L'editore di "Tex" ha un fumettista di Pergine
Arrivare alla casa editrice di «Tex», «Dylan Dog» e «Zagor» è il sogno di qualunque fumettista italiano.
Arrivare alla Bonelli Editore spa ricevendo l’incarico, dopo una «prova» di sole tre tavole, di disegnare un intero numero di una delle serie di maggior successo, è il sogno realizzato di un disegnatore perginese.
E «realizzato» si sente Simone Delladio, che quasi 20 anni fa lasciò la casa e gli amici di Pergine, con in tasca il diploma dell’Istituto d’arte di Rovereto, per seguire una passione che aveva fin da bambino, fin da quando il babbo Bruno gli regalava «Thor» e «Topolino». Che gavetta e che fatica, diventare un fumettista famoso. Dopo aver frequentato l’Istituto d’arte di Rovereto e la Scuola del Fumetto di Milano, Delladio ricevette il suo primo incarico a 22 anni per un periodico cattolico: a lui, che aveva «il pallino» per l’horror, disegnare santi non dev’essere sembrato il top.
Ma è servito, eccome. E di lì, tante sono state le collaborazioni: Renoir Comics, Absolute Black e, per l’illustrazione, Asterion Press (Sine Requie) ora Asmodee Italia. Poi Gruner und Jahr/Mondadori (Focus Brain trainer), Rizzoli (mensile Max), Star Comics (miniserie NOX e miniserie Legion 75), Edizioni Inkiostro (Cannibal Family, Paranoid Boyd, Torture Garden), Yemaya/Asmodee Italia (Dojo Kun), Da Vinci Editrice (Anno Domini), Pavesio Production, Kleiner Flug, NPE Editore, Midian Comics (The Noise) e, non per ultima, l’americana Dark Horse (Creepy). Poi...
«Sono arrivato alla Bonelli la scorsa estate - racconta Simone -, presentando delle tavole di prova per “Zagor” al direttore responsabile del quadrimestrale, Burattini, che già conoscevo. Mi ha detto che non avevano bisogno di disegnatori per la serie, ma ha girato le mie pagine allo sceneggiatore Giorgio Giusfredi, che mi ha chiesto delle tavole per un numero di “Dampyr” in uscita».
Alt: la mia cultura fumettistica si ferma a Tex e Dylan Dog. Cos’è Dampyr?
«Dampyr è una serie creata nel 2002 da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, che ha per protagonista Harlan Draka, figlio di un vampiro e di un’umana la cui caratteristica, di avere il sangue acido, lo rende velenoso per i vampiri “Maestri della Notte”, tanto che può combattere queste creature con l’aiuto di altri due personaggi incontrati nel corso della storia, la vampira buona Tesla e l’ex mercenario Emil Kurjak».
E le tavole per Dampyr sono piaciute, giusto?
«Sì, e sono stato talmente fortunato da essere subito assegnato al disegno di un numero che dovrebbe uscire alla fine della prossima estate. Cosa niente affatto scontata, perché chi entra in Bonelli di solito fa anni di prove. Ma avendo io già una certa età, 37 anni, e un certo curriculum, si sono fidati e mi hanno messo in mano un numero intero. Si sono fidati, perché la cosa più tremenda che possa capitare a un editore è che un professionista - pagato a tavole - lasci il numero a metà, cosa accaduta più volte».
Dunque, tu stai disegnando un numero di Dampyr. Ma sei anche il creatore della storia o c’è uno sceneggiatore?
«Ogni testata ha un suo direttore, che segue la linea principale della storia controllando che non ci siano sfasamenti temporali ed errori grossolani nella continuità (la cosiddetta “continuity”). Poi c’è un pool di sceneggiatori esterni che propongono di volta in volta i soggetti, che vengono scelti e assegnati ai vari disegnatori. Il mio referente è Giorgio Giusfredi».
Qualche anticipazione ce la puoi dare?
«ll titolo provvisorio è “All’arrembaggio” e il fumetto racconta una storia di pirati del 1300 sopravvissuti fino a oggi: Harlan dovrà scoprire perché sono ancora in circolazione. Ho 96 tavole in bianco e nero da disegnare, per 48 pagine complessive».
Campo artistico particolare, il fumetto. Ci si mangia, con quest’arte?
«Gli artisti più famosi e rinomati guadagnano molto bene, le reclute e i disegnatori appena entrati tirano fuori uno stipendio buono, da un lavoro così. Bonelli è l’unica casa editrice che ti permette di far diventare questo un vero lavoro perché tratta i disegnatori come autori e professionisti, e li coccola. Prima di arrivarci dicevo: “sono un disegnatore e un autore», ma quando la busta paga ti dà un effettivo riscontro del valore di ciò che fai, hai molta più spinta e stimolo. E, se il numero piace e vende, sei già su un altro numero e non valuti più la possibilità di partire per il Giappone, in cerca di fortuna, il mese dopo...».
Riesci a fare altro, lavorando per la Bonelli?
«Sì, con la mia compagna Laura Spianelli sono impegnato anche in una autoproduzione che sta funzionando, “Stirpe di pesce”, di cui lei è autrice e disegnatrice. Sono già usciti due numeri di 30 pagine l’uno, che ci hanno permesso di andare ben oltre i costi sostenuti. Io non ho tempo di disegnare ma faccio post produzione e di questi tempi, con l’editoria tradizionale in crisi, l’autoproduzione funziona molto bene, anche grazie a Internet. Ma c’è anche altro...».
Cioè?
«Da quattro anni, con altri disegnatori e grazie al sostegno della fondazione Cariplo, abbiamo creato una start up che si chiama “Indieversus” per far vedere su Internet, in diretta, il lavoro di creazione di un fumetto: una vetrina per chi opera nel settore e vuole promuoversi, un’occasione per i più giovani».
Cosa ci guadagnate?
«Quasi niente, ma siamo dei sognatori e visto che ormai siamo arrivati al professionismo, vogliamo mettere le nostre esperienze a servizio di coloro che vogliono diventare fumettisti. Magari avessi avuto io una simile possibilità, quando ho iniziato!».