Fauna / Il caso

La famiglia Papi in visita alla croce dove è morto Andrea incontra l'orso

Il papà Carlo era in auto, con la moglie: “Quello che mi fa impressione è che qui nessuno sa niente: a Caldes, per dire, non ci sono ancora i cassonetti anti-orso”

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CALDES. «Io non l'avevo mai visto. È stato sconcertante». Carlo Papi era sul Peller, martedì. E si è trovato davanti l'orso. Era in macchina, assieme alla moglie Franca e al professor Corti, del comitato "Insieme per Andrea Papi". E lì, tra quegli alberi che hanno visto l'ultimo sguardo di Andrea, si è ritrovato davanti, il muso dell'animale che glielo ha portato via. Non è lo stesso plantigrado, certo. Ma la sensazione dev'essere stata sconvolgente. «Si immagini lei, due genitori che hanno perso un figlio in quel modo, e vedersi davanti l'orso». Un incubo che si perpetua.Papi racconta l'accaduto con la tranquillità di chi ora l'ha rielaborato, ma si sente che l'ha scosso. Martedì lui e la moglie volevano portare il professor Corti alla croce che è stata installata in ricordo di Andrea. «Era stato due volte dove abbiamo messo il lumino, dove è accaduta la disgrazia. Ma non l'avevamo mai portato su. Siamo andati alla malga, dove quel giorno Andrea era arrivato, da dove aveva fatto quel video di pochi secondi. Stavamo scendendo, quando in località Mezzol l'abbiamo visto. Mentre facevamo la curva l'abbiamo incrociato, un esemplare molto grande, sarà stato due quintali. Credo fosse un sub adulto, correva, veniva da Terzolas diciamo, e andava verso il bosco, ha tagliato la curva ed è andato via».

Facile immaginare la paura: «Eravamo in auto, ci siamo fermati un attimo, non per scendere, figuriamoci, ma per capire. Era marrone scuro, con una parte chiara. Siamo rimasti sconcertati. E poi ci è venuto in mente che a pochi metri da lì avevamo trovato un signore che faceva legna. Siamo tornati indietro e l'abbiamo avvisato: "Torna in macchina, che magari è dietro l'angolo" gli abbiamo urlato».

Poi hanno allertato carabinieri e pompieri. «Volevano passarmi i forestali, ma ho detto che con i forestali non parlo più, dopo quel che è successo. Si immagini lei lo sconcerto. Due genitori che hanno perso un figlio in quel modo, vedere l'orso per la prima volta lì, proprio lì».

Ma non è stato questo a togliergli il sonno: «Io già non dormo più da quando non c'è più Andrea. Magari dormo qualche ora, ma alle due sono già sveglio». A tenerlo sveglio, spiega, anche le tante cose che non si sono fatte ancora per garantire la sicurezza al paese: «Cosa stanno facendo? Quali sono i passi computi? Questi 8 orsi che vorrebbero allontanare qualora disturbassero i cittadini? Dell'orso d Caldes non si sa nulla, di quello di Molveno nemmeno. Capisco che non è facile, ma i cassonetti anti orso a Caldes devono ancora arrivare. Manca il cemento, perché vanno ancorati».

E poi ci sono i cartelli. Ma quello è un tasto dolente: «La procura ha chiesto l'archiviazione dell'indagine perché c'erano i cartelli, ma sulla strada percorsa da Andrea non c'erano». Anche per questo faranno opposizione. «Perché avevano il dovere e l'obbligo con una ordinanza straordinaria di estrema sicurezza di massima ed estrema allerta di interdire le strade forestali che avevano accesso, con il gravissimo pericolo in atto dell'orsa JJ4 da Caldes verso Malga Grum, sul monte Peller. Se questo fosse avvenuto oggi mio figlio Andrea sarebbe ancora qui con noi; e non sulla loro coscienza».

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