"Sul marciapiede il sindaco di Cavedago non ci ha mai interpellato"
Il sindaco Silvano Daldoss non la racconta giusta? Per i familiari di Carla Viola, proprietaria del terreno sul quale il Comune di Cavedago costruì abusivamente un marciapiede nel 1993, non ci sono dubbi.
Ieri abbiamo pubblicato la versione del sindaco, alla luce della condanna del tribunale di Trento che intima al Comune di Cavedago di demolire il marciapiede e ripristinare la proprietà invasa, consentendo nuovamente l’accesso ai mezzi agricoli sui due lati dell’edificio.
La sentenza non lascia dubbi: «Il sindaco aveva espressamente riferito al Servizio provinciale di ripristino e valorizzazione ambientale, in risposta alla nota del dirigente del 6 aprile 1993, di avere acquisito gli assensi dei proprietari per l’occupazione del marciapiede ed oggetto di causa, cosa poi rivelatasi non vera. Il sindaco, sostanzialmente, pensava di fare come voleva».
Insomma: la famiglia di Carla Viola smentisce nella maniera assoluta la dichiarazione di Silvano Daldoss in merito ad accordi verbali presi a suo tempo per costruire il marciapiede. E nega di aver ricevuto la richiesta del sindaco di formalizzare l’accordo con l’invio di un fax, nel quale Carla Viola avrebbe dovuto sottoscrivere l’autorizzazione espressa a voce. «Da tempo mia mamma non abita più a Cavedago - racconta la figlia di Carla Viola - e ci siamo trovati a sorpresa quel marciapiede. Nessuno ci ha mai avvisato ed è per questo che abbiamo avviato la causa contro il comune di Cavedago».
Solo dopo la sentenza, datata 2015, il sindaco ha tentato una transazione offrendo 13.500 euro per l’acquisizione dei 64,50 mq di terreno, valore stabilito dalla perizia ctu disposta dal tribunale. La famiglia di Carla Viola ha, però, rifiutato l’offerta pretendendo, come stabilisce la legge per l’occupazione usurpativa, il ripristino della sua proprietà. Un contenzioso durato più di vent’anni e adesso il sindaco intende contestare l’abbattimento di un muro di contenimento, costruito dall’Anas prima del marciapiede. Però in sentenza è inserito anche l’abbattimento di quel muro e il legale di Carla Violz, l’avvocato Marco Dallafior di Trento, ha comunicato l’altro ieri a Silvano Daldoss che intende dar corso alla procedura esecutiva con tutte le spese conseguenti a carico del Comune. Prima del 2015 la famiglia Viola non è mai stata interpellata e quindi rimandano al sindaco le accuse di «comportamento scorretto». Per i danneggiati, il Comune di Cavedago avrebbe poi forzato la mano, inserendo un vincolo all’interno del Prg per costringerli a costruire un porticato all’interno dell’edificio, e interamente a spese loro, nell’eventualità della ristrutturazione della casa. Vincolo che ha impedito alla famiglia Viola di procedere con la ristrutturazione.
Ed ora i proprietari stanno per perdere la pazienza: «Dopo quasi tre anni, il sindaco ancora si ostina a non applicare la sentenza. Ha bloccato i lavori e non intende portarli a termine con l’abbattimento del muro di sostegno al marciapiede, com’è chiaramente indicato in sentenza. Non sarebbe stato meglio per il Comune avvalersi della proprietà comunale che si trova esattamente di fronte al nostro edificio per il passaggio dei pedoni? Se poi il Sindaco considera l’edifico «un pugno in un occhio», ricordando che già in tempi non sospetti aveva provato ad appropriarsene, facciamo presente che esistono delle norme specifiche sull’esproprio per pubblica utilità, ma forse il signor Daldoss non è molto avvezzo al rispetto delle norme».
Infine, i proprietari invocano l’intervento della Corte dei Conti per verificare l’operato del Comune sul denaro pubblico speso per commettere un abuso edilizio. «Risulta inaudito - conclude la nota inviata dalla famiglia Viola al nostro giornale - come un’amministrazione pubblica possa agire in totale sfregio alla legge, usando a proprio piacimento il proprio potere autoritativo, dato che le risorse economiche utilizzate sono pubbliche e non si attinge alle proprie tasche personali».