Le Rurali di Mezzolombardo e S.Michele hanno approvato la fusione con Giovo e Roverè
All’unanimità l’assemblea dei soci della Cassa Rurale di Mezzolombardo e San Michele all’Adige ha approvato il piano industriale di incorporazione delle Casse Rurali di Roverè della Luna e di quella di Giovo.
Nasce di fatto - a luglio l’inizio vero e proprio - la Cassa Rurale «Rotaliana - Giovo».
Un passaggio importante, storico che è stato gestito in modo impeccabile dal consiglio d’amministrazione presieduto da Mauro Mendini.
Le fusioni, o incorporazioni, non sono mai ben viste. Prevalgono sentimenti di chiusura, soprattutto quando è in atto una crisi economica, e campanilismi.
Ha prevalso invece il buon senso, la fiducia e la consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte. Prova di maturità da parte della compagine sociale.
Al di là delle norme e delle regole imposte dall’alto che hanno portato ai diversi percorsi di fusione fra casse oggi in Trentino, a Mezzolombardo si è avuta la percezione di una presa di coscienza forte. I numeri di bilancio sono buoni, da anni gli utili si riconfermano sempre con il segno più, la raccolta e gli impieghi seguono lo stesso trend di crescita. Ma fino a quando? Avviare un’incorporazione con due Casse, Giovo e Roverè, sane, veri gioielli per come sono state anch’esse gestite, vuol dire prima di tutto allargare la propria forza, per essere soggetti protagonisti anche in futuro. Una forza che non si basa solo sui numeri ma sulla possibilità di incontrare comunità diverse, di avviare nuove collaborazioni e di ripetere il modello virtuoso di credito cooperativo su scala più ampia.
Il voto unanime è stato questo: fiducia verso chi ha governato la banca e la ha diretta, ergo il direttore Parolo Segnana e tutti i collaboratori, e capacità di andare oltre.
Se si vuole invece ragionare con i numeri, l’aggregazione degli ultimi bilanci delle tre casse porta ad una raccolta diretta di 346 milioni e a crediti per 266 milioni. Utile di esercizio è di poco superiore al milione di euro. Soldi che anno dopo anno creano il fondo patrimoniale della banca (la nuova Cassa parte con ben 50 milioni).
Il piano industriale, elaborato in appena 4 mesi, non si pone obiettivi rivoluzionari, aspetto molto apprezzato da Banca Italia. In questi casi, i propositi irrealistici portano sempre a scontrarsi poi con la realtà. La nuova Cassa, nei prossimi anni, si pone invece l’obiettivo di confermare questi numeri e di migliorarli con intelligenza e gradualità.
Dal pubblico tanti gli apprezzamenti negli interventi, con attestati di vera stima. Un socio si è chiesto come mai il progetto di fusione non ha abbracciato tutta la Rotaliana, ergo anche Mezzocorona (che invece sta trattando con Lavis).
Il presidente, nel rispetto assoluto del lavoro degli altri, ha spiegato che una fusione con tutte le Casse a Nord di Trento avrebbe portato a 45 esuberi, l’aspetto più grave, e ad una soggetto che, per i primi anni, avrebbe potuto vedere il segno meno ed il colore rosso alla voce utile. Il presidente ha evidenziato che questa situazione non sarebbe stata colpa di tizio o caio; i diversi numeri, compreso l’utile di partenza di una nuova banca, hanno spesso letture e motivazioni disparate e poco vogliono dire se non contestualizzati ed analizzati. «Con queste Casse resta un ottimo rapporto» ha anche specificato.
Tutto invariato per i clienti soci di Mezzolombardo e San Michele all’Adige: le carte (bancomat, credito) saranno sempre le stesse, l’iban non cambierà. Al massimo potrebbe arrivare, nei primi giorni, una comunicazione con la vecchia denominazione. Ma se questi sono i problemi...