"Il lupo mutilato a una zampa in val di Rabbi: più vigilanza contro il bracconaggio"
Wwf Trentino e l’associazione Io non ho paura del lupo intervengono sul triste episodio, documentato anche da un video, per richiamare l'attenzione sul clima di ostilità verso i grandi carnivori che viene fomentato in alcuni ambiti sociali
IL FATTO Val di Rabbi, lupo senza una parte di zampa gira nei pressi dei centri abitati
ESPERTO «Lupi non pericolosi per l’uomo, errore ucciderli: serve programmazione»
TRENTO. Il Wwf interviene sulla triste vicenda del lupo con una zampa parzialmente amputata, avvistato e ripreso anche in un video, in val di Rabbi. L'animale selvatico è rimasto forse vittima di una trappola posizionata da qualche bracconiere.
"Le cause di questa rilevante mutilazione - scrive l'associazione animalista - non possono essere definite con certezza; ciò nonostante il parere di diversi medici veterinari consultati converge sulla causa antropica: secondo la loro opinione, la mutilazione è assimilabile ad un colpo di carabina o a un’amputazione a seguito di una cattura con tagliola o con laccio".
Prendodendo spunto da questo episodio, il Wwf Trentino e l’associazione Io non ho paura del lupo vogliono richiamare l’attenzione sul fenomeno del bracconaggio.
"Nel nostro Paese - scrivono - si stima che il bracconaggio uccida ogni anno centinaia di esemplari di lupo. La nostra regione non è estranea a questo fenomeno, per sua natura silenzioso e spesso impossibile da individuare: gli animali bracconati spariscono senza lasciare traccia e non vengono quasi mai ritrovati.
È opportuno ricordare episodi recenti, come il lupo rinvenuto nel Torrente Avisio il 10 marzo 2019, con zampe e testa amputate di netto o l’improvvisa sparizione di lupi che, stabilitisi in un determinato territorio, sembrano di fatto scomparsi da un giorno all’altro. Questi elementi possono portare a ipotizzare episodi di bracconaggio ai danni della specie.
Se volessimo ampliare il discorso all’altro grande carnivoro - proseguono le associazioni - che vive stabilmente nei nostri territori, l’orso bruno (Ursus arctos), dobbiamo ricordare l’esemplare denominato M2, ucciso da un colpo di carabina proprio in val di Rabbi nel 2013, come i maschi M6 e M21 e la femmina F5, tutti avvelenati tra il 2015 e 2016 in Val di Non. A questi si aggiungono gli esemplari spariti, dai rilievi genetici, da un anno all’altro, per i quali non è possibile escludere nessuna causa".
Da qui l'appello degli attivisti a una maggiore vigilanza e reattività degli organi preposti.
"Questi segnali non possono essere ignorati, né accompagnati dal silenzio di istituzioni e cittadini dinanzi ad un fenomeno certamente complesso da contrastare. Devono piuttosto essere combattuti attraverso indagini serrate e un forte inasprimento delle pene verso chi è responsabile di tali brutalità. Non dimentichiamo infine che l’attuale demonizzazione mediatica del lupo, che da alcuni anni è costante in tutto il nostro Paese, Trentino Alto Adige incluso, può indirettamente favorire questi atti di bracconaggio, legittimando agli occhi dei bracconieri l’uccisione di un predatore che può arrecare danni alle attività zootecniche. Queste uccisioni illegali possono provocare la disgregazione dei branchi di lupi che, trovatisi senza la guida dei capobranco, possono disperdersi sul territorio aumentando sia le predazioni ai danni del comparto zootecnico, sia gli avvicinamenti ai centri abitati alla ricerca di cibo".
In definitiva, a proposito del clima di ostilità verso i grandi predatori alimentato da alcuni ambiti economici e politici, Wwf e Io non ho paura del lupo richiamano appunto "le molte richieste che oggi arrivano da vari portatori di interesse, verso una gestione del lupo più stringente che includa anche nel nostro Paese la possibilità di abbattimenti".
Ma, concludono le associazioni, "possiamo affermare che oggi una gestione illegale del lupo sia di fatto già in atto da parte dei bracconieri, e che per il futuro sarà sempre più importante lavorare per contrastare questo fenomeno (comprendendone l'enorme impatto che avrà sulla conservazione della specie), sottolineando quanto l’utilizzo dei mezzi di prevenzione degli attacchi rimane la soluzione principale per continuare a coesistere con i grandi predatori".