Lavis, terremoto alla Rurale contro la fusione con Trento via Diego Paolazzi e Elmar Mattevi
Dimissioni polemiche di due consiglieri della Cassa rurale Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra. Gli ingegneri Diego Paolazzi ed Elmar Mattevi sbattono la porta. Una decisione dovuta «ai forti contrasti che negli ultimi mesi si sono sviluppati all’interno del consiglio di amministrazione - scrivono in un comunicato - Il tema rovente è quello della proposta di fusione per incorporazione della C.R. Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra con C.R. Trento che in questi mesi è stata portata avanti con forza da una sola parte del consiglio di amministrazione. Tutto questo in un contesto nel quale la base sociale, già a maggio di quest’anno in occasione dell’assemblea ordinaria, aveva sollevato molte perplessità e senza alcun tipo di approfondimento rispetto a ragionamenti e riflessioni diverse, portate più volte sul tavolo della discussione dagli scriventi».
Per i due professionisti «la veemenza dell’informazione che appare a senso unico, senza un vero e coraggioso dibattito con le ragioni opposte, fa pensare a molti che la fusione sia già fatta. L’assemblea straordinaria del 22 novembre prossimi, appare solo un atto formale. Questo fa crescere nell’animo di molti soci un senso di impotenza, qualcuno si dice ormai rassegnato all’inevitabile fusione. Per l’ennesima volta la fusione poterà le nostre comunità ad essere delle periferie, gestite da persone che non conoscono e non vivono le nostre comunità di valle e di paese».
Mattevi e Paolazzi elencano i motivi per dire no alla fusione.
«Si vuole far credere che solo una banca delle dimensioni proposte (5 miliardi di masse amministrate), la seconda banca del Gruppo CCB potrà offrire garanzie di sicurezza a soci e clienti. Ciò significa che le altre 80 BCC/CR del gruppo CCB che possiedono dimensioni minori non saranno in grado di dare ai soci le necessarie garanzie? E’ chiaro ed evidente che non è così. La sicurezza per tutte le BCC del gruppo è data proprio dall’appartenenza al gruppo nazionale di riferimento ossia Cassa Centrale Banca, fortemente voluto e con ragione da BCE e Banca d’Italia.
Si vuole far credere che la fusione permetterà di liberare risorse economiche migliorando l’efficienza della CR fusa. Va detto che i numeri esposti oppure raccontati nelle frettolose, poco pubblicizzate e poco frequentate pre-assemblee zonali, raccontano una storia diversa. La C.R. Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra ad oggi presenta livelli di efficienza migliori di CR Trento.
Si vuole far credere che le comunità della C.R. Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra non perderanno la loro rappresentanza e di conseguenza la capacità di portare sul tavolo i propri bisogni e le proprie necessità. La realtà dei numeri raccontano una storia diversa. C.R. Trento conta 18 mila soci, C.R. Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra ne conta 6 mila cioè il 25% del totale. E’ evidente che al netto dei primi due anni in cui potrà essere garantito un minimo di rappresentanza alla fine chi deciderà sarà solo Trento»