È cambiato il mestiere di arrotino, ed è cambiato il Circolo dei trentini londinesi. Se all’inizio gli emigrati si tenevano su a vicenda, orfani della propria vallata, del dialetto, della famiglia e delle montagne, per i figli e i nipoti la musica è cambiata.

Lo abbiamo detto: sono arrivate le lauree; i matrimoni non sono più celebrati solo con valligiane. Un velo di tristezza prende quelli della generazione di Graziano (classe 1948) perché sentono la Provincia lontana.

A piangere Graziano, insieme ai figli, per una vita passata insieme c’è la moglie Giorgina, rendenera di Carisolo. E ci sono anche gli amici che ha mantenuto nelle Giudicarie. Primi fra tutti il personale e la dirigenza del Centro Studi Judicaria. La moglie ha postato la foto di Graziano davanti alla mola che si trova nella sede del Centro Studi, a Tione.

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