Il boom dei concorsi di scultura su legno: Egidio Petri inventa i corsi, sempre tutti esauriti
Il profumo del legno nelle sculture di Egidio Petri è lo stereotipo che ha affascinato centinaia di suoi allievi che hanno frequentato i corsi promossi da biblioteche, associazioni e varie istituzioni di tutto il Trentino. La settimana scorsa Petri, con alcuni allievi, era sulla Paganella, al Rifugio Dosso Larici, per dare forma ad uno gnomo e ad un gallo cedrone ricavati da un tronco di cirmolo.
Oggi invece, Petri e i suoi adepti saranno a Faedo per ricavare dal legno alcune sculture ispirate ai canopi e, nell’ultimo fine settimana di luglio, la squadra degli scultori si trasferirà a Giovo, sempre per rievocare e valorizzare la storia dei canopi e il lavoro nelle miniere. Invitati da Piero Weber, gestore del rifugio a Fai della Paganella, Petri e i suoi allievi hanno trascorso due giorni al Dosso Larici, richiamando l’attenzione di decine e decine di turisti attirati dal profumo del legno e che non hanno perso nemmeno un istante per fotografare con il loro smartphone gli artisti al lavoro.
Dai corsi di scultura è nata una sorta di associazione goliardica, «En fin che ghé legn», per accompagnare lo scultore di Segonzano nelle sue trasferte e donare le statue in legno a chi offre loro ospitalità. «Essendo il Dosso Larici soprannominato il rifugio del Gigante - racconta il gestore Piero Weber - non potevano mancare tra le sculture in legno già esistenti quelle di un grande artista come Petri».
La scuola di scultura di Petri è frequentata, ogni anno, da un centinaio di allievi. E le richieste di partecipazione sono in costante aumento. Ricavare opere artistiche dal legno, sfogando la propria creatività, è divenuta una moda? «In un certo senso si potrebbe definirla così questa passione - risponde Petri - perché oggi, in Trentino, ci sono più scultori rispetto all’Alto Adige, considerato la patria delle opere artistiche in legno».
Il primo corso risale a venticinque anni fa e fu organizzato dalla biblioteca di Piné. Col passare degli anni, il numero degli allievi è cresciuto costantemente ed ora il corso si svolge suddividendo gli iscritti in squadre da otto scultori al massimo. Il corso si svolge in più livelli ed ogni corso è composto da dieci lezioni da due ore. La passione è talmente spiccata tra gli allievi, che in venticinque anni un solo corsista si è ritirato. Vi sono persino persone che arrivano dal Veneto, dalla Lombardia e dalla provincia di Bolzano per frequentare la scuola del legno. Qualcuno riesce poi a diventare un professionista come lei? «I corsisti non vengono per trovare un lavoro nella scultura del legno - risponde Petri - ma solo per pura passione. Devo ammettere, però, che alcuni di loro sono davvero bravi e che riescono, semmai, a fare della scultura il loro secondo lavoro». Oltre la passione, è la grande amicizia che lega gli allievi e che li induce ad accompagnare Petri nelle sue trasferte. Quella di Faedo e di Giovo, quindi, è un’occasione per ammirare le suggestive creazioni di questi artisti del legno, cresciuti sotto l’egida del maestro Petri, e che riescono ad incantare la gente con mazzuolo e scalpello.