Pediatra in pensione dopo 40 anni
È stata il primo medico pediatra di base della valle di Non, un punto di riferimento per tre generazioni di famiglie. Dall’1 gennaio, dopo 40 anni di lavoro sul territorio, la dottoressa Elvira Di Vita è in pensione. Ma ieri era ancora nell’ambulatorio di Cles, dove sta sostituendo una collega. E non si contano le visite di saluto e i messaggi di ringraziamento che la dottoressa continua a ricevere dalle famiglie di tutta la valle.
Dottoressa Di Vita quando ha cominciato, nel ’79, il servizio sanitario nazionale era appena stato istituito. Come partì l’assistenza sul territorio?
Le dico solo che il primo anno non ho preso neanche una lira perché non avevo pazienti: l’asl non aveva fatto pubblicità al servizio e la gente pensava che fossi mandata dall’ospedale per fare il consultorio. C’era questa concezione che il pediatra fosse solo in ospedale. Per fortuna c’era mio marito, Ernesto Pindo, medico condotto a Livo, Cis e Bresimo (in pensione dal 2014).
Immaginiamo che all’inizio della sua attività sia stata sempre in giro con la borsa in mano...
Soprattutto i primi anni facevo tante visite domiciliari, dovevo spostarmi con qualsiasi tempo, anche con la neve, raggiungere i masi, e avevo tutta la valle di Non da coprire, da Ruffrè fino a Sporminore...
Poi la valle è stata divisa in ambiti, ma per tanti anni è stata l’unica pediatra. Si ricorda quando sono arrivate le altre dottoresse?
La dottoressa Silvana Forno è stata la seconda pediatra ad arrivare, ma per una decina d’anni, fino al ’90, sono rimasta sola. Adesso le pediatre che si dividono tutta la valle sono 5.
Tutte donne?
Sì la pediatria è delle donne. Una madre è più contenta di parlare con un’altra donna che ha avuto la sua stessa esperienza.
Cinque pediatre sono abbastanza per un territorio così vasto?
Ci saranno 5000 - 6000 bambini da assistere (dopo i 14 anni passano in carico al medico generico). Io ne ho lasciati 750 e c’è già una dottoressa, in servizio da agosto del 2015, che prenderà possesso dell’ambulatorio (ma naturalmente gli assistiti possono scegliere liberamente). Ogni pediatra segue dai 700 agli 800 bambini, se è in associazione si può arrivare a 1.200. Poi ci sono mamme che passano al medico generico anche dai 7 o 8 anni. Io personalmente sono contraria: i bambini vanno seguiti dal pediatra.
Come sono cambiate la malattie in 40 anni?
Per fortuna con i vaccini tante brutte malattie sono scomparse, e anche le vaccinazioni antinfluenzali evitano guai peggiori ai piccoli con malattie croniche. E poi c’è più benessere, si mangia meglio e c’è di più il culto dello stare bene. Anche le mamme sono più presenti, prima il bambino malato se lo tenevano a casa perché non c’era il medico. Adesso, dopo due giorni di febbre, ci chiamano.
Ci sono però anche malattie «nuove», allergie di ogni tipo. Da cosa dipende?
La medicina ha fatto passi da gigante, e oggi la celiachia si scopre con delle analisi. Ma è vero stiamo diventando tutti allergici, perché nessuno controlla quello che mangiamo. Sono in aumento anche dermatiti, riniti allergiche, asma...
Cosa ne pensa delle polemiche di questi giorni sui punti nascita?
Solo l’altro giorno mi è capitato di una mia paziente che dopo le 17 non poteva più partorire all’ospedale di Cles. Credo, però, che la maternità di Cles non si possa chiudere, dovendo far fronte alle nascite di due valli che Trento non sarebbe in grado di assorbire.