Perde l'appiglio e precipita dalla falesia
È morto cadendo da una parete di cui conosceva ogni appiglio, ogni fessura, ogni passaggio difficile.
Romano Broseghini, 56 anni, di Piné (risiedeva in frazione Ricaldo), sposato con Cristine (medico francese) e padre di cinque figli, stimato uomo di montagna e operatore del Punto d'Incontro, è morto ieri sera sulle montagne sopra casa.
La conferma, terribile, è arrivata in paese intorno alle 22 e 30 quando il corpo di Broseghini è stato ritrovato senza vita alla base della palestra di roccia sopra Rizzolaga. Un luogo che l'arrampicatore conosceva bene perché era stato uno dei precursori dell'arrampicata su quella falesia. Le notizie che ieri notte giungevano da Pinè erano ancora frammentarie.
Sembra che Broseghini, come faceva spesso, ieri fosse salito a Rizzolaga, probabilmente con la sua fedele mountain bike, per fare qualche passaggio di roccia. Un'arrampicata giusto per sciogliere i muscoli, respirare aria buona e tenersi in allenamento. Ma qualcosa deve essere andato storto. In questo momento possiamo solo pensare che abbia perso un appiglio, o abbia avuto un improvviso malore che lo ha fatto precipitare.
Di certo ha sbattuto violentemente contro la roccia riportando lesioni mortali. Pare che nessuno si sia accorto della tragedia. Broseghini era da solo. Al calare della notte a casa sua, a Ricaldo, hanno iniziato a preoccuparsi. L'allarme è scattato poco prima delle 20. Ma ancora nessuno voleva pensare ad un incidente d'arrampicata.
Romano Broseghini era un profondo conoscitore delle sue montagne e dei percorsi in mountain bike. Ma più le ore trascorrevano senza notizie, più la sua assenza appariva inquietante. È a questo punto che sono scattate le ricerche. La macchina del soccorso si è mobilitata subito, in forze. Le squadre dei vigili del fuoco di Piné hanno iniziato a perlustrare la viabilità secondaria e le strade forestali in zona Ceramont, tra i laghi Serraia e delle Piazze e la val di Cembra. Sono boschi che Broseghini conosceva come le sue tasche, percorsi mille volte in bicicletta o a piedi camminando o correndo. Era difficile pensare che si fosse perso. Si ipotizzava però che potesse essere caduto, rimanendo ferito senza la possibilità di allertare i soccorsi.
Sul posto sono intervenuti anche gli uomini del Corpo del soccorso alpino. Ed è alla base della parete di roccia di Rizzolaga che è stato trovato il corpo di Broseghini.
L'arrampicatore, purtroppo, era già senza vita. Ai volontari è rimasto solo il doloroso compito di recuperare il cadavere. La notizia in un attimo si è diffusa per tutto l'altipiano dove Broseghini è persona molto conosciuta per il suo impegno, nella Sat e nella corsa ad orientamento. È una stima che travalica l'area del pinetano perché Broseghini è da molti anni un operatore del Punto d'Incontro, dove è responsabile del settore restauri della falegnameria. Due sono sempre state le sue grandi passioni, oltre alla famiglia: la montagna e l'impegno nel sociale che lo aveva portato come volontario anche in Senegal. La prima è una passione vissuta a 360 gradi. Broseghini si dedicava all'orienteering, all'arrampicata, alla corsa in montagna, alla mountain bike. Spesso in bicicletta scendeva a Trento da Piné, per lavorare al laboratorio di via Maccani.
Era un uomo che amava la libertà, gli orizzonti lontali, le montagne. Proprio come la sorella Fiorella morta nell'aprile del 1995 nel gruppo del Monte Rosa con il fidanzato Luca Bottero.