Andrea Papi ucciso dall’orso durante una corsa: aggredito sulla strada forestale e trascinato per un centinaio di metri
Aveva solo 26 anni il giovane della Val di Sole, il cui corpo è stato trovato senza vita nella macchia boschiva del monte Peller alle tre di giovedì 6 aprile, il paese era ancora avvolto dalla notte. Stava rientrando a casa. Oggi (7 aprile) l’autopsia. La madre: «Hanno voluto il morto? Ora c’è»
LA VITTIMA È Andrea Papi il runner di 26 anni trovato morto a Caldes
SONDAGGIO Votate: orsi e lupi problematici, vanno abbattuti sì o no?
IL FATTO Corpo rinvenuto nel bosco. Forse aggredito da un animale selvatico
FUGATTI "Attendiamo l'esito dell'autopsia, poi decideremo cosa fare"
ANIMALISTI L'Enpa: "Addolorati, ma ora non parta la caccia all'orso"
CALDES. Il video della malga Grum è di poco dopo le 17 di mercoledì 5 aprile. Andrea Papi ha ripreso la struttura, i prati, l'inizio del bosco. Uno solo il rumore che si sente, quello del vento che soffia forte. «Peace», pace, la scritta che ha scelto per accompagnare le immagini pubblicate su Instagram. Solo venti minuti dopo Andrea Papi è morto. Ucciso dall'orso.
Aggredito lungo la strada forestale che stava percorrendo per tornare a casa, sarebbe stato trascinato per un centinaio di metri nel bosco e lì lasciato senza vita. Con i segni delle unghie e dei denti dell'orso sul corpo. E alcuni pezzi di un ramo, uno macchiato di sangue, che forse il ragazzo aveva utilizzato nel vano tentativo di difendersi. Aveva 26 anni Andrea Papi, una laurea in scienze motorie festeggiata con i genitori, una passione per lo sport, per la montagna, una fidanzata e un futuro da costruire e da vivere assieme a lei.
L'indagine. Su quello che è successo mercoledì sera sul versante solandro del Peller è stato aperto un fascicolo dalla procura. Senza reato, senza indagati ma necessario per eseguire, questa mattina, l'autopsia. E quindi chiarire dal punto di vista scientifico quello che appare chiaro a molti. Ossia che Papi è stato aggredito da un orso (per sapere quale bisognerà attendere il risultato delle analisi genetiche) mentre stava tornando a casa. In particolare per capire se l'aggressione sia avvenuta prima o dopo la morte del giovane. Ipotesi quest'ultima certamente possibile ma che appare poco probabile per una serie di elementi che sono stati raccolti nelle prime ore delle indagini affidate ai carabinieri della Compagnia di Cles. Sul posto giovedì mattina anche la Scientifica per i prelievi necessari.
Malga Grum. Se la giustizia deve attendere la scienza per poter dare una risposta, nessuno si nasconde dietro ad un dito. Andrea Papi sarebbe la prima vittima dell'orso in Trentino, in Italia. Morto, in località Contre, lungo una strada ripida, impervia, che gli era famigliare. Il percorso da casa sua, a Caldes, a pochi passi dal castello, fino a malga Grum lo faceva spesso. Appassionato di trail capitava che uscisse di casa nel pomeriggio per una corsa liberatoria, per respirare fra gli abeti bianchi. Mercoledì era partito salutando la mamma Franca. Sarebbe tornato al massimo per le 19: aveva un appuntamento con la fidanzata e gli amici per andare ad una festa di compleanno.
L'allarme. Alle 20 però, il ragazzo non aveva ancora fatto ritorno. Ed è partito l'allarme dalla mamma e la fidanzata Alessia. Il timore era che il 26enne fosse caduto e non riuscisse a chiedere aiuto, che avesse avuto un malore. Nessuno, nei primi momenti ha pensato all'orso. L'animale per Caldes è di casa. Una decina quelli che sono stati avvistati nelle vicinanze, e un mese fa in val di Rabbi, ad un paio di chilometri di distanza in linea d'aria dalla località Contre, c'era stata l'aggressione da parte di un orso (MJ5) ai danni del 39enne Alessandro Cicolini.
Ma nessuno fra i soccorritori aveva pensato che Papi potesse essere stato attaccato da un plantigrado. A fornire un riferimento alle ricerche che hanno coinvolto carabinieri, Forestale, vigili del fuoco, soccorso alpino, guardia di Finanza e la scuola provinciale per i cani da ricerca e catastrofe, il video pubblicato da Papi. «Era un punto di partenza - spiega Omar Martini, vice ispettore distrettuale che ha seguito le ricerche e che è amico della famiglia Papi - e poi avevamo le indicazioni fornite dalle celle telefoniche, non molto precise». Data la malga come punto centrale, i soccorritori hanno cercato palmo a palmo nella zona. A portarli da Papi sono stati due cani molecolari della scuola provinciale.
I cani molecolari. Nella zona della malga hanno fiutato una traccia. Erano circa le 1.30 e le ricerche fino a quel momento non si erano mai interrotte. Due cani che sentivano la stessa traccia e che portavano i conduttori nella stessa direzione. Indicazione importante perché quasi annullava la possibilità di un "falso". Sono stati chiamati quindi i pompieri, i carabinieri, la Forestale nella zona. Il primo elemento trovato è stata una borraccia macchiata di sangue. È stata mostrata in foto ad Alessia, la fidanzata di Andrea che stava seguendo le ricerche dalla caserma dei vigili del fuoco di Caldes. E lei l'ha riconosciuta.
Poco più avanti, seguendo la strada forestale, è stato trovato uno zainetto e una delle due racchette da nordic walking di Andrea. Più a valle dei pezzi di un ramo sporchi di sangue forse usati dal ragazzo per un disperato tentativo di difesa. E poi, in mezzo agli abeti, a valle rispetto alla forestale, il corpo di Papi. Inutile tentare una manovra di rianimazione. Erano da poco passate le 2 e il 26enne era morto da diverse ore. Sul corpo i segni chiari dell'aggressione. «Da animale selvatico» è stato detto in un primo momento. Ma con il passare delle ore è apparso chiaro che l'«animale selvatico» era l'orso.
La ricostruzione. Immediatamente è stata delimitata la zona definita come quella dell'aggressione. Un rettangolo di circa un centinaio di metri di lunghezza per una ventina di larghezza. L'ipotesi è che l'incontro fra il 26enne e l'orso sia avvenuto lungo la forestale a monte di un tornante. Poi il ragazzo, forse trascinato dall'animale, forse cercando di scappare, avrebbe "tagliato" fra le piante, arrivando di nuovo sulla forestale. A valle della quale è stato trovato morto. A vegliare su di lui fino alle 6.45 i pompieri e la forestale, poi il trasferimento della salma al cimitero di Caldes e quindi a Trento dove sarà sottoposto ad autopsia.
Analisi genetiche. Di che orso si tratta? Per saperlo bisognerà attendere le analisi genetiche. C'è l'ipotesi che possa essere MJ5 ma visto questi animali coprono grandi distanze in poco tempo, non è detto che sia lo stesso animale che ha aggredito Cicolini in val di Rabbi. Il tempo necessario per avere i risultati delle analisi è di un paio di giorni. E all'esito di queste si saprà qual è l'orso che Papi ha incontrato sulla sua strada di ritorno verso casa.
LA MADRE. «Hanno voluto il morto? Adesso ce l'abbiamo». Franca Papi, la mamma di Andrea, è sul balcone di casa. Appoggiata alla ringhiera in legno chiaro, lo sguardo verso l'orizzonte, dritto davanti a sé. E nella peggior giornata della sua vita, davanti agli occhi ha i boschi del Peller. Gli stessi che l'altra sera probabilmente guardava, in apprensione, non vedendo rientrare il suo Andrea.
La località Contre non si scorge bene, da Caldes. Ma non serve venderla, lei sa bene dov'è quel posto. È il posto che le ha portato via il figlio di cui è tanto orgogliosa. E là sotto quegli alberi, c'è l'orso. Non sa com'è andata. E come può saperlo? Andrea non è tornato a raccontarlo. Ma sa che lui non c'è più e che senza dubbio alcuno sul suo corpo ci sono i segni di una lotta con l'orso. È abbastanza per restare annichilita dal dolore.
«Hanno voluto il morto? Adesso ce l'abbiamo - si lascia sfuggire, pensando all'accaduto - non era vietato andare nei boschi, abbiamo già chiamato l'avvocato». Perché quando stai male provi a fare qualche cosa. Devi fare qualche cosa. Per costringerti a respirare ancora, un respiro alla volta. Ci sarà il tempo di avere risposte alle domande. Questo è il momento di ricordare a tutti chi era il suo Andrea. Quel ventiseienne fresco di laurea, che nella piccola comunità di Caldes volentieri si dava da fare, presidente dell'associazione giovani, garantiva impegni in ogni iniziativa.
«Era un ragazzo d'oro - sintetizza Franca - tutti gli volevano bene, e lui era un giovane che si adattava a tutti i lavori. In questo periodo stava portando la carne agli alberghi della valle, ma si dava da fare». L'altro giorno l'ha visto uscire di casa, si sono salutati: «Gli ho detto di venire presto, e che gli volevo bene. Lui andava spesso a camminare nel bosco, era atletico e molto sportivo, si era laureato in Scienze motorie. Quando non l'ho visto arrivare, io e la fidanzata abbiamo dato l'allarme».
È cominciato a quel punto il loro incubo. Prima la solidarietà di tutti, i compaesani che erano pronti a dare una mano con le ricerche, i timori che si fosse fatto male e non potesse scendere da solo o che avesse avuto un malore. Ma con l'andare delle ore, i timori diventavano angoscia. Fino a notte fonda, quando le hanno detto che lo avevano trovato. E che era troppo tardi per tutto.Lei a quel punto ha potuto solo aspettare. E al piccolo cimitero del paese ha atteso che lo portassero giù.
Ha sopportato mentre cercavano di convincerla a non vederlo, che era meglio di no. Ha visto arrivare il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, ha ascoltato le sue parole, assieme al marito Carlo. Poi sono andati a casa, dove in tanti sono accorsi per una parola, un abbraccio, un segno di vicinanza. E quando tutti sono andati via, la famiglia è rimasta lì, con gli occhi verso quel maledetto bosco. «Non aveva con sé nemmeno il cane. Magari l'avesse avuto, così forse l'orso avrebbe rincorso lui». Invece ha visto solo Andrea. E se l'è preso.