Malga Fai torna alla vita
C’era anche l’assessore provinciale all’agricoltura e al turismo Michele Dallapiccola al taglio del nastro di Malga Fai, un nuovo agritur costruito dall’amministrazione comunale dopo un travagliato decennio di lavori, interrotti più volte per questioni di ordine burocratico, e inaugurato domenica scorsa.
L’idea parte da lontano, quando più di vent’anni fa l’allora sindaco Roberto Clementel pensò di ampliare la «Malghetta di Fai», utilizzata per feste e ritrovi dalle associazioni del paese, per far rinascere la vecchia attività silvo-pastorale laddove gli impianti e le piste di sci ne avevano compromesso l’esistenza.
La malghetta, infatti, era rimasta imprigionata tra la vecchia seggiovia che saliva proprio fino in prossimità della struttura e dall’omonimo campo scuola servito con uno skilift. L’idea di Clementel fu ereditata dal sindaco Mauro Cipriano che, dopo la fase di progettazione, avviò i lavori approfittando del fatto che la società impiantistica Paganella 2001 aveva dismesso sia lo skilift, sia la seggiovia, riportando così il pascolo al suo aspetto originario.
Costruita la struttura con il finanziamento del primo lotto (solo opere murarie senza infissi, impianti e arredi), i lavori furono sospesi poiché era necessario reperire ulteriori finanziamenti per il completamento dell’opera.
Il costo totale è risultato di 1.450.000 euro, di cui 680.000 euro, proprio per ultimare i lavori, sono arrivati da Roma con il famoso decreto dei «Seimila campanili», un programma redatto dal ministero delle Infrastrutture per finanziare opere di interesse pubblico che non erano state completate per mancanza dei fondi necessari. Il sindaco ancor oggi in carica, Gabriele Tonidandel, tre anni fa inviò subito la richiesta per inserire nell’elenco delle opere incomplete la malga di Fai, ottenendo così il denaro necessario per poter ultimare l’opera. I rimanenti 770.000 euro sono soldi arrivati con contributi provinciali e risorse proprie messe a disposizione dalle amministrazioni comunali che si sono avvicendate nel tempo.
La struttura occupa una superficie di circa 500 metri quadri ed è stata affidata in concessione, per un periodo di sei anni, alla famiglia di Loris Brena, proveniente dal Bleggio, che è stato l’unico a partecipare al bando di assegnazione delle malga, che torna così a rivivere sulle pendici della Paganella dopo oltre un secolo.
Come mai l’idea di prendere in gestione la malga? «La mia è da sempre una famiglia di allevatori - risponde Loris Brena - e, sapendo che il Comune di Fai intendeva cederla in affitto, ho presentato la domanda perché amo la Paganella e la conosco molto bene. Qui, infatti, vengo ogni anno a procurarmi il fieno con lo sfalcio dell’erba che cresce sulle piste di sci e la zona della malga si presta benissimo a pascolo per i nostri bovini».
Sono una dozzina le mucche di razza autoctona grigio-alpina e una ventina le capre che trovano dimora nelle stalle, ma c’è pure una sorta di fattoria didattica con vari animali da cortile.
In malga, aperta solo d’estate, si possono assaporare tutte le specialità casearie prodotte: panna, yogurt, formaggi di ogni genere (anche stagionati), ciliege, patate e altri prodotti tipici che la famiglia Brena coltiva nella sua tenuta del Bleggio.
E, inoltre, polenta di Storo e vari piatti tipici; il giovedì si organizzano, in collaborazione con l’Apt, i laboratori per i bambini, dove possono vedere e imparare come avviene la mungitura (con tecnologia avanzata dove non serve la mano dell’uomo), e come si produce il formaggio. Ogni venerdì, invece, degustazione di prodotti tipici ammirando il tramonto dalla terrazza della malga. Il punto di degustazione è, tuttavia, aperto ogni giorno e, ai turisti che intendono portarsi a casa qualche specialità casearia, la famiglia Brena effettua le consegna negli alberghi dove alloggiano la sera prima della loro partenza.
Come si arriva alla malga? Semplicissimo: ci sono dei comodi sentieri che partono da Fai, oppure con la seggiovia del Santel, camminando poi per circa un chilometro lungo la pista di sci «Nuvola rossa».