Quando la zootecnia si fa resistenza
«Se va così, non ci resta che chiudere e smettere l’attività».
Luciano e Marcello Vicenzi sono sconsolati e del tutto sfiduciati. Allevatori praticamente da sempre, fin da quando sono nati nel 1948 l’uno (Marcello) e nel 1959 l’altro (Luciano), per la loro azienda agricola zootecnica a Peio Paese - 58 capi, di cui 38 vacche da latte, dislocati su quattro stalle e 20 ettari di prati da sfalciare - avevano dei progetti. Volevano renderla più moderna, dotarla con qualche macchinario e attrezzatura che potesse alleggerire un po’ il loro lavoro quotidiano. E per farlo avevano chiesto l’aiuto della Provincia: avevano presentato richiesta di contributo sul Psr 2014 – 2020 (misura 4.1.1) a sostegno degli investimenti nelle aziende agricole. Ma qualcosa non ha funzionato perché la loro domanda non è riuscita a ottenere il finanziamento.
La loro è in effetti un’agricoltura di resistenza. L’azienda sorge a 1.700 metri di altitudine, un poco più a monte di Peio Paese, nella parte che guarda a San Rocco. La si raggiunge grazie a una mulattiera, larga poco più di un metro, che si inerpica lungo pendii così scoscesi che basta una distrazione per ritrovarsi in un attimo a valle, giù alle Fonti di Peio. «Quando nevica - raccontano - ci alziamo alle 2 di mattina per pulire la strada e poter così portare il latte al Caseificio di Mezzana in tempo».
In una campagna, che sta al limite della coltivazione meccanizzata, i due fratelli svolgono gran parte delle proprie attività ancora come se il progresso non fosse passato da queste parti: nella stalla il letame, ad esempio, lo raccolgono con il badile, con la carriola lo portano all’esterno, lo caricano sulla benna dell’escavatore per poi spostarlo sul bilico del trattore e trasportarlo nei prati. Così tre anni fa hanno deciso che era giunto il momento di rinnovare l’azienda e si sono rivolti a un tecnico, Rinaldo Monegatti, perché stendesse il progetto: ne è venuto fuori un investimento di quasi un milione di euro per realizzare uno stallone che potesse contenere tutti gli animali e un mini appartamento dove vivere quando il tempo è troppo brutto per tornare in paese. «In questi tre anni - precisano i due fratelli - abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni, dal Comune dal Parco Nazionale dello Stelvio e abbiamo anche costruito una strada alternativa di accesso per poter allestire il cantiere. Aspettavamo solo il contributo per iniziare, il 40% della spesa ammessa. Eppure, prima di iniziare con le pratiche, sono stati qui almeno venti persone della Provincia per vedere se avevamo qualche possibilità di avere il finanziamento. Ci avevano assicurato che l’avremo ottenuto».
Invece, sono rimasti indietro nella graduatoria. «Ma mi chiedo - aggiunge Monegatti - se non si aiutano aziende come queste, che sono in zone svantaggiate, quali hanno diritto di essere aiutate?»
Ora, dall’Ufficio agricolo periferico di Cles e Malé evidenziano come a monte del bando ci sia stata la scelta di privilegiare i giovani agricoltori, o meglio di sostenere quelle «aziende condotte da giovani sotto i 40 anni, avviate negli ultimi cinque anni». Un criterio questo che consentiva di ottenere molti punti e, quindi di avanzare, nella graduatoria generale.
«Complessivamente il bando stanziava 13 milioni di euro - spiega il direttore Gianpaolo Maini -. Sono arrivate domande per soddisfare un fabbisogno che invece supera i 20 milioni di euro. Sull’operazione 4.1.1, che è quella su cui hanno fatto richiesta i signori Vicenzi, sono state inserite in graduatoria 457 domande. Con le risorse a disposizione ne risultano finanziabili 182, alcune con grandi importi e altre con importi di minore consistenza. Il bando riportava vari criteri, che vanno dalle caratteristiche dei beneficiari ad altri indicatori quali il tipo di progetto, l’ubicazione sul territorio provinciale e altri trasversali all’ambito dell’intervento, se nella zootecnia o nella frutticoltura. Ora il progetto dei signori Vicenzi era messa bene per questi ultimi aspetti ma, in questo bando, faceva la differenza il requisito soggettivo del titolare della domanda».