Rurale Valle dei Laghi, parola ai soci per la fusione con l'Alto Garda
VALLE DEI LAGHI - L’ultima riunione si terrà stasera nella sala della biblioteca di Cavedine alle 20.30, la prima si è svolta venerdì scorso a Trento, seguita lunedì e ieri da due sedute a Calavino e Vezzano. Senza troppa pubblicità, se non quella istituzionalmente prevista, si stanno svolgendo in questi giorni le quattro pre assemblee indette per illustrare dettagliatamente ai quasi quattromila soci della Cassa rurale Valle dei Laghi il progetto di fusione per incorporazione nella Cassa Rurale Alto Garda, deliberato dai rispettivi Consigli di amministrazione qualche settimana fa.
Nell’ambito del processo che punta a ridurre vertiginosamente il numero delle Rurali (dal 2017 dovrebbero essere 32, 9 in meno dell’inizio del 2016), dunque, si profila dal prossimo 1° gennaio la nascita di una nuova maxi banca da 2 miliardi di raccolta, 1,6 miliardi di impieghi, 11.700 soci e un patrimonio iniziale di circa 160 milioni. L’operazione è delicata e impegnativa: delicata perché punta a mettere insieme istituti molto diversi, per risultati d’esercizio 2015 e prospettive; impegnativa perché la Cassa Rurale Alto Garda ha appena completato una fusione per incorporazione, assorbendo la Cassa rurale di Mori - Brentonico - Val di Gresta e dunque, se i soci di entrambe le realtà daranno il proprio via libera, sarà nuovamente costretta a riorganizzarsi.
Il timore per i soci altogardesani può essere rappresentato dai conti con cui ha archiviato il 2015 la Rurale Valle dei Laghi: un risultato d’esercizio negativo per 21,4 milioni, dopo pesanti rettifiche imposte da Bankitalia, che hanno comportato anche il dimezzamento del patrimonio da 44 a 22 milioni. Ma anche la Rurale di Mori-Brentonico non era messa bene, al momento della fusione, avendo chiuso il 2015 con 13 milioni di «rosso», a differenza di Arco che presentava una performance eccellente e un utile superiore ai 5 milioni di euro. Ed Elio Pisoni presidente della Cassa rurale Valle dei Laghi, spiega: «Abbiamo chiuso una semestrale con un risultato positivo molto interessante, perché ci sono state ingenti riprese di valore e recuperi di cifre importanti. Siamo ottimisti e ora stiamo presentando ai soci il percorso intrapreso e gli elementi che ci hanno fatto propendere per l’Alto Garda: la continuità territoriale, il fatto che si sia già realizzata la fusione tra le cooperative frutticole dei due ambiti, la realtà economica - agricola la nostra, turistica la loro - che si può integrare perfettamente, le dimensioni della futura banca e il fatto che con 4000 soci su poco più di undicimila riusciremo ancora ad avere un certo peso». La lettera d’intenti per la fusione è stata firmata in giugno, il protocollo d’intesa ai primi di luglio e il progetto sarà depositato in Bankitalia a fine mese: per Pisoni, «il via libera sarà un pro forma». Positivo anche il commento del presidente dell’Alto Garda, Enzo Zampiccoli: «Dai nostri ragionamenti sono emerse opportunità positive da un’eventuale fusione con valle dei Laghi: perciò abbiamo avviato la procedura necessaria per rendere operativa l’unione dal 1° gennaio 2017. Certo, affrontare ora un’altra fusione comporterà un impatto, ma abbiamo appena superato brillantemente un’ispezione della Banca d’Italia e dunque affrontiamo il passaggio senza timori. Ai nostri soci sottoporremo il progetto in ottobre, sperando di avere il via libera».
Intanto, alle vicine preassemblee, qualche socio ha espresso perplessità per il fatto che il Cda sia arrivato con un pacchetto preconfezionato: «Mi rendo conto che possano esserci questi dubbi - conclude Pisoni - ma il Cda ha una delega, i tempi erano stretti e le alternative davvero poche».