Ko con la Topolino, fa causa al meccanico e chiede 15mila euro: i freni non funzionavano
L'incidente è accaduto cinque anni fa, proprio nel mese di giugno: l'uomo al volante, accorgendosi che il pedale del freno non reagiva, è stato costretto a sterzare finendo in un accesso privato e terminando la corsa contro una fontana in pietra. Per la giudice non è però colpa della manutenzione
CLES. Un giro ad inizio estate sull'auto d'epoca, una discesa un po' difficoltosa lungo le strade della val di Non e la macchina che non funziona come ci si aspetterebbe. L'incidente è accaduto cinque anni fa, proprio nel mese di giugno: l'uomo al volante, accorgendosi che il pedale del freno non reagiva, è stato costretto a sterzare finendo in un accesso privato e terminando la corsa contro una fontana in pietra. Feriti in maniera per fortuna non grave il conducente e il passeggero.
L'auto, una Fiat 500 B meglio conosciuta come "Topolino" - utilitaria prodotta dal 1936 al 1955 - ha riportato danni per 15mila euro. Secondo il proprietario, che aveva acquistato il mezzo solo pochi mesi prima da un privato, l'incidente si sarebbe verificato per un'anomalia all'impianto frenante. Ritenendo che il responsabile fosse colui che ha aveva messo le mani sull'auto prima della vendita, per la revisione e la regolazione dell'impianto frenante, ha chiesto i danni al meccanico presentando un conto da 15mila euro. Ha dunque avviato una causa per il risarcimento per "violazione dei doveri di diligenza, perizia e prudenza durante la manutenzione dell'autovettura".
L'incidente risale a giugno 2019, mentre la revisione è stata a luglio 2017. Come emerge dai documenti in quel lasso di tempo l'auto ha percorso poco più di 300 chilometri. La Topolino era stata acquistata nell'estate del 2018. Dopo l'incidente, a seguito di una perizia, è stato scoperto che il cilindretto dei freni posteriore destro era stato montato in modo differente rispetto alle prescrizioni forniti dal costruttore. Il meccanico, sentito dal giudice, ha spiegato che, su incarico del proprietario precedente, era sì intervenuto sui freni ma solo per la sostituzione delle ganasce. Ha anche fatto presente che la discesa lungo la quale si è verificato il problema è "caratterizzata da una rilevante pendenza, non adatta ad un impianto frenante primitivo quale quello dell'autovettura d'epoca".
La giudice Giuliana Segna ha respinto la domanda di risarcimento del proprietario del mezzo, condannandolo a pagare 5mila euro per le spese di giudizio. "Dalla documentazione prodotta, non risultano emergere elementi sufficienti ed idonei a provare il nesso di causalità tra il sinistro e la manutenzione sull'impianto frenante" si legge nella sentenza. La perdita di controllo dell'auto non può essere attribuita univocamente e certamente alle anomalie riscontrate sull'impianto frenante, anche perché non è possibile conoscere l'effettivo stato di manutenzione al momento dell'incidente. E lo stato del mezzo è "dato non trascurabile in considerazione dell'età e tipologia del veicolo in esame, il quale richiede una specifica manutenzione".
Secondo la stessa consulenza tecnica l'evento potrebbe essere stato causato da "una modalità di conduzione dell'autovettura imperita da parte del conducente in considerazione della particolare tipologia di veicolo e delle caratteristiche tecniche dell'impianto frenante della stessa, ben diverse da quelle di un'auto di odierna produzione". Il mezzo va dunque condotto "con particolare cautela, prudenza e perizia", proprio in ragione della facilità di surriscaldamento dei freni in caso di uso prolungato lungo le discese.