Nel lago di Tovel emergono massi e tronchi
Un’ampia lingua di terra separa il lago di Tovel dalla sua «Baia Rossa». Dopo il disgelo, il naturale abbassamento del livello dell’acqua dello splendido lago alpino appare più accentuato del solito: un fenomeno che ha comportato l’emersione di massi, ampie aree di terra e tronchi, regalando ai frequentatori un paesaggio anomalo e allo stesso tempo suggestivo.
«Il fenomeno si ripete annualmente, ma quest’anno è più marcato a causa della siccità» evidenzia Giovanna Flaim, ricercatrice della Fondazione Mach che insieme ad Ulrike Obertegger esegue mensilmente i rilievi che riguardano la fisica, la chimica e la biologia dell’acqua.
«Il livello dell’acqua è in lenta crescita a causa delle scarse precipitazioni» osserva Flaim. Basti pensare che negli ultimi sette mesi in val di Tovel sono caduti meno di 250 millimetri di pioggia, mentre solitamente lo specchio lacustre viene bagnato da 1.200 millimetri d’acqua all’anno, per una media di 100 millimetri al mese. Allo stato attuale non esistono peraltro rischi per la fauna ittica del lago.
«Sappiamo che il mondo sta cambiando rapidamente e recenti studi indicano che le Alpi saranno particolarmente influenzate dai cambiamenti climatici» spiega la ricercatrice, che aggiunge: «Le previsioni dicono che ci sarà una drastica diminuzione della neve alle medie altitudini.
Questo avrà degli effetti molto marcati su tutto il sistema idrico delle nostre montagne e valli. Il lago di Tovel, che dipende dalla neve del gruppo Brenta, risentirà di questi cambiamenti e le nostre ricerche saranno molto utili a capire come il cambiamento climatico influenzerà non solo Tovel, ma tutti i laghi dell’arco alpino, che rappresentano la principale riserva d’acqua d’Europa».
Insomma, Tovel si impone come un sito di importanza europea per la ricerca ecologica a lungo termine. Le ricerche condotte dalla Fondazione Mach sono concentrate in particolare sui plancton, quei piccoli organismi vegetali e animali che stanno alla base della vita del lago. In particolare vengono studiate le strategie utilizzate dal plancton per sopravvivere in un ambiente freddo e povero di nutrienti.
Nel lago ci sono centinaia di specie di alghe: tra le più note c’è la «Tovellia sanguinea», l’alga responsabile dell’arrossamento dell’acqua fino agli anni Sessanta. «La quantità di alghe presente dipende molto dall’annata e dalla stagione - illustra l’esperta -. Per esempio, nella Baia Rossa nell’estate fredda e piovosa del 2014 erano presenti meno di 100 cellule di Tovellia per ogni litro d’acqua. L’anno dopo, nel caldo e asciutto 2015, le cellule erano più di 4.000 per ogni litro d’acqua ed è probabile che questi numeri vengano confermati anche per il 2016. I risultati arriveranno nelle prossime settimane».
Ma esiste la possibilità di far arrossare nuovamente il lago? «Tutto è possibile, ma riteniamo che manipolare un ecosistema così delicato come Tovel sia molto rischioso. Una volta che i nutrienti arrivano nelle acque non ci sono garanzie che fiorisca solo la Tovellia. Meglio evitare qualche brutta sorpresa e goderci questo bellissimo lago così com’è».