I pericolosi veleni Pfas nelle acque del Chiese: trovati nel 2018, ma i dati non sono ancora resi noti
Fra monitoraggi, studi, analisi, l’inquinamento che riguarda anche pozzi dell’acquedotto pubblico è ancora da definire, ora Appa annuncia i risultati per marzo 2025
STORO. Pfas e Pfos: sostanze perfluoroalchiliche, o acidi perfluoroacrilici, una famiglia di composti chimici tossici usati prevalentemente nell'industria, le cui tracce furono trovate improvvisamente in alcuni punti di controllo del fiume Chiese fra Condino e Storo. Era il 2018, e la questione suscitò anzitutto interesse, cui seguì, com'era ovvio, preoccupazione.
A tenere alta l'attenzione in questi anni è stato Alex Marini, originario di Darzo, consigliere provinciale fino al 2023 dei Cinquestelle, il quale, anche ora che è cittadino senza deleghe politiche, continua a tenere caldo il ferro da battere. Periodicamente Marini informa dal suo blog rispetto allo stato dell'arte. Senza ripercorrere data per data la vicenda, basta ricordare la scoperta della contaminazione della falda (2018), la mozione del Consiglio provinciale per impegnare la Giunta a sottoscrivere l'accordo fra Appa e università di Trento (2019), l'avvio definitivo dello studio (2021), la consegna della relazione finale dello studio da parte dell'università (agosto 2024).
Infine arriva il 23 dicembre 2024, quando Appa (l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) ha fatto una serie di comunicazioni: anzitutto che lo studio ha coinvolto parecchie strutture provinciali; in secondo luogo che sono state fatte perforazioni e carotaggi su incarico del Servizio geologico nel 2022; inoltre che ci si è avvalsi del laboratorio Arpa del Veneto per ulteriori analisi nel 2023.
Quindi? «Appa - spiega Marini - ha comunicato che i risultati saranno resi disponibili entro il 15 marzo 2025». Intanto? «Tenere alta l'attenzione - ammonisce l'ex consigliere provinciale - perché i Pfas rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica in quanto sono sostanze chimiche permanenti che si caratterizzano per la loro estrema persistenza nell'ambiente e la loro resistenza alla degradazione naturale. È importante sottolineare che si decompongono solamente attraverso processi di incenerimento ad alte temperature. Particolarmente preoccupante è la loro tendenza all'accumulo negli organismi viventi e nel corpo umano. Gli effetti sulla salute possono essere molto gravi e variegati: si va dai danni al fegato alle malattie della tiroide, dall'obesità ai problemi di fertilità, fino ad arrivare al rischio di sviluppare forme tumorali (si suggerisce la visione del film 'Cattive acque' per comprendere l'impatto sulla salute umana)».
Non si può dire che sia un messaggio ottimistico all'inizio dell'anno. Non resta che attendere i risultati della modellazione della falda. «Ci forniranno dati importanti sulla propagazione della contaminazione, che desta particolare preoccupazione», commenta Alex Marini, che è tranchant: «Nonostante per decenni un pozzo di acqua contaminata abbia alimentato l'acquedotto comunale, non sono mai stati condotti studi specifici sugli effetti sulla salute della popolazione locale. Una situazione che solleva seri interrogativi, considerando che la tutela della salute pubblica dovrebbe prevalere su qualsiasi timore di generare allarme sociale o sulle difficoltà tecniche dello studio».