Don Daniele lancia l'idea dell'aperitivo dopo Messa
Tra don Fabrizio Fiorentino, parroco di frontiera a Palermo e don Daniele Laghi, che presta servizio in valle dei Mocheni ci sono migliaia di chilometri. L'età invece è più o meno la stessa e l'idem sentire che muove l'operato dei due sacerdoti è praticamente sovrapponibile. Grandi temperamenti, fedi tenaci e speranze indissolubili, modernità di pensiero, forza comunicativa nei luoghi sacri ma anche attraverso l'attivismo social, per diffondere il messaggio cristiano praticamente in ogni angolo di mondo virtuale
Tra don Fabrizio Fiorentino, parroco di frontiera a Palermo e don Daniele Laghi, che presta servizio in valle dei Mocheni ci sono migliaia di chilometri. L'età invece è più o meno la stessa e l'idem sentire che muove l'operato dei due sacerdoti è praticamente sovrapponibile. Grandi temperamenti, fedi tenaci e speranze indissolubili, modernità di pensiero, forza comunicativa nei luoghi sacri ma anche attraverso l'attivismo social, per diffondere il messaggio cristiano praticamente in ogni angolo di mondo virtuale. I risultati arrivano dalle molte amicizie che, nel caso di don Daniele sono «over size» sui due profili. Smarginando di molto i confini che siamo abituati a tracciare intorno alla funzione religiosa per antonomasia come la messa, ecco che don Laghi condivide e approva l'idea del collega palermitano: «l'Aperimessa», vale a dire l'aperitivo alla fine della liturgia. Una sorta di happy hour in salsa spiritual, nel caso di Palermo, accompagnato da balli e musica. Don Daniele posta sul suo profilo Facebook l'hastag #aperimessa e poi con il pollice alto aggiunge: «Io sono d'accordo, voi che ne pensate?». Nel giro di pochissimo, giù una ridda di commenti entusiastici e qualcuno che si spinge anche oltre: «Giuro che se lo fai, dopo ventuno anni varcherò la soglia di una chiesa». Subito l'eco del giovane don Daniele non si fa attendere: «C'è sempre la possibilità di rientrare no?». A prescindere dall'«aperimessa», s'intende. Ma don Daniele, farebbe l'happy hour nella chiesa in valle dei Mocheni, gli chiediamo: «Sarebbe da pensarci», risponde. L'idea ha del rivoluzionario, perché anche con gli aggiustamenti del caso, significherebbe che don Daniele è riuscito a infondere anche in questa porzione di territorio legato alla più stretta ritualità cristiana, come in molte altre realtà in Trentino, la confidenza in una religione differente, di più ampio respiro. Non certo nei precetti ma nella condivisione, nella fratellanza che è anche gioia. Soprattutto gioia. Quando al tempo di oggi il singolo spesso rimane da solo per scelta, necessità o isolamento sociale. Abbiamo tutti bisogno di pensare ad una Chiesa che parta dal dialogo con chiunque, immaginato come portatore di valori da rispettare senza ambiguità, perché in ultima analisi ciò che caratterizza ogni essere umano è la posizione che la sua coscienza prende di fronte al problema del bene e del male, come dice Papa Francesco. Partendo anche da un aperitivo dopo la Messa.
N.B.