Impianti / Il caso

Ponte Arche, stop all’autorizzazione: accolti i ricorsi contro l’antenna

La partita sulla maxi antenna nel Bleggio si riapre. Il Tar di Trento, infatti, ha accolto i ricorsi presentati da Comune di Comano e Consorzio delle Terme e ha annullato il provvedimento con cui la Provincia aveva dato il via libera alla posa della maxi antenna Wind, alta 29 metri
PONTE ARCHE La protesta e il ricorso contro l'antenna

di Flavia Pedrini

PONTE ARCHE - La partita sulla maxi antenna non è finita, ma il primo tempo si chiude con la squadra composta da Comune di Comano e Consorzio delle Terme in vantaggio. I giudici del Tar di Trento, infatti, hanno accolto i ricorsi presentati dai due enti, assistiti dall’avvocato Andrea Lorenzi e hanno annullato il provvedimento con cui la Provincia aveva dato i via libera alla società Zefiro Net srl alla posa della maxi antenna Wind che svetta sul territorio comunale di Stenico (di proprietà dell’Asuc).
 
Un’autorizzazione per gli impianti fissi di telecomunicazione e radiodiffusione che era stata “staccata” il 19 dicembre 2023 alla luce dell’esito favorevole della conferenza dei servizi. Il manufatto, per ora, resta al suo posto, ma piazza Dante dovrà dare corso ad una nuova istruttoria per quanto riguarda la valutazione paesaggistica sul progetto, nella quale - si legge in sentenza- «dovranno trovare bilanciamento e concreta ponderazione gli interessi contrapposti: quello paesaggistico e di tutela ambientale, sul quale l’istruttoria svolta si è rivelata incompleta, e quello di garanzia dei servizi di telecomunicazione e digitali, bilanciamento che non può che essere svolto in concreto approfondendo anche la possibile utilizzazione di alternative localizzative (compresa quella suggerita dal Comune, alla luce della disponibilità mostrata da un cittadino ad ospitare l’antenna sul suo terreno ndr), che consentano una soluzione di ragionevole contemperamento degli interessi in gioco».
 
Insomma, l’invito è quello di coltivare anche la strada del dialogo, per trovare una collocazione alternativa della maxi antenna. Il casus belli è noto. Due anni fa al Comune di Comano era arrivata la richiesta di installare l’antenna sulla collina sopra il cimitero di Cares. La risposta fu un netto no. Allora la società bussò dai vicini di Stenico. Anzi, per essere precisi, chiese la possibilità di farlo sul terreno di proprietà dell’Asuc che, in questi mesi, si è difesa ricordando che il progetto aveva incassato l’autorizzazione da tutti i servizi provinciali. E piazza Dante, infatti, ha deciso di resistere al ricorso presentato, come Zefiro e Wind.
 
I ricorrenti, Comune e Terme, sostenuti in questa battaglia anche dall’associazione “Fare un paese”, contestano lo “sfregio” causato dal manufatto.
 
Nel ricorso parlano del «“devastante” impatto prodotto dall’infrastruttura autorizzata e realizzata, che grava sul Parco termale e sul Grand Hotel Terme nonché sull’abitato di Ponte Arche, stante la particolare vicinanza dell’antenna, nonostante la sua collocazione su area nella disponibilità dell’Asuc di Stenico posta nel Comune catastale di Stenico». Ed è proprio l’aspetto dell’impatto paesaggistico dell’opera quello su cui i giudici hanno accolto i rilievi mossi.
 
In particolare il Tar ricorda che «il sito oggetto di localizzazione dell’impianto è assoggettato a tutela ambientale», come prevede il Piano urbanistico provinciale, ma che «tale classificazione non è stata considerata dalla società Zefiro in sede di presentazione del progetto». L’effetto? La relazione che accompagna la domanda di autorizzazione appare «laconica ed insufficiente». Un elaborato che, per i giudici, non può qualificarsi come una relazione paesaggistica e che non offre un quadro completo del contesto. In particolare, si legge, con un’unica fotografia viene rappresentato dall’alto solo il versante di Stenico, che è a bosco. Circostanza che per i giudici ha inciso anche sul parere reso dal rappresentante del Servizio provinciale urbanistica e tutela del paesaggio in conferenza dei servizi, perché non offre un quadro completo dell’impatto visivo.
«Che l’infrastruttura assuma rilievo anche per il contesto, rimasto privo di esame, dell’abitato del Comune di Comano Terme, ivi compreso il complesso termale e relativo parco, è evidente invece dalla documentazione anche fotografica prodotta in giudizio, il che conferma la carenza istruttoria in cui è incorsa la Provincia di Trento». scrive il Tar. Una lacuna che dovrà essere colmata con una nuova istruttoria. O la ricerca di un piano B.

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