La tragedia

Giovanni Andreis, il ricordo dei genitori: «Riusciva a fare tutto, non si fermava mai»

Nelle parole di Tiziana e Franco il ricordo del figlio vittima di un incidente sul monte Bianco durante un'escursione scialpinistica. «Aveva deciso di aprire la sua attività dopo aver lavorato in Ferrari, si dedicava ad ogni cosa con lo stesso entusiasmo. Famiglia, officina, sport: forse sapeva di avere poco tempo»

IL DOLORE Val di Non in lacrime per la morte di Giovanni Andreis

di Leonardo Pontalti

TRENTO - «Faceva mille cose, era sempre stato dinamico». Tiziana Dallago, la mamma di Giovanni Andreis, fa una pausa. Sospira: «Forse sapeva di avere così poco tempo».

Un tempo, assieme a lui, che ora i suoi cari, la mamma, il papà Franco, la sorella Lorenza, la moglie Nadia e le loro piccole, di due e sei anni, non avranno più. Ma è un'intera valle a piangere il quarantenne di Dres, il grappolo di case che domina il lago di Santa Giustina, alle porte di Cles, morto sabato nella tarda mattinata dopo essere precipitato in un crepaccio nella Vallée Blanche, sul versante francese del Monte Bianco, durante un'escursione scialpinistica alla quale stava partecipando assieme ad altre amiche ed altri amici della sezione Sat di Cles.

Una tragedia che ha colpito tutti, in terra nonesa e non solo, perché Giovanni Andreis era apprezzato «grazie anche al suo carattere, prima ancora che per il suo lavoro, che comunque gli aveva permesso di coltivare tantissimi rapporti», raccontano ancora Tiziana e Franco: «L'amicizia con il gruppo di coetanei con cui era cresciuto fin da bambino era saldissima, stamattina sono venuti tutti a trovarci, è stato importante poter avere il loro supporto e li ringraziamo».

Assieme agli amici di Giovanni Andreis, ieri sono stati tanti gli amici e i concittadini della famiglia dello sfortunato scialpinista che hanno voluto stringersi ai suoi cari, in un mesto continuo pellegrinaggio alla casa di Dres che ha testimoniato, più di tante parole, quanto il quarantenne fosse apprezzato all'interno della sua comunità e non solo. 

Del resto le amicizie, le persone, per Giovanni Andreis venivano prima di tutto, anche del suo lavoro nell'officina di allestimento trattori che aveva messo in piedi da solo: «Sempre: se qualcuno lo chiamava perché aveva bisogno di una mano, lui interrompeva tutto e andava. A volte anche noi non capivamo come facesse a fare tutto».

Si, perché il quarantenne noneso aveva da sempre mille passioni, che sapeva coniugare con gli impegni professionali e con quell'attenzione alla famiglia che non faceva mai mancare: «Montagna, sport, gli piaceva tutto, fin da bambino. Aveva giocato a calcio per qualche anno nelle giovanili dell'Anaune, poi aveva preferito discipline individuali, tennis, nuoto, attività a cui si dedicava ancora adesso», ricorda Franco, esponente di primo piano del Patt e del movimento autonomista in Val di Non e già assessore comunale a Cles nella giunta guidata da Giorgio Osele: «E poi, amava i motori. Qualsiasi cosa, basta che facesse rumore. Moto, macchine, trattori». Una passione che prima era solo uno svago di gioventù, che si era tradotta ad esempio nell'amore per il trial, in moto. Poi, si era trasformata anche nel suo lavoro, anche ad altissimi livelli. 

Dopo il diploma alle Iti Buonarroti a Trento si era spostato a Modena per proseguire e perfezionare gli studi in ambito meccanico ed era stato assunto in Ferrari. A Maranello aveva lavorato per anni, fino all'avvicendamento alla presidenza tra Montezemolo e Marchionne quando la riorganizzazione che ne era seguita lo aveva spinto a cercare altre sfide: «Ci aveva detto "l'esperienza l'ho fatta, ora voglio cambiare" e aveva scelto di mettersi in proprio - raccontano ancora i genitori - spinto anche dai consigli dei colleghi in Emilia, che lo avevano rassicurato sulla possibilità di avere spazio, con le sue doti, nell'ambito delle macchine agricole».

Così Giovanni era tornato a Dres, trasformando il garage della casa di famiglia in un'officina e dando vita a una realtà apprezzata: «Aveva clienti qui certo, ma anche in Alto Adige, in Emilia. Una delle ultime consegne le aveva fatte in Sicilia, pochi giorni fa e gli avevano mandato una foto del mezzo tra gli aranceti, con l'adesivo dell'officina. Era orgoglioso».

E i suoi cari lo erano di lui. Per il lavoro, per la dedizione in casa, per la capacità quasi incredibile di trovare il tempo per fare tutto: «Camminate, sci, scialpinismo, la bicicletta. Tanta, tanta montagna. Anche quando lavorava a Modena, nelle giornate in cui tornava a casa non rinunciava mai ad andare sul Peller, anche quando magari arrivava qui che era quasi buio e aveva poco tempo, prendeva e andava».

Ritmi frenetici, figli di una energia, un entusiasmo e una voglia di fare che accompagnavano da sempre Giovanni Andreis assieme ad un profondo amore per le attività nella natura. Una passione che lo ha strappato troppo presto ai suoi affetti.