Val di Sole, rinviati gli abbattimenti dei cervi presenti nel Parco dello Stelvio
Luca Pedrotti, coordinatore del progetto scientifico: «Si è fermato perché è necessario reperire un centro di lavorazione della selvaggina che risponda alle linee europee e sia autorizzato dall’Apss. Non trattandosi di caccia, ma di controllo in un'area protetta, la norma è più stringente»
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VAL DI SOLE. L'abbattimento dei cervi all'interno del Parco nazionale dello Stelvio (settore trentino) è stato rinviato. Il piano per la conservazione e gestione del cervo, che prevede il controllo per ridurre di un terzo il numero di cervi in cinque anni, avrebbe dovuto decollare questo inverno, dopo avere incassato il via libera della giunta. Così non è stato.
Nessuna marcia indietro, assicura Luca Pedrotti, coordinatore scientifico del Parco. Il "Progetto cervo" resta la strada scelta per ricomporre gli squilibri all'ecosistema del bosco provocati dall'aumento esponenziale di questi ungulati. A provocare lo slittamento del piano la necessità di sistemare alcuni tasselli: in primis l'individuazione di un centro di raccolta delle carcasse e di un centro di lavorazione della selvaggina (cls), destinata a finire sul mercato.
«Da un punto di vista tecnico non c'è alcun passo indietro - spiega Pedrotti - Il progetto si è fermato perché ci sono alcune difficoltà a reperire un centro di lavorazione della selvaggina, che deve rispondere a precise norme europee ed essere autorizzato dall'Azienda sanitaria. Non trattandosi di caccia, ma di controllo in un'area protetta, la norma è più stringente». L'obiettivo è trovare una soluzione sul territorio, anche per ragioni di costi. «Non avrebbe senso portare avanti e indietro le carcasse degli animali. Stiamo lavorando insieme all'Azienda sanitaria per trovare una soluzione in valle, guardando anche ai centri di macellazione presenti».
Quanto al centro di raccolta, «se fino a poco tempo queste strutture potevano essere sprovviste di cella frigo, con il cambiamento climatico anche in autunno e inverno non possiamo dare per scontato che le temperature siano adeguate». Dunque è possibile che, in una prima fase, si lavori a una "soluzione tampone" con l'obiettivo, spiega Pedrotti, «di averne una definitiva, con un cls in valle».
A quando, dunque, il via? Sul sito del Parco, a proposito del "Progetto cervo" quinquennale 2022 - 2026, si legge che «in vista del perfezionamento degli aspetti organizzativi e logistici necessari per l'avvio dell'attività di controllo e delle ulteriori verifiche connesse con i censimenti primaverili di cervo, l'attività di controllo dovrebbe avere inizio nell'autunno 2023». Un orizzonte sul quale fa chiarezza anche Angiola Turella, dirigente del Servizio sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia.
«Abbiamo approvato il programma a fine novembre e poi c'è stato il corso per formare i coadiuvanti (sono un centinaio i cacciatori coinvolti ndr), che si è chiuso a inizio dicembre. Abbiamo sempre detto in tutte le sedi che si sarebbe partiti quando c'erano tutte le condizioni per farlo. Sappiamo che c'è un problema da affrontare, il programma spiega dal punto di vista scientifico la criticità e le soluzioni adottate. C'è una parte logistico organizzativa importante, ma non è l'unica ragione per cui non si è ancora partiti. Abbiamo ritenuto che non ci fossero elementi per affrettare l'individuazione del centro di lavorazione della selvaggina, visto che ci sarebbe stata anche una sospensione per le feste natalizie: preferiamo procedere facendo i giusti passi».
«Lavoriamo per il prossimo autunno - spiega - fermo restando che l'avvio è subordinato a riverificare se non ci siano modifiche sostanziali per l'andamento della consistenza dei cervi». La risposta arriverà dai censimenti primaverili. Difficile immaginare una riduzione del numero di capi. «Nel 2008 c'era stata una nevicata eccezionale, ma sappiamo che questo inverno non è stato così - conclude - Dunque probabilmente i risultati dei censimenti non daranno elementi diversi sulla consistenza dei cervi».