Melinda, conferimenti su «Bio? Mai sopra il 50%»
«La produzione di mele bio non arriverà mai al 50%. E questo vale per tutto l’ortofrutta: da noi, in Italia e all’estero». Se qualcuno aveva dubbi e se qualcuno aveva speranze, ci pensa il direttore di Melinda Paolo Gerevini a chiarire e a smorzare. Inutile dire che dalla sala operativa del consorzio il vertice fa notare che «l’attenzione al territorio è massima» e che c’è «impegno a livello di diversificazione varietale». «Nei pressi di scuole, asili e luoghi sensibili in generale vengono coltivate varietà più resistenti». Tradotto: i fitofarmaci si usano in maniera minore. «Le varietà in questione sono Isaac, Kissabel, Galant, più un’altra che non ha ancora un nome commerciale».
Il direttore di Melinda, con cui facciamo il punto delle situazione, parla dei punti di forza di un settore che non ha sentito crisi durante il lockdown. Il Covid-19 ha in realtà portato ad un aumento delle vendite. «Ma questo vale per tutte le realtà commerciali che operano nel nostro settore. Il retail (quello dei grandi gruppi tipo Barilla) ha visto un incremento, per il semplice motivo che durante il lockdown i supermercati sono rimasti aperti e la gente andava a comprare dove si poteva». Non fornisce i dati del bilancio, che sarà illustrato nei prossimi mesi all’assemblea dei soci, ma fa capire che c’è soddisfazione e che si registrerà un dato col segno più. «Tra due o tre settimane presenteremo il bilancio consuntivo».
Il dato sul conferimento è superiore a quello dello scorso anno. «Parliamo di 400.000 tonnellate, contro le 390.000 del 2019». Perché? È una variabile fisiologica. Io sono qui da 4 anni, ma il trend degli ultimi 10 si aggira su una media di circa 370.000 tonnellate». Gerevini fa notare che la qualità è particolarmente buona. «Il clima fresco delle ultime settimane ha portato ad una colorazione ottimale dei frutti». E la grandine? «Le precipitazioni hanno riguardato la Val di Sole e sono state contenute in termini di danni».
Per quanto riguarda la produzione biologica ricorda che il piano prevede 310 ettari (il piano bio è del 2017) che, una volta a regime, si arriverà a 350. Parliamo di 350 ettari su 6700. Il direttore cita poi l’importanza di una fetta della produzione: «Parliamo di “mele club”: Sweet Tango, Morgana, Enjoy. Sono mele di ultima generazione, molto interessanti dal punto di vista estetico ed organolettico. Interessanti anche dal punto di vista quantitativo: 1200 tonnellate per ogni varietà. L’obiettivo è di arrivare a quota 14000, come per Evelina».
Melinda ha l’esclusiva sulla produzione Enjoy, «sublicenziata in Francia da Perlim». Ha l’esclusiva italiana su Morgana «e la coesclusiva europea insieme a realtà commerciali di Belgio, Olanda e Germania.
I conferitori del consorzio Melinda sono circa 7000. La distribuzione è al 75% in Italia «dove prodotto e marca sono molto conosciuti e apprezzati». Per quanto riguarda i mercati stranieri «noi non puntiamo ad incrementare i volumi, ma vogliamo rivolgerci ai Paesi più sensibili alla qualità del prodotto. Pensiamo ai Paesi del Nord Europa e alla Gran Bretagna. Il nostro portafogli mele è ricco di varietà rosse che in quelle zone va per la maggiore». Per quanto riguarda l’ortofrutta bio, noi siamo al 4-5% del mercato. In Scandinavia siamo al 15%. Non aspettiamoci che arrivi al 50%. Non accadrà mai».