Castel Pergine, il Comitato si arrende

di Luigi Oss Papot

Game over, capitolo del tutto (o quasi) chiuso: il Comitato Castel Pergine, dopo mesi di intense trattative con i proprietari del castello, e dopo essersi riunito nella giornata di venerdì, ha deciso di gettare la spugna. A comunicare la «temporanea sospensione della trattativa per l’acquisto» è lo stesso Comitato, con un lungo comunicato.
 
A far saltare definitivamente il tavolo delle trattative, si apprende, è la condizione posta dagli stessi venditori di una fideiussione incondizionata e a prima richiesta: un «vincolo» troppo stringente, ritenuto «sia da noi (il Comitato Castel Pergine, ndr) che dalla banca impossibile da accettare», considerando che al 31 gennaio i sottoscrittori erano 729 per un totale di 195.541,52 euro, ben lontani quindi dai 3,8 milioni richiesti dalla proprietà per l’acquisto. «Purtroppo, però, la condizione imprescindibile della fideiussione - si legge nel comunicato - presente sia prima che dopo il 2 novembre è stata ritenuta dai venditori maggiormente garantista rispetto alla volontà popolare di una comunità, di centinaia di sottoscrittori, del Comune, della Cassa Rurale e della Provincia».
 
E, fra le righe, si intuisce che a lottare contro questo cavillo burocratico c’è stato non solo l’attuale presidente del Comitato, Carmelo Anderle, ma anche Michele Andreaus, il primo presidente che da aprile a novembre 2017 ha portato avanti le trattative, fino alla mancata firma del preliminare, a seguito anche della mancata partecipazione al bando provinciale che avrebbe visto assegnare al Comitato ben 2 milioni di euro, che era attesa il 2 novembre scorso.
 
«Il contratto preliminare di compravendita era pronto - prosegue il comunicato - e la volontà più volte manifestata dagli eredi di Mario Oss di voler cedere il maniero alla comunità di Pergine e la disponibilità di Theo Schneider e Verena Neff per un affiancamento alla gestione durante questo 2018, lasciavano ben sperare. Da parte nostra, della banca e dei nostri consulenti è stato posto un solo vincolo prudenziale a salvaguardia della costituenda Fondazione e del futuro Consiglio di gestione oltre che del Comitato stesso e cioè che l’acquisto fosse vincolato all’ottenimento del contributo pubblico che sarebbe stato assegnato attraverso un bando. Senza tale risorsa il progetto popolare, e non speculativo o commerciale, fine a se stesso, non è realizzabile».
 
Ed è a questo punto, quindi, che il comunicato del Comitato Castel Pergine lancia una frecciata diretta agli eredi di Mario Oss, i proprietari attuali del castello, ossia le figlie Barbara, Anna Katharina e Cornelia, rappresentate dall’avvocato Ulrich Benz: l’accusa è quella di aver messo in secondo piano lo spirito che ha mosso centinaia di perginesi, trentini e non solo per un progetto unico, che voleva che a diventare proprietari del castello fosse non una singola persona o entità, ma tutti, indistintamente, quelli che si sentono legati al castello per i più svariati motivi.
«Ciò contro cui abbiamo lottato in questi ultimi due mesi - si legge - è un cavillo ritenuto prevalente rispetto all’affidabilità dell’intera comunità perginese, che ha abbracciato il progetto in tutte le sue componenti pubbliche e private. E questo nonostante da parte degli eredi di Mario Oss la nostra proposta sia sempre stata, a parole, ritenuta meritevole della massima stima e sia stata abbracciata con entusiasmo fin dall’annuncio di ormai quasi un anno fa, ad aprile 2017».
 
«Ora - si conclude - pur lasciando uno spiraglio aperto nel caso di un ripensamento da parte della famiglia Oss su un dettaglio che è sì importante, ma forse non determinante al fine di portare a buon fine la trattativa posto il contesto in cui si svolge, il Comitato convocherà l’assemblea dei sottoscrittori per decidere collettivamente il da farsi, se restituire le somme versate o assumere insieme altre decisioni».
 
Di quasi un anno di trattative, quindi, non rimangono che parole, tante, spese dal Comitato, dai molti volontari, dalle tante persone che hanno creduto al progetto e che comunque facevano sempre ben sperare in un esito positivo. Parole che, però, non sono state sufficienti a far concludere in maniera positiva la trattativa. Game over. E il futuro del castello, ora, torna ad essere avvolto nella nebbia.

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