Strafexpedition, cento anni dopo
«Un capitolo di storia che si sta dimenticando, un episodio bollato come inutile strage e che rischia di sfuggire dalla memoria». Vinto da questo timore il giornalista Luigi Sardi ha ripercorso le tappe della spedizione lanciata all’alba del 15 maggio 1916 dall’esercito austroungarico contro le truppe italiane verso la pianura veneta. A Terlago la «Strafexpedition» è stata commemorata esattamente cent’anni dopo, nella solennità di Pentecoste, da venticinque compagnie di tiratori tirolesi, dai corpi bandistici e dalle locali penne nere mancanti l’appuntamento con la concomitante adunata nazionale.
La cerimonia si è aperta al mattino con l’inquadramento e il gran colpo d’occhio della divise degli Schützen sfilati verso la parrocchiale da dove, nell’omelia di don Tullio Paris, sono stati invocati i perenni valori della pace e della fraternità cristiana.
Sotto la regia del comandante della Schützenkompanie Major Enrico Tonelli di Vezzano, Dino Cerato, i Kaiserjäger, i Kaiserschützen, il Battaglione Judicaria, le associazioni ex combattentistiche del lombardo veneto, il Coro Cima Ucia di Roncone e una grande folla, le vetuste note dell’inno imperiale austroungarico in piazza S. Andrea hanno dato il "la" alle letture di questa tra le pagine più drammatiche nel contesto della Grande Guerra.
La spedizione lasciò sul campo 230 mila giovani vite italiane e austroungariche e sarà, insieme a Caporetto, una delle pagine più cruente mai scritte dall’umanità.
Entusiasta il neo eletto sindaco Gianni Bressan, mentre il senatore Franco Panizza, alludendo al valico del Brennero, ha posto l’accento sulla necessità di costruire «ponti di pace» imparando dagli eroi del passato. Paolo Dalprà, presidente della Federazione delle Compagnie Schützen del Welschtirol, non ha mancato di attaccare l’irredentista Cesare Battisti, invitando a conoscerlo meglio perché «la storia è una e non quella che purtroppo si insegna ancora oggi».