Mele, partono i trattamenti ma i cittadini accusano: "Clorpirifos a manetta, perché dal 16 aprile è fuori legge"
La fioritura dei meli, quest'anno, è attesa intorno all'8 aprile. Ma con la fioritura, arrivano anche i trattamenti con i pesticidi. Per Apot, l'associazione dei produttori del Trentino, si tratta di "campagna fitosanitaria". Per gli ecologisti, invece, si tratta di un periodo in cui l'aria è irrespirabile e gli atomizzatori viaggiano quasi quotidianamente. Quest'anno con una polemica degli ecologisti: siccome il Clorpirifor sarà fuori legge dal 16 aprile, le cooperative e la Fondazione Mach starebbero cosigliando di usare le scorte accumulate, finché possibile.
IL COMUNICATO APOT - Apot (rappresenta i consorzi “Melinda”, "La Trentina", e la Cooperativa Copag, con 4.789 soci produttori con 8.130 ettari di meleti, attraverso un sistema che occupa negli stabilimenti 1.400 lavoratori) si affida ad un comunicato in cui evidenzia a più riprese parole come "sostenibilità" e "programmazione". Eccolo:
"Da circa una settimana sono iniziati i trattamenti fitosanitari nei meleti trentini. Una pratica necessaria a contrastare com’è risaputo patologie di vario genere, allo scopo di tutelare lo sviluppo e la qualità delle mele. Mele che costituiscono un comparto vitale per tutto il territorio, con 1.500 lavoratori all’interno dei consorzi “Melinda”, "La Trentina", e CO.P.A.G. - in particolare 4.789 soci produttori e 8.130 ettari di meleti.
In linea con i programmi comunitari e provinciali e grazie alle costanti sperimentazioni realizzate da APOT in collaborazione con Fondazione Edmund Mach, la primavera si apre con il primo trattamento fondamentalmente basato su olio minerale e rame, prodotti ammessi nelle coltivazioni biologiche e che hanno dimostrato efficacia anche nelle colture integrate o tradizionali.
Proprio in merito al biologico, si evidenzia una crescita costante delle coltivazioni, che,come anticipato da APOT in occasione del recente convegno annuale, nel 2020 saranno circa 1.000 ettari (su oltre 10 mila ettari della coltivazione totale di mele, cioè circa un decimo della produzione), il triplo rispetto a sei anni fa.
Come conseguenza del forte incremento di frutteti coltivati con metodo biologico e della scelta oculata di fitofarmaci impiegati, risultato di una fruttuosa collaborazione con la Fondazione Mach, il quantitativo ad ettaro di sostanze attive utilizzate è diminuito del 27% nell’ultimo quinquennio. La quota di fitofarmaci impiegati nella difesa integrata ammessi anche dal disciplinare biologico aumenta dal 63% al 70% con un sensibile miglioramento anche del profilo tossicologico complessivo.
Nel dettaglio tecnico, in attesa della definitiva autorizzazione alla liberazione della “vespa samurai”, antagonista naturale della cimice, che dovrebbe favorire nei prossimi anni un controllo “biologico” dell’insetto, si è deciso di consentire l’utilizzo “residuale” di Clorpirifos Methyl.
La decisione si è resa necessaria per prevenire con tutti gli strumenti disponibili la proliferazione della cimice asiatica, una vera e propria piaga non ancora debellata.
Il lavoro coeso tra produttori, tecnici e Centri di Sperimentazione svolto negli ultimi anni, ha confermato la possibilità di ridurre la moltiplicazione dell’insetto nei frutteti mediante tecniche agronomiche applicate in maniera generalizzata e con un oculato impiego di fitosanitari nelle fasi giuste di sviluppo dell’insetto, nei momenti più indicati della giornata e con adeguati accorgimenti tecnici.
La stagione entrante, dopo un inverno particolarmente mite, presenta purtroppo tutti i presupposti per lo sviluppo dell’insetto, che potrebbe non solo mettere a rischio la frutticoltura trentina, come già successo in altri ambienti produttivi ed in parallelo la fonte di reddito di 5.000 famiglie e 1.500 occupati, ma diventa un indesiderato e fastidioso ospite in tutte le abitazioni civili.
È evidente infine che l’equilibrio economico delle aziende frutticole trentine coinvolte nella tutela del proprio patrimonio – per i riflessi occupazionali e sociali che potrebbero derivare da danni e mancata produzione del settore – è messo a dura prova in queste settimane non soltanto dalle questioni puramente agricole, ma, come risaputo, anche per l’emergenza sanitaria da Covid-19.
In tal senso: “Rileviamo un ottimo livello di coordinamento e condivisione all’interno delle strutture produttive e del personale occupato, nonostante i limiti oggettivi derivati dalla immediata applicazione delle norme di sicurezza concordate con le autorità sanitarie competenti, – commenta Alessandro Dalpiaz, direttore di APOT – “Essere così uniti alimenta un clima positivo in grado di generare fiducia, necessaria in questa drammatica situazione che coinvolge l’intera popolazione. Tutto il Sistema Frutticolo Trentino che APOT rappresenta, forte di anni di oculata organizzazione, ha prontamente adottato tutte le disposizioni necessarie a garantire salute e continuità nel posto di lavoro a tutti i dipendenti di APOT, Melinda e La Trentina. A conferma della nostra sensibilità verso l’emergenza, è stata attivata, con effetto immediato una copertura assicurativa straordinaria per tutto il personale fisso e stagionale impiegato nelle strutture.
Il Presidente Ennio Magnani sottolinea come “Un atteggiamento di responsabile partecipazione al problema Coronavirus che assilla oggi tutti cittadini, evitando critiche immeritate ed inopportune, dovrebbe caratterizzare l’atteggiamento di ogni singola persona così come di ogni rappresentanza. Speriamo tutti di poter ritornare alla normalità in un tempo breve e di poter allora riprendere il filo di un confronto sui temi ambientali che Apot, Melinda e “La Trentina” hanno costruito con un impegno forte, una apertura riconosciuta ed apprezzata e che tutta la frutticoltura trentina vuole promuovere anche in futuro” conclude il comunicato stampa di Apot.
L'ACCUSA DEL COMITATO PER LA SALUTE - Di ben altro tenore l'allarme lanciato dal Comitato Difesa della Salute. «Siamo chiusi in casa a causa del Coronavirus, come tutti. Usciamo sul terrazzo o andiamo nell’orto per prendere respiro e niente... dobbiamo rientrare subito perché qui, nelle campagne, sono iniziati i trattamenti con i pesticidi».
È il grido dei componenti del Comitato Difesa Salute (Cds) della Val di Non. In tempi in cui tutti parliamo del Covid 19, non si è fermata la battaglia del gruppo di cittadini che da tempo di batte per l’eliminazione delle sostanze chimiche dal territorio.
Non facile farsi sentire in un periodo in cui l’attenzione della gente è chiaramente concentrata sull’emergenza pandemica. Il Cds muove una critica diretta alle cooperative agricole e alla Fondazione Mach: «Con il 16 aprile, su indicazione dell’Unione Europea, sarà vietato l’utilizzo dell’insetticida Clorpirifos Metile. E cosa hanno fatto Fondazione Mach e cooperative? Hanno invitato i contadini ad utilizzarlo finché possibile, fino alla metà del mese prossimo».
Tutto a norma di legge. «Sì - commentano i promotori del Comitato - ma vogliamo parlare dell’opportunità di un’indicazione di questo genere in un momento di questo tipo? Parliamo di un prodotto chimico neurotossico. Se è stato bandito da metà aprile c’è un motivo... Invece agli agricoltori viene fatto arrivare il messaggio "Finché possiamo usarlo usiamolo". Non ci pare un atteggiamento responsabile».
«In tempi di emergenza sanitaria per il Covid 19 - si legge nel bollettino del Cds - l’unica possibilità di rigenerarsi, prevista dalle giuste e rigorose norme, è di stare in prossimità delle abitazioni, ma chi vive in aree agricole intensive dovrà scegliere se rigenerarsi esponendosi anche ai pesticidi o rimanere chiuso in casa.
Sarà una primavera particolarmente difficile per i cittadini».
Il Comitato, nato nel 2007, fa presente che l’unico modo per stare un po’ meglio, in un momento di isolamento come quello che stiamo vivendo, è uscire all’aria aperta: nell’orto, nel giardino, nel rispetto delle prescrizioni governative, lontano dagli altri residenti. «Adesso però sono iniziati i trattamenti con gli atomizzatori. E noi cosa facciamo? Cosa respiriamo? Lo scorso anno chi poteva scappava e andava a camminare nel bosco. E adesso? Adesso si deve restare in casa tutto il giorno. Si aprono le finestre solo la notte tardi o al mattino presto. Qui si respira il Clorpirifos».
Il Comitato spiega che il Clorpirifos Metile viene usato «in un momento in cui non ci sono le foglie e quindi la deriva, il movimento delle molecole chimiche spostate dal vento, è maggiore. È di oltre due chilometri, almeno per alcune molecole». In questo momento si parla anche dei problemi derivanti dalla presenza della cimice asiatica. «Nessuno sa bene come gestirla. Di sicuro non servono i pesticidi. La cimice la uccidi solo calpestandola. È talmente dura che quando la schiacci fra "crac". Muore a fatica e comunque non con la chimica».
Secondo il Comitato Difesa Salute la questione del Coronavirus dismostra che in Trentino ci sarebbe bisogno di «cambiare il modello di sviluppo, in nome di una maggiore sostenibilità ambientale». Ma cosa c’entra il Covid con il modello agricolo? «C’entra eccome - rispondono dal Comitato - Se attorno alle nostre case avessimo campi coltivati con agricoltura biologica o biodinamica non saremmo qui a parlare di qualità della vita. Se avessimo un biodistretto, avremmo ciò che invoca Coldiretti: la filiera corta». Ma senza pesticidi - ribatterebbero molti agricoltori - non produci abbastanza per soddisfare il mercato. «Sbagliato: col bio produci il 20% in meno ma poi puoi vendere il prodotto ad un prezzo maggiore. In alcuni casi le vendite possono arrivare anche ad un valore di vendita superiore del 100%».