I soci della La Vis contro le Rurali «Ci ostacolano, chiudiamo i conti»

Manifestazione di fronte alla sede della Federazione cooperative, in via Segantini a Trento, stamane, per i soci della cantina La Vis

Manifestazione di fronte alla sede della Federazione cooperative, in via Segantini a Trento, stamane, per i soci della cantina La Vis: erano in 250 circa a protestare (vedi il video in basso) chiedendo un approccio istituzionale diverso alla crisi di questa importante realtà economica. Nei giorni scorsi quarantina di soci della cantina, nell'ambito della battaglia per dire no al commissariamento deciso dalla Provincia, hanno rilanciato con forza la richiesta alle banche, a partire da Cassa Centrale e dalle Casse rurali, di non temporeggiare più e di dare il proprio parere (positivo) sul piano di rilancio della La Vis, già asseverato da un tecnico terzo.

Per dare più forza alla propria richiesta agli istituti di credito e per protestare contro Giorgio Fracalossi, come presidente di Cassa centrale e Rurale di Trento, considerato persona «che sta mettendo i pali tra le ruote» alla Cantina di La Vis, i circa 40 soci hanno deciso di presentare richiesta alle proprie casse rurali, a partire da quella di Lavis e quella di Trento, di chiudere i conti correnti e di uscire come soci.

Già ieri alla sede di quella di Lavis una ventina di contadini, soci della cantina e della Rurale del centro rotaliano, hanno comunicato ai funzionari l'intenzione di chiudere i conticorrenti e di uscire dalla compagine sociale. Lo stesso intendono fare i soci della La Vis che sono anche correntisti della Rurale di Trento. Entro la settimana, spiegano i soci stessi, dovrebbero essere presentati i moduli per perfezionare l'operazione.

La ragione del boicottaggio deciso dai soci è chiara: «Se loro non aiutano noi, ci comportiamo di conseguenza» hanno spiegato ai funzionari della Rurale di Lavis.
«Il nostro è un appello contro le Rurali, e in particolare Cassa centrale e il suo presidente Giorgio Fracalossi, che ci sta mettendo i pali tra le ruote, quando invece dovrebbe essere proprio la cooperazione a dimostrare solidarietà e aiutare la Cantina di Lavis - spiega Arturo Brugnara di Meano, socio della cantina - Siamo disposti a prelevare i nostri soldi dalle nostre rurali e così faranno anche i nostri figli e nipoti».

La richiesta dei soci alle banche è, spiega Vittorio Pisetta , «che fissino un termine preciso per dare un parere definitivo al piano di rilancio. Piano prevede di ripagare tutti i creditori». Non solo: «A sostegno del progetto di rilancio - afferma un altro socio, Antonio Gottardi - ci sono i 1.000 soci che ci credono». Per Paolo Odorizzi, di Lavis, «i soci della Cantina che lo sono anche della Rurale di Trento devono uscire, è un modo per tutelarsi da azioni che ci stanno danneggiando e dalla mancanza di chiarezza e di onestà. Come possiamo accettare che Fracalossi sarà presidente di Fedcoop dopo che ha messo ostacoli alla La Vis?». Anche Dario Sebastiani di Meano si dice «deluso e arrabbiato. Ci sentiamo presi in giro da Cassa centrale e dalla Rurale di Trento, perché non ha mai detto di no chiaramente e hanno temporeggiato per 10 mesi».

Nel mirino anche il commissariamento che, secondo Loris Pilati di Pressano potrebbe portare «allo smembramento della cantina, facendola tornare indietro agli anni ?90. Ma questo è impossibile: Cesarini Sforza ad esempio è fondamentale per remunerare lo Chardonnay della val di Cembra, cosa che conferendo a Cavit non si riuscirebbe più a fare».
Il tempo intanto stringe: venerdì scade l'ultimatum della giunta provinciale: se le banche non daranno l'ok al piano, dopo quello dell'attestatore, scatta il commissariamento della cantina. La protesta dei soci vuole essere uno sprone al ceto bancario: un sì delle banche eviterebbe il commissariamento.

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"443796","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]

comments powered by Disqus