In cammino contro lo smembramento del Parco nazionale dello Stelvio
Non è un requiem né una resa. Il trekking dello Stelvio, partito dalla Valle di Rabbi, vuole essere un messaggio forte contro lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio. Organizzata da Mountain Wilderness Italia, la camminata, che si concluderà sabato prossimo a Bormio, intende rilanciare il progetto di un parco europeo, transfrontaliero, che, contrariamente a quanto prevede la norma licenziata dalla Commissione dei Dodici, non si chiude su se stesso frazionandosi in tre tronconi, ma si apre alle realtà naturali vicine e lavora in rete con il parco nazionale dell’Engadina, i parchi regionali dell’Adamello Brenta, dell’Adamello lombardo, delle Orobie valtellinesi, delle Orobie Bergamasche e del Garda e le riserve della biosfera Unesco dell’Engadina e delle Alpi ledrensi.
L’idea di dare vita a un parco delle Alpi dell’Europa Centrale (Peace), lanciata già negli anni ’90 da Alex Langer cui non a caso è dedicato il trekking, è stata riproposta durante una conferenza stampa tenuta a Malé, nella sala della Comunità della Valle, dalle associazioni ambientaliste che aderiscono all’iniziativa. Contro lo smembramento del Parco, gli attivisti hanno annunciato anche il ricorso alla Corte Costituzionale e a organismi europei e sovranazionali. «Dobbiamo riuscire a trovare un altro tipo di rapporto, più collaborativo, tra i parchi e le persone che abitano all’interno delle riserve naturali - ha spiegato presidente di Mountain Wilderness Italia Carlo Alberto Pinelli -. L’insoddisfazione, che spesso percepiamo tra gli abitanti nei confronti dell’ente, è la stessa che viviamo noi come associazioni ambientaliste. Dopo essere stati creati, i parchi purtroppo sono stati messi ai margini delle politiche di sviluppo. Oggi la tutela della biodiversità e del paesaggio naturale è una priorità che va attuata a tutti i livelli e soprattutto in accordo con le popolazioni».
Il trekking dello Stelvio, in sostanza, raccoglie e sintetizza quanto portato avanti fino a oggi dalle associazioni ambientaliste contro la norma che assegna le funzioni amministrative statali, per la parte di loro competenza, alla Regione Lombardia e alle Province autonome di Trento e Bolzano. A ripercorrere le tappe della riforma - le associazioni ambientaliste hanno parlato di «controriforma» - partita nel 2010, è stato il vicepresidente di Italia Nostra del Trentino Ettore Sartori che ha richiamato l’accordo preelettorale siglato nel gennaio del 2013 da Pd, Svp e Patt relativo, tra le altre cose, alle norme di attuazione del Parco. «In questi giorni abbiamo ricordato la tragedia di Stava - ha detto Sartori -. Allora il Trentino, sull’onda dell’emozione e della vergogna, aveva inaugurato una stagione di innovazione ambientale e legislativa che lo aveva fatto diventare il primo della classe. Nel tempo, invece, si è verificata un’involuzione, tanto che oggi assistiamo a un grave annacquamento delle politiche ambientali». Se Sartori si è dimostrato ormai poco fiducioso, più ottimisti sono stati Luigi Casanova, vicepresidente di Cipra Italia, e Salvatore Ferrari (Italia Nostra). La possibilità d’incidere, hanno evidenziato, c’è ancora poiché al momento attuale mancano il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e le norme di attuazione, regionali e provinciali.