L’Anac dà ragione alla Inco: niente sospensione dalle gare

di Giorgia Cardini

Ha rischiato l’esclusione dagli appalti e subappalti pubblici per un anno, la Inco srl di Pergine: un provvedimento che, di questi tempi, può significare la rovina di un’impresa, anche se quella in questione era tranquilla, perché ha un portafoglio lavori notevole e solido. 

Ma l’8 giugno scorso l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) guidata da Raffaele Cantone ha concluso che non sussistono i presupposti per irrogare le sanzioni, previste dal decreto legislativo 163 del 2006 in caso di omesse dichiarazioni rese nelle fasi di partecipazione a una gara. E ha quindi archiviato il procedimento avviato il 4 agosto 2015 su segnalazione della Provincia di Trento, che poteva avere una doppia conseguenza negativa per l’impresa con sede a San Cristoforo al Lago: la condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria variabile da 25.822 a 51.545 euro, ma soprattutto la sua iscrizione nel casellario informatico che avrebbe comportato l’esclusione da tutte le procedure di gara per dodici mesi.

Il caso che ha mosso la Provincia a chiedere all’Anac l’irrogazione delle sanzioni nei confronti della Inco è quello della gara d’appalto per l’adeguamento della scuola elementare di Creto, nelle Giudicarie: un’opera da 3.557.975,38 euro, affidata il 20 luglio  2015 alla seconda classificata (la Costruzioni Grosselli srl) dopo l’annullamento dell’aggiudicazione alla cordata giunta prima, composta da Pretti & Scalfi spa, Zorzi geom. Mario e Inco srl. 
Una revoca decisa contestando il mancato deposito della dichiarazione di una condanna definitiva per lesioni personali colpose, a carico dell’ex amministratore unico e direttore tecnico della Inco srl (nonché socio della stessa), Roberto Oss Emer, dimessosi dalle stesse cariche rispettivamente il 31 maggio 2013 e il 7 gennaio 2014, in seguito alla sua elezione a sindaco di Pergine.
 
Presentando i documenti all’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti (Apac), che gestiva la gara di Creto, la Inco aveva fatto riferimento, nella dichiarazione obbligatoria a pena di esclusione, a una sentenza del 2009 relativa a un caso risalente al 2008 (condanna a 1 mese di reclusione sostituita da una multa di 1.140 euro), riportando poi la data di commissione di un altro reato di lesioni personali colpose commesso nel 2007 (e sanzionato nel 2013 con una multa di 300 euro): due fatti diversi e due condanne diverse, ma la mancanza del riferimento esplicito alla seconda sentenza aveva spinto l’Apac a revocare l’appalto e a segnalare il caso all’Autorità guidata da Cantone.
 
Durante il procedimento, però, gli avvocati della Inco Antonio Tita e Piero Costantini sono riusciti a dimostrare che, se la dichiarazione era sicuramente imprecisa, l’omissione era solo parziale e fatta del tutto in buona fede dal legale rappresentante del momento, Leonello Ruatti, cui non poteva essere chiesto di autocertificare elementi di cui non fosse a completa conoscenza. E ciò ha portato l’Autorità nazionale a concludere per l’archiviazione della segnalazione della Provincia, «non sussistendo i presupposti né del dolo né della colpa grave nella dichiarazione parzialmente omissiva resa per la partecipazione alla gara».
 
Un esito che alla Inco fa certamente piacere, ma non chiude il caso: la Provincia, infatti, senza attendere la fine del procedimento ha incamerato la fideiussione depositata dalla società per partecipare all’appalto, circa 31mila euro che non si sa se potranno essere recuperati. E non è detto che l’accoglimento a Roma della tesi della srl, che ha sempre parlato di errore materiale, rimetta in discussione l’aggiudicazione dei lavori di Creto, dato che il Tar ha invece valutato del tutto legittima la revoca dell’appalto.
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