Parco dello Stelvio, in Trentino piano per abbattere dai cento ai 180 cervi in due anni: ce ne sarebbero troppi
Il prelievo, affidato ai cacciatori, è previsto dal Piano di conservazione e gestione condiviso dalla giunta provinciale e dal comitato di coordinamento dell'area protetta. Ma ambientalisti e parte del mondo venatorio non condividono, perplessità anche fra operatori turistici e allevatori
TRENTO. Mitigare e ridurre gli squilibri ecologici causati dai cervi presenti all'interno dei confini del settore trentino del Parco nazionale dello Stelvio nell'arco di cinque anni, per ridurre la perdita di biodiversità determinata dall'elevata densità della popolazione animale.
L'idea di varare un piano simile era ferma dal 2008.
Voci contrarie, però, si raccolgono fra ambientalisti, dal mondo del turismo e dell'allevamento, nonché in una minoranza degli stessi cacciatori: si teme che con il via libera alla caccia nel parco, il cervo abbandoni l'area protetta creando un problema per il rinnovamento delle popolazioni.
Ieri, 14 maggio, una nota della Provincia - ha spiegato l'obiettivo del "Piano di conservazione e gestione del cervo nel Parco nazionale dello Stelvio-Trentino 2022-26", che la giunta provinciale ha condiviso con il Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del parco.
Il piano prevede una riduzione della densità del cervo mediante prelievi. Il piano prevede nei primi due anni un prelievo in controllo sperimentale di circa 100-180 cervi all'anno, che verrà realizzato con la collaborazione dell'Associazione cacciatori trentini e sotto il coordinamento e il controllo del parco e del Corpo forestale trentino.
Attualmente sono stimati tra i 1.000 e i 2.000 esemplari nel periodo estivo e autunnale, che comportano un carico da morso per brucamento sul patrimonio forestale, la riduzione dello strato arbustivo e del sottobosco, impatti sui prati a sfalcio e fenomeni di competizione con il camoscio e il capriolo (diminuiti in numero).
Nel piano, che verrà presentato agli enti locali e alle realtà dell'area territoriale interessata, vengono definite le azioni da realizzare sulla base del lavoro di monitoraggio scientifico svolto dal settore trentino del parco, in coordinamento con il settore altoatesino e lombardo. I primi incontri si sono tenuti in val di Peio e in val di Rabbi.
Nei mesi scorsi si era ipotizzato che dopo questo biennio con un prelievo fino a circa 180 capi, nei successivi tre anni si possa salire a 500 abbattimenti, come avviene già nei settori lombardo e altoatesino del Paarco.