Percuoteva la moglie con la cintura, 48enne condannato a 3 anni e quattro mesi e a 50mila euro di risarcimento
I problemi sarebbero emersi fin da subito non appena la coppia ha cominciato a convivere in Trentino: l'uomo avrebbe infatti presentato un atteggiamento molto violento nei confronti della donna, accentuato in modo particolare da quando lei aveva iniziato a lavorare per contribuire alle spese familiari. Una modalità violenta per minare la sua libertà
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TRENTO. Anni di vessazioni e percosse per umiliare la moglie sotto gli occhi dei figli, arrivando anche ad usare la cintura per colpirla. Per questo un uomo di 48 anni di origine albanese è stato condannato dal tribunale di Trento a 3 anni e 4 mesi di reclusione, scegliendo il rito abbreviato, accusato di maltrattamento aggravato in famiglia. Non solo. L'uomo dovrà risarcire la donna, difesa dall'avvocata Sara de Luca, di 30mila euro, mentre ai due figli minori, rappresentati dall'avvocato Giuliano Valer, spettano 10mila euro ciascuno, riconosciuti vittime della cosiddetta violenza assistita.
È così che con la sentenza di giovedì 11 aprile sembra sia stata posta la parola fine sulla tragica vicenda avvenuta nella zona della Piana Rotaliana. Tutto ha inizio nei primi anni 2000, a seguito del matrimonio fra i due in Albania. I problemi sarebbero emersi fin da subito non appena la coppia ha cominciato a convivere in Trentino: l'uomo avrebbe infatti presentato un atteggiamento molto violento nei confronti della donna, accentuato in modo particolare da quando lei aveva iniziato a lavorare per contribuire alle spese familiari. Una modalità violenta per minare la sua libertà.
Dapprima, dunque, sarebbero cominciate le pressioni psicologiche e le minacce per poi arrivare a episodi sempre più frequenti di violenza fisica. Secondo le ricostruzioni della procura in ben due occasioni nel 2002 l'uomo sarebbe arrivato a picchiarla sulla schiena con una cintura, dopo averla portata in auto in campagna. In un'altra occasione invece avrebbe tentato di strozzarla stringendola con forza al collo.
Gli atti intimidatori sarebbero proseguiti anche dopo la nascita dei due figli. E anche davanti ai loro occhi l'uomo non si sarebbe fermato, addirittura sminuendo la vittima in quanto «donna», ripetendole frasi come: «Non sei una buona mamma, non sei una buona donna, non sai fare niente». Nel 2015, stando agli atti, il 48enne l'avrebbe colpita con pugni e sberle al volto, tirando fuori un coltello per minacciarla. Cosa che le ha procurato delle ferite e una prognosi di 7 giorni. Le percosse sono continuate fino al 2022 quando la donna ha deciso di presentare querela alle forze dell'ordine, facendo emergere quanto accadeva non solo fra le mura domestiche.
Proprio due anni fa il marito l'avrebbe anche molestata sul luogo di lavoro noncurante della presenza di altri. Il caso è arrivato perciò davanti al giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua. Per il 48enne, difeso dall'avvocato Paolo Mazzoni, era stata emessa la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento e di contatti nei confronti della moglie.